In che cosa consiste il lavoro di curatore?
Il ruolo del curatore, secondo me, è quello di guidare un artista durante il percorso che va dall’ideazione della mostra fino alla sua realizzazione, ma non solo, accompagnarlo anche in seguito, dando a lui stimoli che possano far nascere nuove idee e nuovi progetti.
Come è nata l’idea del tema di questa mostra e come si è fatta la scelta degli artisti?
È nata dalla volontà di presentare l’archivio GAI, far emergere giovani creatori e dare vita ad occasioni di scambio e condivisione di idee e progetti. Infatti lo scopo, oltre a cercare di dare visibilità agli artisti, è anche quello di creare tra loro dei contatti, così da fornire pretesti per possibili collaborazioni future.
La scelta degli artisti, per questa edizione chiamata appunto “disegni”, è caduta su tre giovani illustratori, selezionati dall’archivio e appartenenti, nonostante tutto, a tre formazioni differenti.
Chi sono questi artisti?
Alice Tioli ha una formazione accademica, e per Ufficio d’Arte ha portato alcuni dei suoi lavori più significativi, tra cui una serie di studi sull’anatomia umana che ha effettuato sia come incisioni, sia come piccoli disegni su carta velina. Molto importanti nel lavoro di Alice, sono le serie dei bambini, personaggi che vivono nell’antitesi di un tenero disagio. Sono fanciulli dagli occhi molto espressivi, che trasmettono dolcezza e terrore. Questo si traduce in un contrasto espressivo: segni decisi, forti, come se dovessero trafiggere il foglio, si contrappongono a colori tenui, fanciulleschi.
I lavori di Damiano Rosa sono una provocazione, un’analisi critica di quel quotidiano, che, però, si dimostra un ottimo spunto per una considerazione più profonda. A Damiano piace giocare con le parole e con i concetti che fanno parte delle sue opere. Accosta a immagini stereotipate della nostra società, rielaborazioni personali di una realtà popolare, fatta di consumismo ed eccessi. Tutto ciò si traduce in immagini macabre, a volte inquietanti, come inquietante è la vita quotidiana nella nostra società. I colori, spesso utilizzati in modo contrastante vogliono ulteriormente evidenziare la realtà innaturale del nostro mondo.
Loris Bozzato ha una formazione fumettistica. Le sue opere traggono ispirazione dai supereroi di cui siamo abituati a leggere tra le pagine di comics. Riesce, nella sua semplicità, a liberare gli astronauti, viaggiatori estremi della nostra epoca, di ogni elemento tecnologico, e donare loro una familiarità, che li rende vicini a noi. Accompagnati spesso da grandi valige, sembrano il nostro ritratto, ritratto di persone con tradizini alle spalle, una famiglia, una propria vita. Inoltre, sa rendere supereroi, gente comune, come i giovani ragazzi sospesi, che si sono trovati a convivere con un nuovo potere: volare.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Spero sia all’interno del mondo artistico. Non ho progetti concreti, se non quelli di continuare gli studi, sperando di riuscire a specializzarmi ulteriormente nell’ambito dell’arte contemporanea e delle pratiche curatoriali.
Non ho esigenze lavorative, sono ancora troppo inesperta per permettermi di fare una vera e propria selezione di artisti con i quali vorrei lavorare. Mi ritengo molto aperta alle sperimentazioni, anche personali, quindi spero di poter collaborare con qualsiasi tipo di artista.
Che cosa pensi che questa esperienza ti abbia portato? Cosa pensi di aver imparato?
L’esperienza di Ufficio d’Arte è stata molto importante per potermi mettere alla prova come curatrice di un evento espositivo vero e proprio. Mi sono potuta confrontare con uno spazio a volte poco generoso con le opere, con le esigenze degli artisti e con le difficoltà dell’ultimo minuto. Penso di aver imparato a comprendere un mio limite, che è quello del doversi imporre, a volte, come curatore. Questo è stato un aspetto molto importante per me e che mi ha lasciato un insegnamento positivo. Credo sarebbe servito più tempo e probabilmente uno spazio diverso per rendere giustizia ad ogni artista, ma l’idea di esporre nell’ufficio è proprio alla base dell’iniziativa ed è un modo per mettersi alla prova.
Dopo quest’esperienza, quali sono le qualità di un curatore secondo te?
Credo che un curatore, per riuscire nel suo lavoro e nella sua vita, debba essere innanzitutto un bravo ascoltatore ed osservatore, quasi uno psicologo dell’artista. Deve guidarlo nelle scelte espositive, a volte dirigerlo in modo più deciso verso quelle migliori e soprattutto deve comprenderlo. Un buon dialogo alla base del rapporto artista – curatore si rivela fondamentale per la buona riuscita di una mostra.