I volontari ESC di Progetto Giovani si raccontano

Ultimo aggiornamento: 10 aprile 2024

In questa sezione, raccogliamo le testimonianze dei volontari attualmente impegnati in progetti di European Solidarity Corps per i quali Progetto Giovani è ente di invio.

Per saperne di più, conoscere i progetti attivi e scoprire modalità e tempi di candidatura, consulta l’area Spazio Europa del nostro ufficio.

I racconti, le foto, le presentazioni e tutti i materiali che seguono sono stati prodotti direttamente dai volontari che hanno scelto di testimoniare la propria esperienza.


Marika in Spagna

Marika, 23 anni, da qualche mese si trova in Almería, Spagna. Qui, si occupa dei canali social di “La Guajira”, associazione socio-culturale, incentrata sui valori della collaborazione e dell’arte come promotore di un cambiamento positivo.

Leggi il racconto dell'ultimo trimestre e guarda le foto

Ciao a tutti! Sono Marika, ho 23 anni e da qualche mese sono coinvolta in un progetto di volontariato qui ad Almería con l’Associazione Socio-Culturale La Guajira. Il mio ruolo? Social Media Manager, un incarico che mi permette di esprimere la mia creatività al meglio e condividere le meraviglie di questa città e la sua cultura. Ecco qui: 

Almería è un luogo poco conosciuto ma davvero speciale. Il sole che bacia il mare mediterraneo, le spiagge dorate e il cielo azzurro creano un paesaggio mozzafiato, impossibile da non ammirare durante l’ora del tramonto. Altra curiosità: Almería è nota per essere la città delle tapas grazie alle pratica della “tapa incluida”,  ovvero una piccola porzione di cibo gratuita con l’ordinazione di una bevanda. Difatti qui è molto comune uscire a mangiare fuori casa e trascorrere del tempo con amici a “tapear”. 

Ho la fortuna di abitare vicino al centro della città, a pochi passi dalla spiaggia. Vivo con Alex, Marietta e Sara, i miei colleghi-volontari, i quali stanno sempre più diventando amici e confidenti. Spesso organizziamo viaggi e gite per scoprire il territorio che ci circonda. Lo scorso weekend abbiamo approfittato dei nostri giorni liberi per visitare e trascorre del tempo insieme a Siviglia, un gioiello dell’Andalusia. 

La missione della nostra associazione è connettere la comunità alla ricca cultura locale e preservare le tradizioni, in primis l’arte del flamenco. Organizziamo eventi che celebrano la musica, la danza e gli artisti locali, creando un’occasione per la comunità di riunirsi e celebrare la loro identità culturale unica. 

Il mio ruolo all’interno del team consiste nel condividere nei profili social dell’associazione (@laguajira_almeria) immagini e storie di eventi, concerti e momenti speciali che catturano l’anima di Almería. Inoltre a noi volontari è stata data la possibilità di proporre e organizzare un evento per arricchire la proposta di attività originali che possano spaziare dalla cultura locale. Infatti da qualche settimana abbiamo inserito nella programmazione una serata karaoke e l’intercambio linguistico, gestiti interamente da noi. 

Essere qui ad Almería, immersa in un progetto così significativo, è un’altra vita. La bellezza della città, la generosità della sua gente e la ricchezza delle tradizioni locali rendono ogni giorno un’avventura indimenticabile. Vi terrò aggiornati su tutti i tesori che scoprirò lungo il mio viaggio. A presto!

Le foto di novembre


Federico in Bulgaria

Federico ha 19 anni, è di Padova e ama lo sport. Al momento si trova a Blagoevgrad, Bulgaria per un progetto ESC presso “ABS” (Active Bulgarian Society) della durata di 4 mesi. Qui, si occupa di comunicazione e gestione dei social media.

Il racconto finale

Ciao, mi chiamo Federico, vengo da Padova in Italia e ho 19 anni.

Amo lo sport, ho giocato a basket per molti anni, ma ho anche praticato nuoto e rugby. Esco spesso vado in bici e mi piace molto sciare, infatti preferisco le montagne al mare. Adoro viaggiare e ascoltare musica, senza la quale non potrei vivere!

A Novembre 2023 ho aderito ad un progetto di volontariato ESC a lungo termine fino ai primi di marzo 2024, ossia per ben 4 mesi. La mia Hosting Organization “Active Bulgarian Society” si trova a Blagoevgrad, una piccola città a poco più di un’ora dalla capitale bulgara, Sofia.

Da quando sono arrivato, tutti sono stati gentili, amichevoli e molto disponibili. Il primo grande impatto è stato l’alfabeto cirillico e la lingua bulgara, perché qui è difficile trovare qualcuno del posto che parli inglese, ma non è stato affatto un grosso problema, considerando che con tutto il team si parlava solamente inglese.

Le mie aspettative prima di partire erano di divertirmi molto, imparare molte cose come lavorare in uno spazio con altri colleghi, creare progetti e scrivere articoli, ecc…

Da quando sono arrivato qui, il tempo è volato, e ora, a poco più di quattro mesi da questa esperienza, posso dire con sicurezza di essere cresciuto molto e di aver imparato più di quanto avessi mai potuto immaginare. La Bulgaria è diventata la mia casa temporanea, e Blagoevgrad il palcoscenico di avventure indimenticabili, con il team di volontari che è diventato la mia nuova famiglia.

Il mio ruolo principale durante questo periodo è stato gestire i social media e il sito web per ABS, Active Bulgarian Society. Questa responsabilità non solo ha affinato le mie competenze digitali, ma mi ha anche fornito una prospettiva unica sulla comunicazione online e su come le organizzazioni non profit lavorano per promuovere il cambiamento sociale. Lavorare con un team dinamico e appassionato di volontari mi ha insegnato il valore della collaborazione e dell’apertura a prospettive diverse.

L’aspetto più entusiasmante di questa esperienza è stato incontrare persone provenienti da tutto il mondo (più di 50 nuove conoscenze). La comunità di volontari qui è eccezionale, e le amicizie internazionali che ho formato sono tesori che porterò con me per tutta la vita. Essere esposto a culture diverse, lingue straniere e punti di vista unici mi ha arricchito in modi che non avrei mai immaginato.

Durante i miei mesi qui, ho avuto l’opportunità di esplorare la Bulgaria, dalle affascinanti colline di Blagoevgrad alle strade di Plovdiv, Sofia e persino Veliko Tarnovo. Escursioni e viaggi mi hanno regalato panorami mozzafiato e mi hanno permesso di immergermi nella storia e nella cultura di questo affascinante paese. Le vacanze di Natale sono state anche un momento speciale, con una breve fuga a Basko, una vicina località sciistica, dove ho potuto dedicarmi alla mia passione per lo sci.

Le mie avventure mi hanno portato anche in città straniere come Stoccolma in Svezia e Breslavia in Polonia, visitate durante due diversi fine settimana, insieme a alcuni giorni liberi a nostra disposizione. In questi viaggi, ho potuto assaporare nuovi sapori, ammirare architetture sorprendenti e immergermi nell’atmosfera vibrante di città così diverse da Blagoevgrad, paesi in cui non avevo mai messo piede prima.

Ora, poco dopo aver salutato Blagoevgrad e tutti coloro che hanno reso questa esperienza speciale, guardo al futuro con entusiasmo. Grazie a questo progetto, ho capito che voglio dedicare la mia vita alla ricerca di nuove esperienze, conoscenze ed emozioni varie. Voglio rendere ogni giorno ricco di vibrazioni positive!

Sicuramente pianifico di viaggiare spesso, se non sempre. Sono desideroso di vivere la vita appieno! Pronto a esplorare nuovi orizzonti e ad aggiungere nuovi capitoli al mio, spero, lungo percorso. In conclusione, questi quattro mesi sono stati un mix di emozioni, scoperte e crescita personale. Il volontariato ha aperto porte a nuove amicizie, competenze e avventure che porterò con me nel mio percorso di vita. Grazie a tutti coloro che hanno reso questa esperienza unica e indimenticabile.

Grazie di tutto e arrivederci a tutti,
Federico

Leggi il racconto e guarda le foto

Ciao, mi chiamo Federico, vengo da Padova e ho 19 anni.

Amo lo sport, ho giocato a basket per molti anni, ma ho anche praticato nuoto e rugby. Ora vado spesso in bicicletta e a sciare, sono tra i miei hobby preferiti, infatti preferisco le montagne al mare. Mi piace molto viaggiare e ascoltare musica, senza la quale non posso vivere!

Partecipo a un progetto di volontariato di medio/lungo termine presso “ABS” Active Bulgarian Society. Starò qui a Blagoevgrad, in Bulgaria, per 4 mesi. Da quando sono arrivato, tutti sono stati gentili, amichevoli e molto disponibili. Il primo grande impatto è stato l’alfabeto cirillico e la lingua bulgara, perché qui è difficile trovare qualcuno del posto che parli inglese, ma alla non è un grosso problema.

Ora mai sono passati quasi due mesi da quando ho iniziato la mia avventura di volontariato a Blagoevgrad. Durante questo periodo, ho avuto l’opportunità di esplorare la cultura locale, fare escursioni nelle affascinanti colline circostanti, assaporare la deliziosa cucina bulgara e incontrare persone provenienti da diverse parti del mondo.

La mia esperienza di volontariato si è svolta in un ambiente dinamico e coinvolgente. Il mio ruolo principale è gestire i social media e il web di ABS, un compito che mi ha permesso di ampliare le mie competenze digitali e imparare nuove strategie di comunicazione online. Questa esperienza non solo ha arricchito il mio background professionale, ma ha anche contribuito al miglioramento del mio inglese e delle interazioni sociali. Durante i primi due mesi qui, ho avuto l’opportunità di trascorrere due giorni nella vicina città di Plovdiv, un viaggio che mi ha dato una panoramica della storia e della cultura bulgara. Tornando a Blagoevgrad, ho esplorato la città, ammirato i suoi monumenti e percorso sentieri nelle zone circostanti che offrono una vista mozzafiato sulle colline bulgare. Inoltre durante le vacanze di Natale sono riuscito ad andare 4 giorni a Basko, una piacevole località sciistica qui vicino, e ho appunto avuto l’occasione di sciare se potessi ci andrei tutte le settimane…

Una delle parti più eccitanti della mia esperienza è stata l’opportunità di incontrare persone provenienti da tutto il mondo. La comunità dei volontari è fantatica, e ogni giorno è un’opportunità per imparare qualcosa di nuovo dalle esperienze e prospettive degli altri. Le amicizie internazionali che ho formato in questo periodo rendono la mia esperienza ancora più significativa. Recentemente, ho avuto l’opportunità di assumere il ruolo di formatore insieme ad altri volontari. Abbiamo guidato due gruppi di volontari a breve termine in varie attività, creando un ambiente dinamico e stimolante ogni giorno. Questa esperienza improvvisata di leadership ha contribuito al mio sviluppo personale, mettendo alla prova le mie competenze organizzative e comunicative. Guardando avanti, sono ben disposto a affrontare nuove avventure, che si tratti di esplorare nuovi luoghi, approfondire la cultura bulgara o incontrare persone interessanti, sono entusiasta di ciò che il prossimo mese mi riserva. Infatti ho anche già penotato 2 voli low cost per Stoccolma in Svezia e Breslavia in Polonia, non vedo l’ora!

In conclusione, i miei primi mesi a Blagoevgrad sono stati un mix di emozioni, nuove esperienze e crescita personale. Il volontariato ha aperto porte a nuove amicizie, competenze e avventure che porterò con me nel mio percorso di vita. 


Emily in Finlandia

Emily, 22 anni, da settembre 2023 partecipa ad un progetto ESC a lungo termine ad Helsinki con l’associazione Sininauhasaatio. L’obiettivo principale dell’organizzazione è dare supporto alle persone vulnerabili presenti nell’area metropolitana: senza dimora, persone a rischio e dipendenti da sostanze, immigrati.

Il racconto e le foto del primo trimestre

Ciao a tutti! Sono Emily, ho 22 anni, e da settembre 2023 sono coinvolta in un progetto ESC a lungo termine qui ad Helsinki con l’associazione Sininauhasaatio. L’obiettivo principale dell’organizzazione è supportare le persone vulnerabili nell’area metropolitana, concentrandosi su chi è senza dimora, a rischio, immigrati e coloro con dipendenze da sostanze. 

Probabilmente vi starete chiedendo qual è il mio ruolo? Be’, diciamo che faccio davvero tante cose. Trascorro molto tempo presso i centri diurni, sorta di caffè aperti a chiunque in modo anonimo e gratuito. Qui, le persone possono accedere a servizi essenziali come bagni, docce, lavanderia, pasti e abbigliamento. Questi centri sono frequentati principalmente da senzatetto e da coloro che fanno uso attivo di sostanze. L’idea fondamentale dietro al centro diurno è accogliere chiunque, indipendentemente dal loro passato o dalla situazione attuale. Nel mio ruolo, mi occupo di organizzare attività, giochi o semplicemente scambiare due chiacchiere con chi viene a trovarci. Spesso le persone arrivano solo per avere un po’ di compagnia e scambiare semplici conversazioni. Certo, lavorare nei centri può essere intenso e, a tratti, emotivamente impegnativo. La frenesia di alcune giornate può rendere il lavoro particolarmente sfidante, ma è confortante sapere di avere attorno a me un team disponibile, di forte supporto e, soprattutto, aperto al dialogo.  

Oltre al mio impegno nei centri diurni, mi occupo anche della gestione dei social media (se volete dare un’occhiata a quello che facciamo, potete seguirci su IG: @vaparitiimi). Mi occupo anche di compiti più amministrativi, come l’invio di e-mail per coordinare le donazioni destinate ai vari centri. Recentemente, sono coinvolta anche nel coordinamento di un workshop per la stesura di CV in finlandese, rivolto principalmente a chi ha difficoltà con la lingua e sta cercando lavoro. 

Insomma, la mia routine è incredibilmente varia. Mi trovo spesso ad affrontare situazioni lavorative differenti, che nel tempo mi porteranno ad acquisire una prospettiva più ampia e aperta nei confronti di un contesto che prima sentivo molto distante e poco visibile.  

Vi terrò sicuramente aggiornati su come proseguirà questa esperienza! A presto!


Francesca in Belgio

Da aprile 2023 Francesca sta svolgendo un progetto di volontariato ESC a Bruxelles, presso lo Youth for Understanding, un’organizzazione non profit che si occupa di educazione e di promozione della consapevolezza interculturale attraverso gli scambi che coinvolgono studenti, famiglie e comunità.

In giugno ha partecipato al seminario (YES) che ogni anno si svolge vicino a Berlino e riunisce gli studenti che hanno partecipato a un periodo di scambio all’estero e quasi 100 volontari. Durante questo seminario si è occupata di gestire i social media e di documentare l’evento con foto e video. Questa esperienza la sta aiutando molto a migliorare le sue capacità nel campo della comunicazione.

Guarda le foto


Eleonora in Francia

Eleonora ha 27 anni e ha cominciato da poco un progetto di volontariato di dieci mesi ad Albi, Francia, presso la MjC di Grahuelt. La Maison de Jeunes et Culture è un’istituzione presente su gran parte del territorio francese che si occupa di creare spazi educativi e culturali accessibili a tutti i giovani – ma non solo – in un clima interculturale e dedito all’innovazione tecnologica. 

Qui, Eleonora svolgerà il ruolo di “électron vert” (elettrone verde) che consiste nel proporre iniziative e laboratori dedicati allo sviluppo di una coscienza critica rispetto a tematiche ecologiche e ambientali. Il progetto ha preso avvio per la prima volta quest’anno ed è attualmente in costruzione. Siamo curiosi di vedere che attività proporrà Eleonora in questi mesi!

Ottobre - L'inizio

Si è concluso il primo mese di volontariato qui in Francia. Le cose da scrivere sarebbero davvero tantissime, ma cercherò in questa sede di fare un riassunto degli eventi chiave di questo primo periodo (nonostante io sia una persona tendenzialmente prolissa). Beh, innanzitutto c’è da sottolineare che io vivo in una città Albi – abbastanza turistica, dall’architettura splendidamente medievale in cui abitano più o meno 80.000 persone – ma lavoro a Graulhet, una cittadina di non più di 8.000 abitanti spersa fra le campagne dell’Occitania, ex polo di conceria con una grande impronta multiculturale, che ha visto un recente passato di criminalità legato alla delocalizzazione di tutto il settore produttivo avvenuto negli anni ’80. 

In questo contesto lavoro nella MJC (Maison de jeunes et culture) della città, un’istituzione presente in gran parte del territorio francese che si occupa di promuovere attività sociali e culturali tra i più giovani e i locali. Come ci disse la nostra tutor durante la presentation week: «Graulhet è forse uno dei pochi casi in Francia dove invece di mettere più forze dell’ordine a “controllare la situazione” si è scelto di puntare sull’educazione e sulla cultura». 

Il risultato è davvero sorprendente! In questo primo mese di attività ho potuto dare un’occhiata alla maggior parte delle attività in programma nella MJC (che sono davvero tante, visto che la stessa associazione si suddivide al suo interno in una serie di sezioni specifiche) e la cosa che più mi ha sorpreso è la maturità dei ragazzi che partecipano alle attività pomeridiane offerte dall’Action Jaunes. I ragazzi (dai 10 ai 17 anni) hanno una propria assemblea, dei rappresentanti, partecipano ai processi decisionali in merito alle attività da mettere in programma, si auto-regolano nei momenti di crisi (quando qualche bambino dice qualche brutta parola o fa qualcosa di brutto), ma non in modo violento, ma ricorrendo all’analisi e alla discussione comunitaria. Per me è stato davvero incredibile vedere come si possa creare un ambiente di rispetto, multiculturale (e rispettoso delle origini, usi, costumi, religione di ciascuno) e dinamico in un paesino di pochi abitanti e con una storia recente tragica, in fondo. Essendo io originaria di un paese delle stesse dimensioni ma dell’entroterra veneto (quindi estremamente ricco e senza tutto il multiculturalismo che vediamo nelle città italiane più grandi, o in Francia) il risultato che sono riusciti a creare qui al MJC mi è sembrato incredibile. Tutto il team degli educatori è veramente sorprendente. 

Ma non solo. Oltre all’Action Jaunes, il mio progetto specifico prevede che io partecipi alle attività del Fablab (per chi non sapesse, è una struttura presente anche in molte realtà italiane, che mette a disposizione dei macchinari industriali per la produzione di oggetti di artigianato, il cui progetto molto spesso è open source). Quando ho capito – perché, sì, capisco il francese e l’inglese ma non proprio tutto – che avrei dovuto costruire un progetto in collaborazione con il Fablab, mi sono rallegrata moltissimo. In passato avevo frequentato per lavoro un posto simile ma nei dintorni di Bassano del Grappa e mi era sembrato già all’epoca incredibile (anche se forse all’ora non avevo ancora capito che anche le “ragazze” e le studentesse di filosofia – e non solo di cose tecniche –  potevano avvicinarvisi). 

Il mio progetto riguarda, quindi, l’ecologia: devo proporre delle attività per aiutare nella costruzione di una coscienza ecologica in questi ragazzi. 

Posso inventarmi qualsiasi cosa e dare la mia opinione in merito agli sviluppi del progetto, ma anche rispetto al funzionamento generale della MJC ha un valore. Di questo riconoscimento, che spesso, ahimé, non è scontato in molte realtà lavorative, ringrazio sempre. Ringrazio di poter vivere in una realtà che mi riconosce come attrice del cambiamento, con un valore, una consapevolezza lavorativa, una concretezza. Ringrazio perché tutto il team di lavoro fa di tutto per far sentire me e l’altra volontaria parte dell’equipe a casa e a lavoro allo stesso tempo, nonostante le differenze di età, di posizione lavorativa, di lingua, di tempo che hanno passato all’interno del MJC.

Ringrazio perché sto conoscendo una diversa modalità di vivere il lavoro e che mi piace tantissimo. 

Queste foto sono state fatte con le coinquiline e colleghe di lavoro (viviamo tutte insieme ad Albi, ma due lavorano a Gaillac, mentre io e Viktorija lavoriamo alla sede di Graulhet).  Questo è il mio team e la mia nuova casa per i prossimi mesi. Viki dalla Croazia, Mili dalla Serbia e Sanem dalla Turchia. Devo ammettere che l’inizio è stato un po’ complicato; comunicavamo tra di noi in inglese, ma ovviamente tutti parlano in francese qui in Francia e alle volte è difficile capirsi non solo per la lingua ma anche per le differenze culturali che intercorrono fra noi. Appena arrivata ho pensato: «se la nostra convivenza funzionerà allora la UE è proprio un progetto meraviglioso!» E ci credo veramente. Vedremo come andrà nei prossimi mesi, anche se i risultati che sono stati raggiunti dal MJC mi fanno sperare per il meglio. A presto!.”

Novembre - Un po' di dramma non richiesto

È passato in fretta anche novembre e già mancano otto mesi soltanto alla fine di questo viaggio. Mi chiedo spesso quanto possano passare rapidamente i giorni senza che ce ne accorgiamo. Non mi sono ancora ambientata del tutto e mi sembra di avere già poco tempo a disposizione per fare tutto ciò che voglio fare. Le opportunità offerte dall’MJC di Graulhet sono veramente tantissime e ogni giorno ho nuove idee e nuovi progetti da sviluppare, ma il tempo mi sembra sempre troppo poco. Per di più mi trovo bene nell’ambiente di lavoro e mi sento rispettata e compresa nelle mie necessità.

Il mese di novembre si è dimostrato veramente pieno di progetti e di attività da svolgere: la prima settimana era la cosiddetta settimana di “vacances scolaire” per cui abbiamo lavorato più ore e organizzato molte attività con i ragazzi. È stato un po’ come tornare bambina: andare al luna park, giocare a lupus in fabula, guardare i film insieme a qualche caramella, il karaoke. Questo lavoro è proprio bello quando ti dà la possibilità di partecipare alle attività soprattutto se sono giochi e restano divertenti anche se ormai sei grande. 

La seconda settimana ha rappresentato un po’ il ritorno all’ordine e il periodo in cui ho cominciato ad avere molte idee per il mio progetto di ecologia. Molte idee, pochi risultati concreti. Alle volte mi sento un po’ persa quando è il momento di mettere in pratica le idee e questo volontariato dovrebbe essere l’occasione per sviluppare questa capacità. Non è ancora il momento, ma spero arrivi presto. 

La terza settimana ho partecipato al seminario di formazione ed è stato bellissimo. Ecco, questo mi permette di ritornare su quella speranza che avevo lasciato in chiusura dell’ultima pagina di diario. Mi auguravo di trovare una modalità di comunicare e di convivere con persone di cultura diversa dalla mia, ma così non è stato. Infatti la situazione con le mie coinquiline-colleghe è degenerata e anche se a lavoro, in Francia, con le persone nuove che ho conosciuto e in generale posso dire di avere una vita interessante e intensa, la questione “casa” rimane un punto veramente oscuro della mia permanenza in Francia. Posso dire che per due mesi ho vissuto nell’angoscia e nella mancanza di comunicazione, nonché in un clima veramente pesante e affatto rispettoso. 

Per fortuna le mie tutor sono state gentilissime e hanno attivato una rete di supporto adeguata e conforme alle mie aspettative e alle loro possibilità. Ho apprezzato veramente tantissimo l’attenzione che hanno dedicato alla mia situazione e che non trovo affatto scontata. Ma il punto di svolta, anche emotivo, di questa situazione è stato il seminario di partenza dove ho conosciuto moltissime persone nuove provenienti da tutta Europa e sono riuscita finalmente a re-incontrarmi e a conoscere persone veramente belle. 

Grazie a questo seminario mi sono resa conto della situazione drammatica in cui vivevo in casa, ma anche di avere a disposizione una rete di supporto più ampia e di conoscere bene i miei diritti. Per cui, l’ultima settimana, anche se i problemi erano rimasti (e lo sono tuttora), ho cambiato atteggiamento e ho affrontato le stesse problematiche con uno spirito differente. La speranza continua e l’idea che l’Europa sia un’idea che possa funzionare rimane salda nonostante le intemperie che la imperversano, quantomeno nella mia testa.

Dicembre - Come terminare bene l'anno

In realtà scrivo questa piccola pagina di diario ad una settimana dall’inizio di Gennaio. Sono in ritardo (un po’ come sempre), ma devo ammettere che, almeno in questo caso, arrivo da un mese che è stato veramente pieno di eventi ed attività. Beh, come sempre, il lavoro è rimasto la mia priorità assoluta in questo viaggio europeo. Alle volte credo di aver sfiorato il burnout, talmente alta era la quantità di lavoro a cui mi sottopongo quotidianamente. Ammetto che la colpa rimane soprattutto mia; mi sono talmente emozionata nel poter avere la possibilità di lavorare su cose che mi piacciono, con responsabilità, potendo essere creativa, che alla fine la mia vita si è sbilanciata completamente sul lato lavorativo. Al momento all’attivo ho cinque progetti, alcuni più grandi altri più piccoli: devo presentare il progetto di un giardino verticale, di una guida ecologica per tutti i giorni (con una componente online), ho progetti anche con altre volontarie del dipartimento… per non contare le milioni di attività diverse che si svolgono al centro ricreativo e all’MJC in generale. Anche dal punto di vista di ambiente lavorativo le cose stanno cambiando gradualmente. I miei colleghi, ma soprattutto i superiori, hanno attivato una rete di sostegno incredibile per fare fronte alla situazione che stavo vivendo in casa. Hanno organizzato degli incontri di risoluzione del conflitto e mediazione sia individuali che collettivi e, per quanto sia stato (per me, quantomeno) estenuante a livello psicologico dover affrontare tutti questi discorsi emotivamente coinvolgenti insieme (e sia stato soprattutto complesso anche accettare di non avere sempre ragione e di avere la voglia e il coraggio di mettersi in discussione su cose che, alle volte, ci appartengono anche ad un livello molto intimo), sono cosciente di essere stata fortunatissima ad incontrarmi in un ambiente sociale di questo tipo che abbia preso in carico un problema che, forse, per altri sarebbe stato messo in fondo alla lista delle priorità. Insomma, entro in questo 2024 con la speranza che si possano creare degli spazi di rispetto e dialogo in cui due (o più persone) che probabilmente non saranno mai amiche e si sopportano poco a vicenda, possano portare rispetto ed essere gentili le une con le altre. Il lavoro svolto dalle mie referenti e dall’intero team dell’MJC mi dà la speranza che ci sia spazio per un modello di “impresa” o di “azienda” (che sia sociale o meno non importa) dove la salute dei propri lavoratori sia una priorità e dove si possa sempre trovare un modo non violento di risolvere i conflitti. In fondo la diplomazia nasce anche per questo, e vederla applicata in piccolo dà speranza anche per altri tipi contenziosi, se così si possono chiamare… Per il resto il mese è scivolato via abbastanza velocemente fra un viaggetto e l’altro, fra un lavoro e un altro. Entro dunque in questo 2024 completamente spolpata e senza energie, ma con la certezza che dà oggi in poi si passerà ad altri temi che mi riguardano più da vicino e che almeno un problema della mia vita si è risolto nel migliore dei modi, ovvero permettendo anche a me di migliorare e crescere con esso. Ora si cerca di dedicarsi all’equilibrio, che come tema per cominciare un nuovo anno non mi sembra affatto male.

Gennaio - E che fine hanno fatto questi nuovi propositi?

Possiamo dire che l’anno appena passato non sembrava presentare i più generosi auspici per quello futuro. Ma con l’inizio del 2024 mi riscoprì più famelica, produttiva e inarrestabile che mai. Certo, avendo vissuto sotto lo spettro dell’influenza per circa un mese (non smettendo mai per questo di andare a lavoro e di svolgere i miei compiti facendo più del necessario; con la consapevolezza attuale posso finalmente ammetterlo), i pronostici erano molto bassi, ma, in realtà non smisi mai di fare tutto quello che potevo e volevo fare. 

Mi ritrovai, dunque, ad inizio Gennaio (e mi ritrovo tuttora) con tantissime attività in programma, mondi da esplorare, persone da incontrare e con un corpo, che dall’altra parte, non sembrava affatto contento di collaborare ai miei tentativi di colmare tutto il tempo possibile con qualsiasi attività, lavorativa e non, che mi venisse in mente. E quindi eccomi partire ogni venerdì appena finito lavoro per Marsiglia, Perpignano, un corso di formazione a Lione (ovviamente non inerente al mio progetto) e ogni sera andare al Jazz festival organizzato nella mia città, e poi andare a lavoro con sempre meno ore di sonno addosso e meno cibo pronto nella schiscetta. 

Voglio spezzare una lancia in mio favore: alle volte abbiamo bisogno di periodi così, in cui si deve fare proprio tutto! Soprattutto se seguono momenti  in cui ci si è lasciati un po’ andare e si è passato troppo tempo a letto a rimuginare (ed io, regina del letargo invernale, le conosco bene queste stagioni dell’anima) o se quel poco di luce che intravediamo dall’autobus la mattina mentre andiamo a lavoro ci ricorda che un po’ di primavera sta arrivando… ecco, avere accesso a questa eccessività procedurale forse diventa un po’ naturale per recuperare quello che si è “perso” durante la stagione invernale.

Al lavoro, nonostante la freneticità della mia vita privata, andava egualmente alla grande: tanti progetti nuovi, imprenditorialità alle stelle, riconoscimenti, etc. La situazione in casa risolta, nuovi amici, nuovi interessi, nuovi, anche, boost di autostima in tutto ciò. Gennaio, in fin dei conti, si presentava come un mese particolare: non tra i più felici ma tra i più utili per recuperare il livello di energie “normali”. 

E fu proprio a fine mese, durante questo corso di formazione, che capii qualcosa in più. Caso volle che la seconda giornata di corso fosse dedicata alla gestione dello stress nei progetti umanitari (direi io, in generale nella vita). Come un’illuminazione, mi arrivò la consapevolezza che dovevo essere, forse, un po’ più gentile con me, riconoscermi, dedicarmi più tempo e non dimenticarmi in mezzo a tutti quegli impegni che mi prendo costantemente (e che mi fa estremamente piacere prendermi). 

E non sarà, quindi, che i primi tre mesi dell’anno ero anche io più suscettibile perché ero passata da un progetto ad un altro senza dedicarmi un po’ di tempo? E non sarà che sto sempre ammalata perché non dedico abbastanza tempo per il mio benessere personale? E non sarà che forse alle volte bisogna anche viverla ‘sta vita e non sciogliersi completamente (per carità, come una zolletta di zucchero; dolcissima) nella propria mission? 

Sicuramente da quando ho realizzato queste, in fondo, “banalità”, il senso delle cose che faccio e del tempo che dedico ai vari aspetti della mia vita ha cominciato ad acquisire un’importanza diversa. Ciò non vuol dire che lavorerò meno o che dedicherò meno interesse alla mia vita professionale – che mi risulta comunque sempre estremamente interessante e affascinante –  ma forse che comincerò a prendermi più cura di me e a non tralasciare tutti quegli altri aspetti della vita (amicizie, hobby, tempo libero, benessere, riposo, etc.) che sono ugualmente importanti e che spesso ci dimentichiamo durante il cammino. Beh, grazie gennaio, alla prossima!

Febbraio - Troppo lavoro?

Febbraio è stato probabilmente il mese più carico di lavoro fra quelli che ho vissuto. Sono riuscita a portare a termine alcuni progetti, fra cui la costruzione di una zona di interscambio dei libri (“bibliothèque partage”) grazie all’aiuto di alcuni dipendenti dell’associazione. Eravamo tutti molti orgogliosi! Inoltre ho portato avanti un’analisi degli acquisti correnti all’interno della struttura, lavoro che sto sviluppando in collaborazione con il collettivo T.E.S.S (Transizione Ecologico Socio-Solidale). Ho partecipato alla costruzione di tutti gli strumenti che abbiamo utilizzato per raccogliere e analizzare i dati, ho svolto le interviste a tutti i dipendenti in lingua francese e ho aiutato a studiare tutte le fatture dell’anno 2022/2023 che abbiamo poi riportato in una presentazione per mostrare i dati rivelati. Attualmente siamo arrivati alla fase di creazione di strumenti d’intelligenza collettiva che saranno utili per arrivare – si spera – alla fine dell’anno alla realizzazione di un protocollo degli acquisiti creato in collaborazione con tutti i dipendenti. Ho partecipato anche a svariati seminari sull’argomento come rappresentante della mia associazione per la transizione ecologica. A livello lavorativo credo sia stato il mese con più successi e in cui mi sono sentita più apprezzata in assoluto. A fine mese, sfortunatamente, le cose sono cambiate per via di alcune incomprensioni che ancora non si sono risolte. Nonostante ciò continuo a portare avanti altri progetti relativi sempre alle attività del collettivo T.E.S.S.

Marzo - Il passato al passato

Sono scomparsa dalle scene… lo so. Non me la sentivo di condividere un momento che per me è stato doloroso attraverso le reti sociali. E non me la sentivo nemmeno di mentire sull’andamento della mia esperienza attuale. Così ho deciso di aspettare che le cose andassero un po’ meglio prima di scrivere questo blog. E così è stato.

Alle volte il silenzio aiuta. Alle volte le cose non vanno come vorremmo o non migliorano affatto e bisogna accettarlo. Quindi, nella mia fase di accettazione per la realtà dei fatti ho deciso che questi ultimi tre mesi di volontariato saranno incentrati sul mettermi come priorità. Quindi, lasciando il passato al passato ho deciso che riassumerò brevemente le esperienze positive che ho avuto la possibilità di vivere in questi due mesi lasciando quelle negative in altre sedi.


Andrea Carlotta in Spagna

Andrea Carlotta Luise si trova a Lleida (Spagna) dove, con un’altra ragazza, sta svolgendo il progetto ESC “Energeia”, dedicato all’inclusione sociale nelle scuole.

Leggi il racconto e guarda le foto

“Il progetto che sto svolgendo qui a Lleida (ESP), con un’altra ragazza, si chiama “Energeia” ed è nell’ambito dell’inclusione sociale. Il progetto si sviluppa all’interno di scuole dove noi forniamo supporto durante le lezioni e attraverso delle attività extrascolastiche. Il nostro aiuto è decisamente apprezzato in quanto le scuole coinvolte dal progetto rientrano in una categoria qui denominata di “massima complessità” per via della presenza di una percentuale altissima di ragazzi appartenenti a famiglie di origine straniera, e che per questo motivo, spesso sono poco integrate. La seconda parte del progetto ci vede operative anche in un progetto rivolto sia a giovani che avevano abbandonato la scuola e che quindi sono privi di un titolo di studio, e a ragazzi arrivati da poco nel paese, che vengono supportarti nell’apprendimento della lingua. A questi ultimi inoltre vengono offerte esperienze professionalizzanti.”


Giulia in Portogallo

Giulia si trova a Setubal, in Portogallo e sta svolgendo il progetto ESC “Time to harvest” insieme ad altre 7 ragazze provenienti da Francia, Belgio, Germania e Repubblica Ceca, e a due coordinatori che vengono dalla Spagna e dal Brasile. Il progetto è dedicato alla conoscenza del territorio portoghese e delle sue specifiche colture, vini e tradizioni. Qui le ragazze lavorano insieme in un campo da coltivare e visitano il territorio, attraverso escursioni e visite culturali.

Guarda le foto


Elisa in Finlandia

Tra maggio e giugno 2023, Elisa ha avuto l’occasione di partecipare al progetto di volontariato ESC “House of friendship” a Kruusila in Finlandia, dove ha avuto la fortuna di scoprire, tra i vari aspetti, l’amore e il rispetto dei finlandesi per la natura. È stata molto colpita dall’armonia tra uomo e natura che in Finlandia è così viva e manifesta, anche nelle piccole attività di tutti i giorni, come nelle gite in barca o nelle camminate nei boschi verdissimi e incontaminati.

Guarda le foto


Nikol in Francia

Nikol ha 23 anni ed è recentemente tornata dai pressi di Carcassone, Francia. Qui ha svolto per 2 mesi il progetto “Have less, live more”, dedicato alla sostenibilità e alla sperimentazione di una vita all’insegna della ruralità, insieme ad altri giovani ragazzi europei.

Leggi il racconto e guarda le foto

Ciao, sono Nikol, ho 23 anni e ho preso parte negli scorsi 2 mesi ad un progetto European Solidarity Corps in Francia, precisamente a sud vicino alla città di Carcassonne. Il mio progetto si chiama “Have less, live more” proprio perché mirava a far sperimentare a giovani ragazzi europei uno stile di vita più rurale, più sostenibile lontano magari dalle banali comodità che siamo abituati ad avere nella nostra vita di tutti i giorni. Infatti, il progetto aveva luogo in un campeggio-fattoria dove la quotidianità era caratterizzata da una vita comunitaria: si dormiva in bungalow disseminati nella proprietà e immersi nel verde, si cucinava e mangiava insieme, i bagni erano condivisi e le attività lavorative anch’esse svolte insieme al gruppo di volontari. Le attività principali erano badare agli animali presenti, pulizie, giardinaggio e altre attività di mantenimento del luogo. Inoltre, c’era un progetto complementare che si occupava di coltivare funghi edibili a partire da scarti di caffè recuperati dai bar della città.

Il punto di forza del mio progetto secondo la mia esperienza sono state i ragazzi e ragazze volontari con cui ho trascorso il mio tempo lì. Persone che non conosci ma che nel giro di qualche settimana sanno darti più di quanto ti saresti mai aspettato, sanno starti vicino nei momenti di fragilità e trovare le parole giuste di cui avevi bisogno, sanno dispensarti consigli e apprezzamenti che da tempo non eri più abituato a sentire. Con loro ho trascorso i momenti più arricchenti del mio viaggio, senza di loro (un gruppo di 10 ragazzi provenienti da tutta Europa, una sola italiana) non sarebbe stato lo stesso. Ogni giorno era una chance di imparare qualcosa di nuovo da una diversa cultura: un piatto tipico, un modo di dire, una canzone o persino un gesto della mano. Ogni weekend cercavamo di organizzare una gita alla scoperta delle attrattività dei paesi limitrofi ma che si rivelava soprattutto un’occasione per scoprirci e raccontarci a vicenda, momenti che dilatano il tempo e lo rendono prezioso.

Un altro momento speciale è stato quando ci hanno invitati a prendere parte ad una festa dell’Europa durata 2 giorni in un’altra città insieme a tutti i volontari impegnati nelle altre città della stessa regione francese nostra. Anche qui una bella occasione di condivisione e di stimolo con altri ragazzi ancora che come te stanno dedicando del tempo agli altri ma che allo stesso tempo se lo stanno dedicando anche a loro stessi in cerca chi di chiarezza, chi di una pausa o chi di idee, motivazione. Qui abbiamo svolto dei workshops tra noi volontari per aiutarci a raccontare le nostre esperienze mentre, il giorno dopo, ne abbiamo organizzato uno noi divisi in coppie sui temi dell’Unione Europea coinvolgendo ragazzini delle scuole medie del paese ospitante.

Per concludere la mia esperienza è durata poco, poco meno di due mesi, eppure mi ha lasciato tanti bei ricordi ed emozioni che non ti aspettavi di provare ma soprattutto di condividere. È un’occasione che ti permette di comprenderti meglio, di ascoltarti meglio e di fare conoscenze che porterai nel cuore per sempre. Il progetto magari potrà alla fine rivelarsi al di sotto delle vostre alte aspettative pre-partenza come è successo a me o all’inizio non convincervi/entusiasmarvi abbastanza, ma fortunatamente non c’è solo quello. 


Emma in Irlanda

Emma da marzo si trova a Wexford (Irlanda) e sta svolgendo un progetto di 6 mesi presso l’associazione Oxfam Republic of Ireland: qui, si occupa di gestire un mercatino dell’usato insieme ad altre volontarie e volontari.

Il diario di aprile-maggio

Io e dieci altri volontari da diverse associazioni abbiamo passato quattro giorni a Dublino facendo un sacco di attività per discutere e comprendere meglio il significato e l’obiettivo del nostro tempo qui e devo dire che è stato molto arricchente. È stata un’occasione per incontrare nuove persone, scoprire in quali realtà si trovano e ampliare la mia conoscenza del quadro generale. Non si tratta solo di me e dei miei sei mesi di lavoro al mercatino dell’usato, c’è molto altro dietro e sono davvero contenta di averne preso parte.

Mi ci sono volute due settimane per realizzare completamente che mi ero appena trasferita e altre due per ambientarmi davvero ed abituarmi a questa nuova vita.

Innanzitutto parliamo della casa. Non c’è altro da dire se non che sono stata estremamente fortunata. Mary, la proprietaria, nonché mia coinquilina, è una persona carinissima, è molto premurosa e attenta nei miei confronti ma senza mai diventare asfissiante. Ha settantatre anni, ma con tutte le cose che fa potrebbe averne trenta in meno. Lavora come volontaria in un centro per senza tetto, conduce visite guidate in un castello poco fuori città ed è parecchio coinvolta con tutte le attività riguardanti il teatro locale che, nonostante Wexford sia abbastanza piccola, è piuttosto rinomato. E come in molti altri luoghi fanno molto affidamento sul volontariato, quindi è possibile far parte dello staff di accoglienza (raccolta dei biglietti e supervisione in sala) e vedersi lo spettacolo senza pagare! Mary ha già chiesto di portarmi con lei una sera per introdurmi all’ambiente e mostrami i vari compiti quindi se tutto va bene una delle prossime settimane dovrei iniziare.

Sarebbe davvero un’ottima cosa non solo per lo spettacolo gratis ma anche per incontrare un po’ di gente, perchè ad essere onesta sto incontrando qualche difficoltà con questo aspetto. Al negozio vado d’accordo con tutti, siccome siamo volontari abbiamo la facoltà di prenderci diverse pause tè e c’è sempre il tempo di scambiare qualche chiacchiera, con alcuni poi mi diverto proprio da morire. Tipo John, un signore di settantasei anni con un accento davvero forte, che si diverte a fare scherzi alla manager del negozio: per esempio, durante Pasqua, con il negozio tutto addobbato, ogni tanto mi capitava di trovare una statuetta di Babbo Natale in mezzo ai conigli o delle renne tra le uova esposte in vetrina. Probabilmente detto così fa meno ridere, ma vedere Leona accorgersene a fine giornata era molto divertente. Ma a parte questo, al negozio sono l’unica persona della mia età e devo ammettere che, ogni tanto, mi manca comunicare con qualche coetaneo. Il problema è che è davvero difficile conoscere gente al di fuori del lavoro o della scuola se non c’è nessuna particolare occasione e me ne sono resa davvero conto solo ora.

Fortunatamente non sono una di quelle persone che ha sempre bisogno di uscire o stare in compagnia di qualcuno per divertirsi: sono capace anche di apprezzare i momenti in solitudine, e tutto sommato mi sta piacendo molto il fatto di avere un sacco di tempo per me e per poter fare tutte quelle piccole cose che di solito lasciavo in disparte perchè avevo impegni più importanti o altro a cui pensare. In ogni caso, se la vita sociale non è l’aspetto della mia vita che sto coltivando di più, per quanto riguarda il lavoro invece, non potrebbe andare meglio.

Come ho già detto mi trovo davvero bene con tutti i colleghi volontari e soprattutto con l’ambiente in generale. La manager del negozio, Leona, che è anche la mia tutor o, potremmo dire, la mia datrice di lavoro, è davvero brava a ricordare che non siamo impiegati. La parola lavoro assume quindi un significato un po’ diverso per me, il concetto di “stress”, ad esempio, è del tutto inesistente. Ovviamente si cerca di essere il più produttivi possibile e fare le cose al meglio, ma sempre mantenendo l’atmosfera rilassata e conviviale.

La cosa di cui sono più contenta però è proprio il lavoro in sé, in ogni suo piccolo aspetto, che si tratti di stare alla cassa, riordinare il negozio o controllare le donazioni (forse la parte migliore, ho già trovato dei piccoli tesori che torneranno a casa con me).

È proprio vero quando si dice che per non lavorare bisogna semplicemente trovare un lavoro che piaccia. Finora nessuna delle tante ore che passo in negozio è mai stata un peso e ho addirittura passato qualche weekend contenta che arrivasse presto il lunedì mattina. Questo direi è il segno più evidente che mi trovo nel posto giusto, per me, in questo momento della mia vita.

In conclusione, sono molto felice. I primi giorni sono stati un po’ difficili, facevo davvero fatica con la lingua e con tutto quello che ha comportato la mia nuova indipendenza (principalmente bucati e pulizie) ma ora che ci ho fatto l’abitudine posso definitivamente dire che non mi pento di essere partita.


Laura in Portogallo

Laura ha 22 anni e da febbraio sta svolgendo un progetto a Braga (Portogallo): “Acting local, changing global”, in cui è volontaria nella Croce Rossa.

Sta seguendo diversi progetti, ma il principale la vede impegnata in un asilo nido, a supporto delle attività quotidiane di bambini e bambine di 2-3 anni.

Il diario di febbraio

Ciao sono Laura, ho 22 anni e vivo a Piovega, un piccolo paesino nel comune di Piove di Sacco. Fin da quando conosco European Solidarity Corps ho sempre voluto prendere parte ad uno dei progetti, ovviamente quello che mi sarebbe piaciuto di più. Dopo molteplici ricerche il 6 febbraio sono partita per questa nuova avventura con destinazione Braga, situata nel nord del Portogallo.

Per arrivare a Braga sono atterrata nell’aeroporto di Porto e con il pullman sono arrivata alla stazione degli autobus di Braga, dove Beatriz (la mia tutor) mi stava aspettato per portarmi a casa. Appena giunta a casa i miei coinquilini mi stavano aspettando e come benvenuto mi hanno portato fuori a cena. Io sono stata l’ultima ad arrivare perchè la loro data di inizio è stata giugno/luglio, quindi hanno già vissuto insieme per diversi mesi, a parte ciò gli sono molto grata poichè essendo l’ultima arrivata non mi hanno mai fatto sentire così. In casa non c’è nessuno italiano quindi sono l’unica poi ci sono Sofia e Oscar che sono spagnoli, Martyna che è polacca e Alex che è francese.

La temperatura al mio arrivo era molto fredda e fu così per tutta la settimana, c’erano anche belle giornate di sole ma il freddo si faceva sentire soprattutto a casa dove non c’è un riscaldamento generale ma delle stufette con le quali riscaldare almeno la propria stanza. Braga oltretutto è situata relativamente vicino all’oceano Atlantico quindi spesso c’è vento, non in maniera esagerata però quando c’è meglio mettersi un maglione in più. La prima settimana è stata decisamente intensa, tutto nuovo e dovevo interfacciarmi con realtà diverse a quelle a cui ero abituata, specialmente per quanto riguardava la questione lingue che era un alternarsi tra inglese, spagnolo e portoghese. Poi un continuo intervallare tra spiegazioni e conoscenza dei progetti che la Croce rossa di Braga segue.

I progetti della quale la croce rossa si occupa sono diversi, il principale progetto che sto “seguendo”, dove vado più volte a settimana è quello di “Creche”, si tratta di un asilo nido e la classe a cui sono stata assegnata i bimbi hanno 2-3 anni e sono veramente meravigliosi e molto gioiosi. Inizio alle ore 10 e finisco alle ore 13 e nell’arco di queste tre orette gioco con loro, balliamo, gli si legge dei libri finché non arriva l’ora della pappa. Prima di andare in mensa gli si lava le manine e gli si mette il bavaglino poi quando tutti i bambini sono preparati ci si dirige verso la mensa. Ogni giorno hanno lo stesso pasto quindi una vellutata di verdure e per “secondo” hanno riso/pasta con qualcosa di diverso, tipo un pesce, piselli, lenticchie, ecc.. Devo dire che sono proprio dei bravi bambini e mangiano tutti da soli, a volte sono molto stanchi e non hanno voglia di mangiare da soli però se imboccati riescono a finire tutto. Per finire invece un po’ d’acqua e due/tre fettine di mela. Quando hanno finito si ritorna nella stanza dove una maestra ha preparato le brandine dove dormono quindi uno a uno gli si lava le manine, gli si fa fare di propri bisogni, gli si toglie le scarpe e gli si prepara per fare il riposino.

Un’altra attività è “Ponto Vermelho” che è un piccolo negozio di vestiti ed essi vengono donati dalle persone, come una specie di caritas. La differenza sta che successivamente dopo aver rivisitato i vestiti quelli buoni, cioè come nuovi, vengono venduti ad un prezzo veramente bassissimo e i vestiti scartati vengono dati alle imprese di riciclaggio. I vestiti che si tengono, vengono collocati in dei scaffali poi vengono messi i prezzi e disposti nel negozio. In seguito c’è un progetto che mira a migliorare l’inclusione sociale dei bambini e dei giovani più vulnerabili che vivono nel quartiere sociale di Santa Tecla. Finanziato dal programma Escolhas, promuove la dinamizzazione culturale e la formazione professionale di giovani e giovani adulti nel quartiere. Questo progetto è chiamato Geração Tecla abbreviato con GT.

“Equipa de rua” è un progetto che si occupa della politica di riduzione del rischio e minimizzazione dei danni. Il progetto ha il sostegno di una struttura mobile e mira a creare e rafforzare una stretta relazione con la popolazione con comportamenti e dipendenze coinvolgenti, soddisfare le esigenze identificate con i consumatori di sostanze illecite e di alcol che frequentano l’area urbana di Braga e in condizioni di precarietà economica e sociale. Invece, “Food distribution” è un progetto che si fa una volta al mese dentro la struttura della Croce rossa e si tratta della distribuzione di alimentazione basica per le famiglie vulnerabili di Braga. Quindi seguendo un foglio dove è registrata ogni famiglia con i vari membri, si prepara un cassa con i vari alimenti come per esempio X pacchi di pasta, X di riso, X bottiglie di olio, X scatolette di tonno, e quando la famiglia passa gli si fa fare una firma del foglio tornano a casa con il cibo assegnato.

In questo mese ho partecipato a un meeting con diversi volontari di progetti differenti ed è stato veramente bello conoscere gente nuova e sentire le varie motivazioni per la quale ci siamo ritrovati a vivere per un determinato tempo della stessa città. Febbraio ormai è passato ed è stato un mese pieno di novità, emozioni, piccoli viaggi per scoprire anche altre piccole città vicino Braga, conoscenza di molte persone ed è stato tutto veramente ma veramente meraviglioso!

Il diario di marzo

Il mese di marzo è iniziato con molta allegria e in questi trentuno giorni son capitati molti eventi che mi hanno fatta stare veramente bene, divertire e conoscere nuove persone. Innanzitutto ho avuto la possibilità di fare parecchie gite fuori porta e la prima è stata giusto il primo weekend di marzo con destinazione: Alvaiazere. In questo piccolo paesino situato più o meno nel centro del Portogallo, c’è stato un incontro nazionale con tutti i volontari della Cruz Vermelha Portuguesa con un totale di 150 persone all’incirca. Di Braga saremmo stati approssimativamente una quindicina includendo anche me e Oscar.

L’incontro è iniziato venerdì 3 e si è concluso domenica 5, in questi giorni ho avuto la possibilità di incontrare e parlare con svariate persone ed è stato veramente pazzesco vedere quanti volontari giovani ci sono all’interno della croce rossa portoghese, ovviamente erano tutti portoghesi e di volontari internazionali più o meno saremmo stati 6 tra cui anche un’altra italiana. Questo incontro era suddiviso in vari temi e quando si è fatta l’iscrizione per partecipare ci si appuntava anche all’argomento che più preferiva affrontare. Io per esempio mi sono appuntata al tema della crisi climatica. È stato un weekend decisamente intenso ma bello, bello, bello lo rifarei ancora infatti se in un futuro ci saranno altri incontri simili credo proprio che mi appunterò!

Al ritorno poi, mi sono concentrata in un giorno speciale per me, il mio compleanno. Avevo voglia di festeggiare come facevo in Italia dato che è stata la prima volta che festeggiavo un compleanno al di fuori del mio Paese e della mia famiglia soprattutto. Nonostante mi avessero concesso la giornata libera, non mi andava di stare a casa tutto il giorno quindi alla mattina sono andata all’asilo con i bambini e le maestre mi hanno cantato tanti auguri e fatto un piccolo pensierino regalandomi un braccialetto, mi sono emozionata. Al pomeriggio invece mi ho voluto rimanere tranquilla chiamando le persone a me più care. Infine, per concludere la giornata, alla sera io e i miei coinquilini siamo rimasti a casa e ho cucinato la carbonara e mangiato il tiramisù che avevo preparato il giorno prima e in compagnia ci siamo guardati un film. Ci siamo divertiti e ho passato una bella giornata e mi ha riempito veramente il cuore perché i miei coinquilini mi hanno regalato un pianta super bella!

Il giorno seguente, quindi l’8 marzo, per la festa della donna alla sera ho partecipato ad una manifestazione che si è tenuta nel centro di Braga per i diritti della donna. Non avevo mai partecipato ad una manifestazione prima d’ora però è stato entusiasmante, essendo onesta non è stata molto grande come manifestazione rispetto a quelle che si vedono per la televisione, ma credo che il tempo abbia fatto la sua parte dato che stava sempre piovigginando. Tuttavia, piuttosto di niente, meglio piuttosto.

Una piccola avventura, avvenuta relativamente lontano da casa, si è tenuta nei giorni successivi è stata Oporto con Sofia. Onestamente non ho molto da dire a riguardo perché sfortunatamente quando arrivammo stava piovendo e oltre ad aver “visitato” il famoso ponte Dom Luis, non abbiamo potuto fare altro e ci siamo rinchiuse in un bar.

Un giorno che per me è stato veramente fenomenale e indimenticabile è stata una domenica dove con Sofia, Alex e la sua ragazza abbiamo deciso di partecipare ad una meravigliosa camminata. Con un gruppo di portoghesi ci siamo recati a Guarda una città in mia opinione molto piccola situata circa a tre ore da Braga, dove il percorso Passadiços do Mondego è lungo 12 km nel mezzo delle montagne. È stato veramente strepitoso perché la giornata era perfetta, io e Sofia abbiamo camminato insieme e abbiamo parlato veramente molto ed infine stare in mezzo alla natura, godersi il momento e sfruttare al massimo ciò che stai vivendo, non so neanche come spiegarlo ero piena di gioia e felicità, non potevo sperare di meglio soprattutto perché le persone con le quali eravamo erano super gentili e disponibili ed erano incuriosite dei perché fossimo lì in Portogallo.

L’altra metà del mese invece è stata molto più tranquilla, un po’ perché il tempo non permetteva di fare molto e un po’ perché io non sono stata bene, avevo in continuazione tosse e raffreddore il che mi portava ad essere leggermente più debole del solito. Verso fine mese però, son stata meglio e mi sono caricata per aprile che spoiler, giusto la prima settimana sarò in viaggio per fare il cammino di Santiago. Ora marzo è finito, e mamma mia, il tempo sta passando velocemente, mi sto godendo il tempo con i miei coinquilini perché so che non sarà con loro che terminerò questa esperienza, però io ci sarò quando loro termineranno la sua e questi ultimi loro mesi vorrei creare bellissimi ricordi da portare sempre con me.

Il diario di aprile

Un altro mese è già finito, ed il tempo sta passato così velocemente che non mi sembra vero sto vivendo questa bellissima esperienza da soli tre mesi. Aprile, è stato un mese veramente indimenticabile, e sono riuscita a realizzare un piccolo sogno nel cassetto ovvero riuscire a fare il cammino di Santiago.

 Siamo partiti in tre: io, Oscar e Gabriel (il mentor di Oscar), e la domanda è, come abbiamo deciso di partire? Beh, è stata una scelta presa quasi all’ultimo minuto, una settimana prima pensavamo cosa fare durante le “vacanza” di Pasqua e la settimana dopo zaino in spalla e siamo partiti per questa avventura.

Sabato 1 Aprile abbiamo intrapreso il nostro cammino iniziato da Valença che si trova giusto al confine tra Portogallo e Spagna. Decidemmo di fare il “Camiño Portugués” in 6 tappe così da percorrere circa 20 km al giorno e dato che era la prima volta per tutti e tre e non volevamo portare il nostro corpo al di sopra del limite. Provammo anche a stare a contatto con la natura dormendo in tenda, ma questa “pazzia” è avvenuta solo due notti, il resto delle nostre nottate le abbiamo passate negli alberghi pubblici (un consiglio, portatevi sempre i tappi per le orecchie, vi saranno molto utili!). 

Il cammino è durato sei giorni, tuttavia ci fermammo un giorno in più a Santiago di Compostela per visitarla meglio. Durante questi giorni ho passato così tante emozioni che non so neanche descrivere sempre un mix tra gioia, felicità, nervoso, stanchezza, sollievo, dolore e tante altre, non pensavo che in così poco tempo riuscissi a provare così tanto. 

Nel corso di questi giorni abbiamo conosciuto tantissime persone, parlando di cosa ci avesse portato a condividere tutti quei chilometri e in molti mi chiesero di come ero finita a fare il cammino di Santiago con un portoghese e uno spagnolo. Personalmente parlando, il cammino non è stata semplice passeggiata, anzi, per me è stato intenso non solo fisicamente ma anche mentalmente perché ho condiviso 24 su 24 con qualcuno e stare sempre a contatto con le persone soprattutto quando vuoi semplicemente un po’ di tranquillità è stato in parte frustrante. Onestamente devo dire che quando camminavo riuscivo a distaccarmi un po’, riuscendo a stare con me stessa e il cinguettio degli uccellini e ogni tanto anche con il fruscio di qualche ruscello. 

Al ritorno in molti mi chiesero se mi sentissi cambiata o se il cammino avesse portato qualcosa di “magico” nella mia vita e io onestamente risposi di no, anche se è stata meraviglioso e spero di poterlo rifare una anche più volte in futuro. Francamente in quei giorni ho avuto modo di pensare a tutta la mia vita passata e come ero arrivata dove sono ora e più che sentirmi cambiata ho riflettuto sulla mia crescita fino ad ora. Non so perchè ma ho preferito concentrarmi su qualcosa che è già avvenuto piuttosto che accentrare la mia attenzione su qualcosa che non sappiamo se succederà o no, come il futuro. 

Due giorni dopo essere tornata a casa era Pasqua e a dirla tutta è stata la Pasqua più tranquilla della vita, ognuno ha cucinato il suo e abbiamo mangiato tutti insieme e non c’è stato nessun festeggiamento in particolare. Al pomeriggio poi io, Martyna e Sofia siamo andate a fare un giro in centro per farci una camminata e berci un caffè in compagnia, così siamo rimaste a parlare del più e del meno e abbiamo concluso la giornata guardando un film insieme. 

Pochi giorni dopo sono andata a Ovar per un training con altri volontari del progetto Acting local changing global, ovvero il progetto alla quale sto facendo parte all’interno della Croce Rossa portoghese. E’ durato tre giorni ed è stato praticamente il training iniziale dove ho conosciuto altri volontari che come me sono arrivati verso Febbraio ma stanno svolgendo il loro volontariato in altre città del Portogallo. In totale eravamo 7 tra cui 5 italiani (compresa me) e altre due ragazze turche, son stati dei giorni veramente bellissimi, abbiamo condiviso molto e per qualsiasi cosa ci siamo aiutati. In tutta onestà son stata davvero ma davvero bene, avevo bisogno di conoscere qualcuno del mio stesso paese che come me, sta vivendo questa avventura e sta facendo parte a questo volontariato, infatti ci siamo legati molto.

Di fatto, verso fine mese sono venuti qui a Braga a trovarmi e abbiamo passato un bellissimo weekend, hanno conosciuto anche i miei coinquilini e tutti insieme ridevamo, mangiavamo e scherzavamo molto e sono sicura che li rivedrò presto!

Le attività invece procedono a gonfie vele, ora ho iniziato un altro piccolo progetto che si chiama JVC IN ACTION, facciamo parte io, Beatriz, Martyna, Sofia e altre volontarie e consiste nella preparazione e organizzazione del prossimo Youth Exchange che si terrà qui a Braga. In poche parole lo Youth Exchange è uno scambio giovani dove alcuni giovani provenienti da determinati paesi vengono a Braga per parlare, confrontarsi, svolgere attività e giochi di ruolo in base ad una tematica. Per esempio l’ultimo Youth Exchange che si è svolto qui a Braga è stato a Marzo e la tematica affrontata era “Equality has not gender”. Se mai dovesse interessarvi su internet cercate “Youth Exchange / Erasmus +” e avrete tutte le informazioni. 

Per concludere Aprile è stato un mese pieno di emozioni e come gli altri mesi precedenti è passato rapidamente ma devo dire che ogni giorno lo sfrutto al massimo e colgo ogni occasione per arricchire il mio bagaglio!

Il diario di maggio

Maggio è stato un mese molto intenso e allo stesso tempo indimenticabile. Molte emozione, avventure e pianti ho condiviso con persone meravigliose. 

Per iniziare io e Oscar siamo riusciti ad entrare al teatro di Braga, è stato veramente uno spettacolo anche se non abbiamo capito nulla di ciò che dicevano ma solamente l’esperienza di aver avuto la possibilità di entrarci è stata molto forte. 

La seconda settimana di Maggio qui a Braga si è tenuta una festa tipica universitaria che si chiama “Enterro da Gata”. È iniziata un venerdì alla stazione dei treni dove tanti, tantissimi studenti universitari fanno una processione portando dalla stazione fino a una piazza dov’è situato un edificio dove risiede il direttore dell’università, una bara vuota (anche se ci hanno raccontato che in verità tantissimi anni fa all’interno della bara c’era una gatta morta). Giunti a destinazione tutti insieme cantano, ballano e bevono. 

Questo in realtà è solamente l’inizio perché poi la festa continua per tutta la settimana al Forum di Braga, è semplicemente un luogo nel quale si possono svolgere eventi sia all’interno sia all’esterno dove per entrambi è montato un enorme palco. Internamente erano montati anche dei piccoli chioschi e ognuno di essi era una facoltà dell’università. Esternamente al contrario, c’erano montati dei tavoli e erano presenti dei street food. In questo caso il nostro “compito” di Cruz Vermelha era di parlare con le persone riguardo la prevenzione di droghe e alcool e avvisare che dentro il festival c’era un apposito spazio chiamato “Gata saude” che nel caso loro stessi o un loro amico non si sentisse bene potevano andare tranquillamente lì e trovare qualcuno che si prendesse cura di loro finchè non si sarebbero sentiti meglio. 

Pochi giorni dopo, ho preparato lo zaino per andare a Macedo de Cavaleiros, dove si è tenuto l’ultimo training per i volontari che hanno iniziato prima di me quest’esperienza, tra cui anche i miei coinquilini. Noi “nuovi” volontari siamo stati invitati per gli ultimi due giorni, in questo modo i “vecchi” e “nuovi” volontari avrebbero avuto la possibilità di conoscersi. La sera del nostro arrivo ci hanno preparato una piccola attività per conoscere più approfonditamente le loro esperienze, i progetti che la croce rossa segue all’interno di quel paese e in eventuale se sono riusciti a creare un progetto personale.

 Il giorno seguente tutti insieme siamo andati in un lago che si trovava nelle vicinanze della struttura dove eravamo alloggiati per svolgere l’attività di kayak, è stato veramente bello e ci siamo divertiti molto. Il resto della giornata è continuata in un parco dove abbiamo fatto un pic-nic ed infine abbiamo preso l’autobus per tornare a casa.

Il 13 maggio, ovvero il giorno dopo il nostro ritorno c’è stata la finale dell’Eurovision e a casa sono venute tantissime persone, abbiamo stampato le bandierine di ogni paese delle persone presenti, abbiamo riso, scherzato e votato tra di noi. Mi sono divertita tantissimo e vedere così tante persone a casa mi hanno trasmesso tantissima gioia. 

È arrivata poi, una settimana che personalmente non è stata facile, l’ultima settimana di Sofia, è stata la prima ad andare perchè la fine del suo progetto è stato il giorno 22 maggio. In questi ultimi momenti ho cercato di stare con lei molto tempo, le ho voluto veramente bene, come tutt’ora ovviamente e per me è stata come una mamma, parlavamo tantissimo e non solo di cose superficiali, al mio arrivo mi è stata molto vicina, insieme ne abbiamo affrontate parecchie e non saprò mai ringraziarla abbastanza per tutto l’aiuto che mi ha dato! Un giorno io, Martyna e Sofia ci siamo concesse un giorno di spiaggia, ed è stata la prima volta che ci andavo e che vedevo l’oceano.. wow, che freddo e che onde, credo di averne un pò paura quindi sicuramente il surf non sarà un sport che proverò. Siamo andate in una spiaggia che si chiama “Capela do Senhor da Pedra”, è molto bella, semmai dovreste trovarvi nei paraggi la consiglio 😉

Per terminare la splendida giornata ci siamo fermate a Porto per vedere il tramonto ed è stato molto emozionante, mi ha riempito il cuore condividere questi momenti con entrambe. Nel centro di Braga si è tenuto un festival che si celebra ogni anno: “Braga Romana”, tutte le strade del centro si riempiono con stand dove vendono incensi, gioielli, le persone sono vestite come ci si vestiva un tempo, stand gastronomici, un palco dove si svolgevano vari spettacoli e molto altro. Arrivato il 22 maggio abbiamo accompagnato Sofia alla stazione dei bus e con tante lacrime agli occhi l’abbiamo salutata e stati tutti assieme fino all’ultimo. 

Infine i giorni a seguire sono stati molto tranquilli, eravamo tutti un po’ scossi per la partenza di una nostra compagna ma coscienti che la vita continua anche noi abbiamo proseguito facendo il nostro. 

Un’altra piccola novità è che mi hanno chiesto di diventare “responsabile” della distribuzione di alimentari che si tiene una volta al mese. Praticamente sono tre giorni verso la metà del mese dove un numero totale di famiglie, le quali serve un aiuto per il cibo perché hanno una situazione economica incomoda, vengono presso la sede della croce rossa e gli si prepara una cassa con una determinata quantità di cibo e loro se la portano a casa. La mia figura sarebbe quella di coordinare un po’ il processo, per esempio viene la famiglia, mi dice il nome e io insieme ad altri volontari cerchiamo la cassa e se c’è qualche alimento da aggiungere come i surgelati, viene aggiunto e poi gli si porta la cassa. Io ho un foglio che devono firmare e una volta firmato tornano a casa. Ad ogni famiglia gli viene comunicato un orario per venire a ritirare il cibo e se non si sono presentati a quell’ora, dopo 20 minuti circa ci si mette in contatto per sapere se c’è stato un problema o se vengono direttamente il giorno dopo. Onestamente non è nulla di impossibile, però mi ha fatto felice sapere che hanno pensato a me per ricoprire questa “postazione”. 

Vediamo ora cosa mi riserva Giugno, vi terrò aggiornati! 😉

Il diario di giugno

Un mese di saluti, specialmente di arrivederci ma c’è stato anche un benvenuto. Partiamo dai primi del mese dove ormai aveva iniziato il conto alla rovescia prima che anche Martyna e Oscar tornassero a casa e fino al 15 giugno ovvero la data dove Marty ci avrebbe salutato, abbiamo continuato a vivere bellissime avventure e scoprire nuovi luoghi. 

A inizio mese mi è stata data la possibilità di andare a Lisbona un giorno per fare una formazione riguardo un progetto che si svolge durante l’estate chiamato “#OMEUSOL”. Lo “sponsor” di quest’anno per questo progetto è LA ROCHE-POSAY e due ragazze che avevano il ruolo da rappresentanti ci hanno parlato dei vari problemi che si possono riscontrare se prendiamo il sole senza mettere la crema solare. È stato decisamente interessante e direi che mi ha fatto aprire gli occhi anche su questo tema e da oggi sicuramente ci starò più attenta. Dopo aver avuto una mattinata più teorica, il pomeriggio poi abbiamo affrontato delle piccole attività e parlato con altre persone che facevano sempre parte della croce rossa, riguardo a cosa fanno nel loro paese per promuovere e svolgere questo progetto.

Il giorno dopo a Braga si è svolta una manifestazione in merito ai diritti LGBT, quel giorno stava piovendo ma nonostante il brutto tempo la manifestazione si è tenuta lo stesso e per la seconda volta nella mia vita ho partecipato a una manifestazione insieme a Oscar e Martyna.

La prima domenica di giugno siamo andati ad una esposizione in un museo a Porto e anche lì non sono mancate le risate e la gioia di stare insieme. Per concludere la giornata siamo andati al mare e guardato il tramonto, son stati decisamente dei momenti emozionanti sapendo che presto ci saremmo salutati.

L’8 di giugno qui a Braga è stata festa quindi avevamo un giorno libero e ovviamente per non stare a casa, siamo andati a fare una camminata in montagna io, Oscar, Martyna e Carla, un’ex volontaria della croce rossa che è diventata molto amica con Marty e lei essendo di Braga ha la macchina quindi per noi è stato più facile spostarsi. 

Siamo andati a Geres un parco nazionale situato nel nord del Portogallo e vicino a Braga. All’inizio c’è stato sole ed eravamo molto contenti fino a quando non ha  cominciato a essere super nuvoloso e da un momento all’altro ci siamo ritrovati un bel temporale sopra la testa. Diciamo che il tempo in Portogallo soprattutto qui nel nord almeno cambia rapidamente. Beh, che dire sicuramente non ero in una situazione confortevole però grazie ad una formazione alla quale avevo partecipato ho cercato di tenere a freno i nervi e restare relativamente calma. Stavamo passando un fiume saltando tra una roccia e l’altra quando da lì a poco ha cominciato a piovere molto forte, iniziamo a camminare sotto la pioggia sperando di trovare un piccolo riparo e ci siamo accorti che c’era un piccolo rifugio. Onestamente, non era assolutamente il rifugio più sicuro del mondo dato che il tetto era fatto di lamiera e come è ben risaputo durante un temporale è meglio stare alla larga da oggetti che possono attirare fulmini ma noi, penso per stupidità, per non volerci bagnare di più di quello che ormai eravamo ci siamo riparati li sotto aspettando che quella situazione passasse il più in fretta possibile. Fortunatamente il tutto sarà durato 15/20 minuti anche se sono stati infiniti e come ho già detto, il tempo cambia molto velocemente e appena il temporale è passato è tornato il sole. Abbiamo tentato di asciugarci il meglio possibile e io con la mia mania di portarmi sempre un cambio di vestiti, siamo riusciti a dividerci dei vestiti asciutti e a cambiarci in modo da non essere tutti bagnati fradici e continuare con la nostra avventura. Ci avviamo nuovamente verso la nostra meta che fatalità si trovava lì a pochi metri, era una piccola piscina naturale con una cascata, che meraviglia! Francamente, mi ero pure portata il costume per fare il bagno ma a dirla tutta di acqua e di bagnarmi nuovamente non volevo più saperne nulla. Ci decidiamo di tornare indietro e nel bel mezzo del nostro cammino di ritorno comincia a essere rapidamente nuvoloso, per nostra fortuna ci stavamo avvicinando ad un masso molto grande il quale c’eravamo fermati pure all’andata per mangiare qualcosa, era veramente enorme e ci si poteva coprire cosi grande gioia quando ha cominciato a piovere nuovamente eravamo già sotto di esso e sicuramente anche più al sicuro. Tutto è bene quel che finisce bene si dice, anche la nostra avventura è finita in tale modo, siamo arrivati alla macchina coscienti che quella giornata non l’avremmo mai dimenticata, soprattutto per tutta la fortuna che abbiamo avuto.

Giunti al nostro “ultimo” weekend insieme, sempre i 4 moschettieri, ovvero io, Marty, Oscar e Carla abbiamo deciso di andare a Porto e a dire la verità è stata proprio una bella giornata, ho visitato luoghi dove non c’ero mai stata prima e ci siamo divertiti molto concludendo con una bella cena in compagnia!
Arriva il giorno di salutare Marty, la mattina sono stata con lei la mattina e al pomeriggio l’abbiamo accompagnata fino alla stazione degli autobus, il secondo arrivederci, che sensazione di tristezza. Siamo tornati a casa io, Oscar e Alex ma il clima a casa non era uno dei migliori però tutto questo fa parte dell’avventura quindi gambe in spalla e la vita continua. 

Due giorni dopo, ovvero sabato 17 iugno, anche Oscar sarebbe ritornato a casa ma nel suo caso con una piccola differenza, io sarei andata con lui. Ebbene sì, sono andata a Valencia per il fine settimana fino a martedì. È stata una decisione che in realtà avevamo preso ancora a marzo ma è stata decisamente una bella decisione, sarebbe stato troppo triste accompagnare pure lui alla stazione e tornare a casa sapendo che ormai che casa era mezza vuota e poi avevo voglia di ritornare in Spagna per alcuni giorni, quindi due piccioni con una fava direi. 

Son stati dei giorni meravigliosi, abbiamo festeggiato il suo compleanno mangiando una paella al mare, ho conosciuto i suoi amici che sono delle persone magnifiche, siamo andati a Valencia centro e ci siamo divertiti molto. Però, i giorni passarono velocemente e il giorno di ritorno arriva in fretta, questa volta ero io che prendevo un aereo per ritornare a casa o meglio, per tornare a Braga. 

Dal ritorno dalla Spagna fino a fine mese non mi sono mai fermata, ero spesso fuori casa per via dei progetti e il che era un bene dato che ormai la casa era totalmente vuota. Anche Alex aveva fatto ritorno nei giorni in cui ero a Valencia quindi l’avevo salutato prima di partire perchè sapevo che al mio ritorno non ci sarebbe stato. 

A dir la verità non è stato un problema stare a casa da sola poichè da quando sono qui non è la prima volta dato che tra un training e l’altro ai quali i miei coinquilini dovevano partecipare ero sola, stavo peggio se uscivo dalla stanza e vedevo che tutte le stanze erano vuote, senza vedere fotografie al muro e tutti i loro oggetti che le personalizzavano. 

23 giugno, “DIA J” tuttavia non ho ancora ben capito che giorno è ma penso sia legato alla festa di Sao Joao che e il patrono delle città di Braga e Porto. Quel giorno con alcuni volontari e lavoratori della Cruz Vermelha siamo andati alla Praia Fluvial de Prado, è praticamente un parco vicino Braga dove c’è un grande fiume e la gente va li farsi il bagno, prendere il sole, tutte le cose che puoi fare in spiaggia si fanno anche lì, ma al posto della sabbia c’è dell’erba e al posto del mare c’è un fiume. Noi abbiamo iniziato la mattinata facendo un’attività per presentarci e conoscere i nostri nomi perché non tutti ci conoscevamo a seguire grazie a Jessica, una lavoratrice in Cruz Vermelha ci ha fatto una lezione di yoga. È stata la prima volta che lo facevo e wow, che calma interiore, c’era anche una leggera brezza del vento che mi accarezzava la pelle, una sensazione indescrivibile. Per rinfrescarci abbiamo fatto un bel bagno nel fiume l’acqua era leggermente fredda ma sopportabile. Per pranzo abbiamo “organizzato” un porta e offri e sedute in cerchio ci siamo fatte proprio un bel pic-nic. Durante il pomeriggio abbiamo fatto paddle surf e kayak. È stata proprio una bella giornata peccato che non si finita qui, come ho anticipato questo giorno è festa a Braga allora alla sera sono uscita con Beatriz e il centro era pieno ma pieno di persone con i mano dei piccoli martelli di plastica da dare in testa alla gente e sfortunatamente, anche delle piante di aglio queste al contrario da mettere in faccia alla gente. Questo perché è una tradizione che si fa durante questa festa, non ho mai visto il centro così, ogni tanto se si guardava in cielo c’erano pure delle lanterne cinesi anche quest’ultime si usano sempre come tradizione. Il centro era così vivo, colorato e pieno di musica in tutti i lati. C’erano molti palchi con diversi tipi di musica, abbiamo ballato un po’ e ci siamo divertiti però non troppo tardi ho fatto ritorno a casa perchè la sveglia alle 6:00 avrebbe suonato. 

Ovviamente perchè mettere una sveglia alle 6:00 di sabato dopo essere stata alla festa della città? Perché quel fine settimana non volevo rimanere a casa da sola allora ho preso un autobus per andare da Sirin a Vale de Cambra. A inizio mese a me e agli altri volontari conosciuti durante il nostro primo training, ci aveva chiesto se passavamo questo weekend da lei per stare tutti insieme, per ritrovarci e con l’occasione scoprire anche nuovi luoghi. Non ho esitato due secondi a dire di sì, specialmente sapendo che quel fine settimana sarei stata sola e se non avesse chiesto di andare da lei avrei chiesto io di venire Braga, ma dato che l’hanno già visitata è stata un’ottima occasione di spostarmi e continuare a visitare il Portogallo. Sfortunatamente gli altri volontari non potevano allora c’eravamo solo io e lei. Dopo vari cambi di autobus verso le ore 11 arrivo a Vale de Cambra una cittadina non tanto grande, ci siamo abbracciate forte eravamo molto contente di rivederci. Mi ha fatto vedere la sua “realtà” ed io ero molto contenta è totalmente differente dalla mia, lei vive in un centro della Cruz Vermelha che aiuta ragazzi minorenni in situazioni di disagio in famiglia. Ovviamente ha un appartamento isolato ma è sempre situato all’interno del centro, che condivide con un’altra volontaria. Pranziamo insieme, conosco i ragazzi e le persone che lavorano dentro quindi sempre lavoratori della Cruz Vermelha e verso le 16:00 andiamo in un posto FANTASTICO! Non ricordo come si chiama esattamente ma siamo in un fiume dove c’è una piccola cascata, così in mezzo alla natura, così tranquillo che spero di ritornarci almeno un’altra volta nella mia vita. Il giorno seguente siamo andate in una panoramica dove c’era una vista fantastica e per concludere siamo andate a visitare Arouca. Quel pomeriggio poi, ho preso l’autobus per tornare a casa. 

Per concludere è arrivata l’ultima settimana di giugno dove arriva il nostro primo benvenuto: Joseff. E’ un nuovo volontario, viene dal Galles e al contrario del mio progetto lui faceva parte della British Red Cross ed è venuto a fare questo scambio come volontario nella Cruz Vermelha Portuguesa. È simpatico e ha un accento che faccio un po’ fatica a comprendere ma sono sicura che sarà tutta una questione di abitudine calcolando che il giorno 11 luglio arriveranno altre due ragazze sempre dal Galles che come lui fanno questo scambio. Questo è un piccolo spoiler del prossimo mese, ma lasciamolo tra gli da raccontare a luglio. 

Il diario di luglio

Luglio è stato un mese di molta compagnia e conoscenze nuove però, nonostante ciò ci sono stati anche dei giorni che in passato temevo potessero succedere e sfortuntamente così è stato. Ricordiamo però, di non abbattersi troppo. Bisogna anche avere la forza di prendere in mano la situazione e migliorare ciò che non sta andando bene.

La fine di giugno è arrivato un nuovo volontario Joseff dal Galles e durante la prima settimana giustamente essendoci solo io è rimasto molto tempo con me e diventando così la volontaria più “vecchia”, l’ho portato a vedere i progetti ai quali faccio parte, gli ho mostrato la città e fatto provare anche il cibo tipico che a sua volta gli altri volontari avevano fatto con me.

Un venerdì abbiamo festeggiato anche il DIA DO COLABORADOR dove erano invitate tutte le persone che fanno parte della Cruz Vermelha e anche se in parte di volontaria sono stata invitata pure io. Siamo andati nel giardino di Creche e mentre aspettavamo che tutte le persone arrivassero abbiamo fatto delle attività divertenti. Verso le ore 19.30 abbiamo iniziato a mangiare e la cena è stata a buffet! Per concludere la serata abbiamo messo un po’ di musica e ballato finché non ha iniziato a piovere e allora siamo andati tutti a casa.

Due giorni dopo quindi, di domenica, sono partita per andare a fare il mio “ON-ARRIVAL” training, non ha avuto molto senso dato che l’ho fatto dopo 5 mesi il mio arrivo in Portogallo però vabbè, dato che non ero l’unica ovviamente i trainers hanno affrontato anche temi relativamenti futuri o meglio, ci hanno dato alcune indicazione su cosa fare dopo il nostro progetto. Durante quei 6 giorni ho conosciuto veramente tante persone ed ero molto molto contenta, siamo andati a Serra da Estrela, è una catena montuosa dov’è situata la vetta più alta del Portogallo. Il clima e la vista erano fenomenali, siamo stati veramente a contatto con la natura anche durante alcune attività, abbiamo avuto la possibilità di farle fuori, in un parco o addirittura in piscina. Eravamo un bel gruppo e avevamo molto da raccontare dato che venivamo da progetti differenti. L’ultima sera è stata veramente bellissima, abbiamo mangiato in una stanza solo per noi e ci hanno preparato la paella, credo sia una cosa tipica quando li vanno grandi gruppi a fare vari training per fargli passare una bella serata, penso. Per concludere la serata infatti abbiamo ballato e scherzato tanto sapendo che quelli sarebbero stati gli “ultimi” momenti insieme. Il giorno seguente, quindi il giorno della partenza, non ero molto giù (ovviamente quando si vivono determinati giorni con persone con le quali si sta bene è sempre un giorno un po’ “triste” quando si deve andare via). Quel giorno però, ero particolarmente felice perché al mio ritorno a Braga avrei trovato mia sorella Lisa e Giorgia, una nostra amica, che erano venute a trovarmi. È iniziato il nostro tour il giro per il Portogallo. Abbiamo noleggiato la macchina e per una settimana siamo state assieme scoprendo nuovi luoghi anche per me. La meta finale è stata Lisbona ma lungo il tragitto ci siamo fermate anche nelle città di Porto, Aveiro, Nazarè, Tomar, Fatima e lungo il tragitto abbiamo fatto una grande deviazione per colpa mia. Nella Pousada da Juventude di Serra de Estrela dove avevo fatto il training la settimana precedente mi sono dimenticata lì una giaccia quindi, dato che avevamo la macchina siamo andate a prenderla.

Nonostante tutto son stati veramente dei giorni meravigliosi, pieni di risate! La sera del mio ritorno a Braga, mi sono subito diretta verso il centro di gioventù dove si stava svolgendo lo Youth Exchange. Era già iniziato il giorno precedente e al mio arrivo mi sono presentata al gruppo. La tematica affrontata durante la settimana è stata “Mental health and Wellbeing”. L’argomento affrontato è stato decisamente interessante e nonostante avessi dato una mano ad organizzare le attività quando le si vedono messe in atto è veramente una bellissima soddisfazione. È stata una settimana indimenticabile, ho conosciuto nuove persone, fatto nuove amicizie e preso atto che decisamente non siamo tutti uguali e che rispettare il prossimo è sempre importante specialmente quando non si conosce la sua storia.

Finite queste tre settimane, decisamente intense, sono iniziati dei giorni che non sono stati il massimo per me. Ho iniziato a vivere con nuove persone con abitudini diverse, paese diverso (anche se venivano tutti dal Galles) e nonostante tutto, non avevo ancora preso atto del cambiamento che stavo per affrontare, forse perchè non volevo accettare tutto ciò o forse perchè pensavo fosse più facile, solo vivendo tutto in prima persona ho capito che non era facile come pensavo. Come ho detto non sono stati dei giorni facili, mi sono chiusa molto in me stessa e con i nuovi volontari non stavo molto bene. Quando si vivono queste situazioni o si continua a rimanere chiusi in sé stessi o si prende in mano il tutto e si fa il possibile per risolvere e cominciare a stare bene, soprattutto perchè si vive insieme. Abbiamo parlato fortunatamente nella maniera più tranquilla possibile, ognuno ha detto la sua e fortunatamente tutto è andato per il meglio così abbiamo terminato il mese festeggiando il compleanno di Georgia e ci siamo divertiti!

Come si dice, tutto è bene quel che finisce bene.

Il diario di agosto

Agosto lo definirei un mese di totale tranquillità, sfortunatamente non molto da raccontare in merito a 31 giorni. Il mese è passato molto serenamente, alcuni progetti hanno chiuso per ferie quindi bene o male il mio orario cambiava in base ai progetti che erano aperti. 

All’inizio del mese però c’è stato un piccolo “arrival training” per i nuovi volontari e per altri volontari occupati in un altro progetto al di fuori della croce rossa, che è sempre situato nella città di Braga. Io ne ho fatto parte perchè la mia coordinatrice mi ha chiesto e l’ho trovata anche buona idea per conoscere meglio i nuovi volontari con i quali stavo vivendo e per conoscere nuove persone. 

Un fine settimana poi, per fare qualcosa di diverso sono andata ancora a Vale de Cambra per visitare Sirin (sempre un’altra ragazza che come me sta facendo volontariato nella Croce Rossa ma in quella città). Abbiamo trascorso dei bei giorni insieme e una giornata siamo andati a Costa Nova per fare paddle surf e ci siamo divertite tanto! 

Ho iniziato anche un nuovo progetto: “Equipa de Rua”, in questo caso i “protagonisti” sono persone senza tetto e/o consumatori di droga. È un tema molto ampio direi, ma per riassumere durante la mattina si va in due appositi luoghi dove le persone che consumano droga (la maggior parte si tratta di eroina) viene dove c’è l’apposito van della Croce Rossa e gli va dato il metadone. Durante i pomeriggi invece si va più in giro per la città dove sappiamo di trovare gli utenti e gli viene fornito un “pocket food” chiamato “lanche”. La sera invece, se è inverno viene fatta la “ronda” tutte le notti, al contrario durante l’estate viene fatta solamente una volta a settimana e si tratta semplicemente di vedere se stanno bene, dare una coperta, acqua e del cibo. Io nel frattempo sono più impegnata per quanto riguarda l’attività pomeridiana ma ho sperimentato anche quella mattutina. 


Margherita in Turchia

Margherita ha 22 anni e da marzo si trova a Siirt (Turchia) per il progetto “Step by Step ESC in Siirt”. Il suo progetto è uno short term da 2 mesi.

Leggi il racconto e guarda le foto

Siirt è una cittadina molto piccola, e nonostante io stia avendo solo esperienze estremamente positive con i locali, è vero che possono essere un po’ di strette vedute: una buona parte non è mai uscita dalla città, ancora meno dalla Turchia. L’obiettivo principale di questo progetto, quindi, è quello di cercare di farli aprire un po’, e di insegnare loro dell’esistenza di altri Paesi e culture.

Nello specifico, le attività che stiamo facendo al momento sono molto legate all’insegnamento dell’inglese ai locali: ogni lunedì andiamo in un liceo qui vicino e partecipiamo alla loro lezione di lingua; prima uno di noi presenta il proprio Paese, poi li facciamo parlare un po’ con noi in gruppetti. I ragazzi hanno davvero tanta voglia di imparare, sono i primi ad approcciarti e a volersi esercitare, il che ci fa capire che quello che facciamo è comunque apprezzato.

Due sere alla settimana organizziamo poi lo speaking club, dove organizziamo giochi e dibattiti (anche in base al livello dei partecipanti) per locali che vogliono migliorare il loro livello di inglese. Anche qui ho visto un alto interesse alla partecipazione, ed è stato anche un ottimo modo per conoscere la comunità locale; non che serva, visto che sono tutti estremamente amichevoli e generosi: nonostante la maggior parte dei cittadini di Siirt non parli l’inglese, cercheranno sempre di darci una mano se ne abbiamo bisogno, o di chiacchierare con noi, di offrirci qualcosa.

L’associazione ha poi organizzato delle attività solo per noi, come le lezioni di turco e attività sportive. Una mattina siamo andati in un asilo ad aiutare le maestre, mentre altri volontari facevano una “computer lesson”, e sabato hanno organizzato una “cultural night” per noi e chiunque volesse venire: ognuno di noi ha cucinato un piatto del nostro Paese, e preparato una breve presentazione. I locali hanno fatto lo stesso, ed abbiamo passato una bellissima serata tutti assieme, con alcuni ragazzi che suonavano e cantavano canzoni turche e curde ed altri che cercavano di insegnarci i balli tradizionali.


Carolina in Francia

Carolina ha 27 anni e da settembre si trova a Parigi per il progetto “Challenge misery by building and learning together!” con il Corpo Europeo di Solidarietà.

Il progetto a cui partecipa si propone di aiutare coloro che vivono in alloggi sociali attraverso il miglioramento e l’abbellimento dell’edilizia popolare. Queste attività portano, a loro volta, alla costruzione di una maggiore coscienza comune dei quartieri più periferici nelle quali i volontari portano le loro attività.

Clicca qui sotto per saperne di più!

Il diario del primo trimestre

Mi chiamo Carolina ed ho iniziato il mio progetto ESC a settembre 2022. Mi trovo attualmente a Parigi, con l’associazione Compagnons Batisseurs, che si occupa di migliorare le condizioni di vita delle persone che vivono in alloggi sociali nella cintura periferica di Parigi, nel dipartimento dell’Ile-de-France. Con l’Associazione vengono organizzate diverse attività, che vedono coinvolti gli abitanti nel miglioramento degli alloggi e nell’organizzazione di ateliers e di workshops, tesi alla creazione di un senso di comunità e di solidarietà tra tutti coloro che vivono nei “bâtiments sociaux”.

Sin dai primi giorni qui, ciò che mi ha maggiormente colpito è stato l’entusiasmo e la gratitudine con cui i residenti accolgono le iniziative lanciate dall’associazione. Tra le diverse attività di questi mesi abbiamo costruito, sempre insieme ai cittadini, due panchine/giardiniere, così da poter “impreziosire” gli spazi pubblici dei quartieri più poveri ed incentivare lo sviluppo dell’area ed il contatto tra gli abitanti. È stato veramente emozionante vedere come persone di qualsiasi fascia d’età, dalle mamme con i bambini, ai pensionati, ai giovani, abbiano deciso di prendere parte al workshop. Inoltre una volta la settimana vengono organizzati degli atelier creativi, quali mosaici, pittura, cucito, ed è stimolante assistere alla partecipazione dei “gruppi dei fedelissimi”, spesso anziani residenti nel complesso, super affiatati, che vivono lo spazio dell’associazione come un prolungamento della loro casa e non mancano mai a nessun incontro.

Ma come ho vissuto io questi primi mesi? Devo dire che inizialmente è stato piuttosto complesso, probabilmente perché sono arrivata qui senza sapere un’acca di francese e come dal più scontato dei cliché, i francesi non hanno particolare piacere a parlare inglese, né tantomeno sono ben disposti verso chi non parli la loro lingua. Pian piano nel corso del tempo, di pari passo all’aumento delle mie competenze linguistiche, inizio a sentirmi un po’ di più la benvenuta, il mio obiettivo adesso sarà quello di riuscire a stringere delle amicizie sincere con questi francesi, tanto simili, quanto diversi dai socievoli italiani. Ho avuto il piacere di conoscere anche altri volontari ESC, provenienti da tutta l’Europa, coinvolti in diverse associazioni ed è sempre bello vedere come vi sia una forte solidarietà e apertura culturale tra tutti i giovani che decidono di partecipare all’ESC e vivere un periodo all’estero! Sono curiosa di vedere come andranno i prossimi mesi, vi tengo aggiornati!

Il diario del secondo trimestre

Continua la mia esperienza con i Compagnons Batisseurs a Parigi. Finalmente abbiamo superato questo lunghissimo inverno e la città inizia finalmente a sbocciare. Non vedo l’ora di vedere le terrazze e il lungo Senna pieni di gente e di fiori, sono certa che sarà meraviglioso! Di pari passo migliorano anche le mie abilità con la lingua francese e la mia integrazione sociale, inizio finalmente a sentirmi più a casa.

L’attività di volontariato procede a gonfie vele, il clima dell’Associazione è veramente molto piacevole ed amichevole, sono tutti molto giovani e dinamici. Negli ultimi mesi abbiamo organizzato dei nuovi cantieri, tra cui delle piccole ristrutturazioni (posa di pavimenti e tinteggiature di muri) di appartamenti in grandi edifici di residenza sociale. È sempre molto interessante sentire le storie di chi abita queste strutture, alle volte anziani soli che con le proprie mani hanno costruito mobili e ridipinto arredi, alle volte immigrati che hanno cercato in Francia una vita migliore.

Altrettanto stupefacente rimane, inoltre, il forte contrasto tra la Parigi patinata e romantica che siamo abituati a vedere nei film e la realtà più sociale e spesso degradata delle grandi periferie che contornano la capitale. Parlando con gli abitanti di queste città (e parliamo proprio di realtà che tutto sono fuorché piccole – alcune superano i 100.000 abitanti) scopro come sono nate queste grandi periferie e perché ancora ad oggi siano così lontane dall’elegante e godereccia capitale francese. Mi raccontano di come attorno agli anni ’60 sia stato provato un approccio urbanistico teso a mescolare persone benestanti e persone, invece, in stato di precarietà economica. Mi spiegano che sono stati costruiti questi quartieri, costituiti spesso di grandi torri residenziali, che ospitavano ai piani terreni i servizi commerciali, gli asili e le associazioni e ai piani superiori gli alloggi, concepiti in modo tale da mescolare residenti di tutte le classi sociali, attirando il ceto più benestante con una promessa di un costo d’affitto più contenuto.

L’idea era di creare dei nuovi centri intorno a Parigi, ben collegati alla metropoli con trasporti pubblici puntuali e frequenti, ma che potessero mantenersi autosufficienti ed attrattivi per chi volesse iniziare la propria attività produttiva e commerciale nell’area. Un’alternativa valida e confortevole e perché no, un’espansione delle metropoli. Il fallimento di questo ideale ha portato a grandi distese di cemento e di edifici a torre (che raggiungono e alle volte superano i 20 piani), spesso in condizione di degrado, spesso inserite in quartieri mal connessi alla città e non in grado di offrire lavoro a chi le abita. Si sono create così delle zone ghettizzate, con una sola via di collegamento alla capitale, che sono finite per diventare aree di spaccio e di criminalità. In Francia le chiamano “zones de sécurité prioritaires” (ZSP), a sottolineare l’urgenza di intervenire sulla riqualificazione e rigenerazione dei diversi dipartimenti.

In vista delle Olimpiadi del 2024, la Regione Île-de-France (che corrisponde geograficamente a Parigi e a tutta la cintura urbana che la circonda) sta investendo moltissimo nella ricostruzione delle stazione RER (i treni che raggiungono la periferia) delle banlieue, dotandole di negozi e ristoranti, fastfood e servizi, al fine di migliorare l’attrattività delle zone e la qualità della vita dei loro abitanti. La periferia è tutta un cantiere continuo, nuovi edifici residenziali, nuovi spazi pubblici, una nuova promessa di miglioramento sociale e abitativo. In alcuni casi ha già funzionato, con città, come Montreuil, che stanno attirando sempre più giovani, che qui possono contare su degli affitti più bassi e su una grande offerta di attività culturali.

(Mi si prenda con le pinze nelle mie passate righe, in quanto sono frutto di dialoghi e di piccole letture, ma non di studi approfonditi sul tema). Io sono sempre più curiosa di vedere nuove realtà e di scoprirne la storia. Chissà come si svilupperà l’altra faccia di Parigi nei prossimi anni!

Il diario del terzo trimestre

Il sole e il caldo sono arrivati anche qui e la città è un fiorire di bar e di persone che ballano e bevono vino lungo la Senna. Direi che come atmosfera non è niente male. La primavera e adesso l’estate hanno portato nuovi interessanti progetti all’associazione e ogni settimana è piena di nuove attività.

In questi mesi ho avuto l’opportunità di muovermi molto tra le varie sedi dell’associazione nelle diverse regioni di Francia e di fare un paio di viaggi molto interessanti. Sono stata ospite alla sede di Clermont-Ferrand, dove ho assisto al cantiere di ristrutturazione di un vecchio casale nella campagna della regione dell’Avernia-Rodano-Alpi. C’era questa giovane famiglia che viveva in un camper nell’attesa di potersi trasferire nella nuova casa e intanto alternava lavori in casa al proprio lavoro. Mi ha molto sorpresa la determinazione e la volontà di costruire da sé la propria abitazione, come del resto la scelta, difficile, ma allo stesso tempo entusiasmante, di vivere un paio di anni della propria vita in un ambiente ristretto come quello di un van.

Sono partita poi per una missione a Tours, un piccolo gioiello di città nella regione della Loira. Abbiamo aiutato un’anziana signora a ristrutturare il proprio bagno, al fine di rendere possibile l’accesso anche a chi, per problemi motori, non fosse più in grado di accedervi comodamente. Mi ha molto commossa la gentilezza e la dignità di questa donna, che, pur non avendo grandi mezzi a disposizione, ha fatto di tutto per accoglierci al meglio. Mi ha intenerito molto vedere quanta fiducia e riconoscenza avesse nell’associazione e quanto per lei significasse quello che stavamo facendo.

Ho anche partecipato ad una formazione in video-making e reporting, che mi ha dato l’occasione di visitare anche la bellissima città di Rennes, capoluogo della Bretagna. È stata una bella occasione per rincontrare i volontari delle altre regioni e scambiarsi opinioni e storie del nostro periodo francese. Ho visitato Nantes e l’isola di Noirmoutier, famosissima per le grandi distese di saline che la caratterizzano. C’è un mare spettacolare, caraibico, alternato ad un panorama di villette tutte bianche e azzurre, sembra di essere in Grecia. Credo di essermi seriamente innamorata di quel posto.

Alla fine di questi due mesi di grandi viaggi sono tornata finalmente a Parigi e come dicevo poco fa, l’ho vista esplodere nel massimo della sua bellezza e dei suoi colori. Abbiamo fatto dei cantieri bellissimi, tra cui un palco con delle sedute in legno per permettere ai bambini dell’asilo di Ile-Saint-Denis di fare scuola all’esterno in estate. È stato intenso e un po’ complicato relazionarmi con loro con il mio francese ancora un po’ impacciato, ma vedere tutti questi piccoli di 5 anni con in mano trapani e chiodi costruire “la loro nuova scuola” è stata una bellissima emozione e trovo che coinvolgerli sia stata un’ottima scelta.

Questa settimana, poi, si è svolta la festa per i 10 anni di Compagnons Batisseurs Ile-de-France, che si è trasformata in una possibilità di aggregazione per tutte le varie sedi dell’associazione. Vedere tutti insieme riuniti mi ha permesso di capire quante persone ho incontrato quest’anno e quante storie di vita diverse ho ascoltato. Realizzare quanti progetti siano stati portati avanti non solamente quest’anno, ma in tutti gli anni dell’associazione, è emozionante e sono sinceramente felice di aver potuto assistere ad una parte di questo grandissimo movimento.



L’immagine di intestazione è stata composta anche con elementi non di proprietà: Background vector created by freepik – www.freepik.com, people vector created by pikisuperstar – www.freepik.com.