Nicola Gardini e Amelia Lynd alla Fiera delle Parole

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di Laila Groppi

Nicola Gardini, classe ’65, è scrittore, studioso e docente di Letteratura Italiana del Rinascimento e Letteratura Comparata ad Oxford.

Non si tratta di un esordiente, questa volta, ma Le parole perdute di Amelia Lynd (Feltrinelli, 2012) è un emblematico caso di educazione sentimentale attraverso la letteratura. Un romanzo che presenta, allo stesso tempo, un percorso di formazione e una proposta di lettura del reale e che, per questo, è stato inserito nella programmazione principale degli incontri fissati da Progetto Giovani in occasione della Fiera delle Parole 2012.

Ambientato nella periferia milanese degli anni ’70, in un condominio di via Icaro animato da pettegolezzi e maldicenze, il romanzo racchiude al suo interno i personaggi più disparati e due diverse tipologie di linguaggio: quello alto della letteratura – che la protagonista che dà il titolo al romanzo decide di onorare – e quello popolare e gretto dei condomini, personaggi della piccola borghesia milanese.

Distinguersi dalla comunità, sembra essere interesse soltanto di Elvira, la portinaia. Un personaggio con un’ambizione di rivalsa sociale nei confronti del piccolo mondo in cui vive e del quale si sente vittima. Elvira si presenta come una sorta di linguista del popolo: definisce le parole, crede di poter dare un tono al proprio ruolo nel palazzo nominandosi custode, parla inconsapevolmente e rozzamente per citazioni; tenta, cioè, di elevarsi pur non essendo altro, in fondo, che un’altra protagonista della ottusa vita del palazzo animata da una sola, autentica ossessione: acquistare uno degli appartamenti del palazzo per essere finalmente chiamata signora e non più portinaia.

Le smanie di Elvira sono anche attrazione di Chino, suo figlio. Un curioso adolescente dall’immaginazione fervida e stimolata costantemente dal contesto in cui vive. Ad assetare ulteriormente la fascinazione e l’intelligenza di Chino è l’arrivo della maestra Amelia Lynd, così malevolmente soprannominata dagli altri inquilini. Amelia crea silenziosamente scompiglio: è una donna velata di mistero che si configura come una figura ieratica, taciturna ma altera, impegnata nell’insolita attività di catalogare parole perdute. Amelia ha deciso, infatti, di ingaggiare una sfida con se stessa: vuole comporre un dizionario, ispirandosi al suo idolo Samuel Johnson che la porta costantemente a ricercare il valore delle parole interpretandolo come strumento di libertà personale e sociale. Questa, in realtà, non è altro che una guerra «con il fucile puntato al proprio cuore» (così l’ha definita l’autore), sempre sotto attacco del chiacchiericcio e del qualunquismo che la circonda.

Amelia è vittima di una sorta di ostracismo condominiale. Soltanto Chino, affascinato dalla sua figura atipica, riesce a farsi ‘rivelare’ delle parole, instaurando così il rapporto dottrinale fulcro del romanzo.

Amelia definisce al suo allievo due tipologie di scrittori: quelli di significati, come Pascoli, Landolfi e Gadda e quelli di parole, come Manzoni e Pellico, che lei detesta. A questa dicotomia si collega l’episodio che onora il successo del lavoro di Amelia: il discepolo educato e istruito dissente al suo mentore quando si parla di Pellico.
Questa potrebbe indirettamente essere la risposta all’interrogativo che il libro pone tra le righe: la cultura può salvare gli individui e, di conseguenza, la società? La coscienza critica maturata da Chino grazie alla letteratura e alle parole dà un barlume di speranza.

Leggere questo libro, conoscere questi personaggi e la loro crisi interiore (la voglia di riscatto sociale di Elvira, il disagio proovato dal contatto con l’esterno di Amelia e l’immaginazione e la sete di conoscenza di Chino) possono fungere da stimolo a qualsiasi pubblico per intraprendere un percorso di educazione attraverso la letteratura. Un’educazione necessaria per i ragazzi, ma fondamentale per tutte le generazioni.

La seconda parte di Le parole perdute di Amelia Lynd è ricca di riferimenti letterari e bibliografici. Questo ultimo romanzo di Gardini è, tra l’altro, preceduto da Per una biblioteca indispensabile (Einaudi, 2011). Una suggestiva selezione di cinquantadue classici (tanti quante le settimane dell’anno) della letteratura italiana. Consigli di lettura lontani da logiche accademiche, volti a stimolare riflessioni e nuove interpretazioni.

Gardini ha molti buoni consigli da dare e molte parole da far conoscere o da far apprezzare superando le logiche dell’uso superficiale nel quotidiano.

Tutti noi avremmo bisogno di vestire i panni di Chino e trovare la nostra Amelia sebbene, nella vita reale, le Amelia scarseggino. Possiamo però farci aiutare da Le parole perdute di Amelia Lynd. Come iniziazione, o come rafforzamento, di un’educazione attraverso la letteratura ma anche come palestra dell’immaginazione.