Nato a Cittadella (PD) nel 1989, Davide Sgambaro si è laureato presso l’Università IUAV di Venezia in Arti Visive e dello Spettacolo, dove frequenta anche il corso magistrale. Nell’ultimo anno ha esposto alla A+A Gallery di Venezia e frequentato il workshop di Lara Favaretto presso Fondazione Spinola Banna a Poirino (TO); a febbraio parteciperà alla mostra finale della 98ma Collettiva Giovani della Fondazione Bevilacqua la Masa di Venezia mentre a marzo parteciperà alla residenza de La Non-Maison Foundation a Aix-en-Provence, in Francia.
L’artista realizza lavori nati dall’esperienza personale come testimonianza aperta e traccia indelebile del proprio vissuto. Sempre presente nell’opera di Sgambaro una vena tragica che, mischiata all’ironia, da vita ad una narrazione nella quale un ansioso sognatore si fonde con un cinico osservatore. Le istallazioni, spesso site specific, interagiscono nello spazio-tempo andandosi a consumare; alcune scompaiono per riapparire in un secondo momento, altre si autodistruggono. L’artista da un ruolo all’oggetto recuperato quasi fosse il performer del suo passato creando metafore che raccontino un sentimento comune tra l’artista e l’opera finale.
Un affettuoso pensiero
Cartolina, ritaglio di rame, cornice, 51 x 41 cm, 1941-2016
L’opera è un lavoro di ristrutturazione di una cartolina che la bisnonna dell’artista inviò a suo marito nel 1941, poco prima dello scoppio della seconda guerra mondiale. La didascalia sul retro, oltre all’indirizzo della caserma, recita la frase che dà il titolo al lavoro, firmata “Tua Pina”. La cartolina ritrovata porta con sé tutti i segni del tempo: dall’estetica, alla posa pudica della bisnonna, fino all’angolo in basso a sinistra strappato dagli avvenimenti, una sorta di mutilazione dopo l’esperienza dell’avo dell’artista in guerra. Non potendo sapere con certezza come quel pezzo sia scomparso, Davide Sgambaro ricrea una sorta di toppa di rame, come tributo all’amore dei due protagonisti ritratti, nell’abbandono tragico della partenza per il fronte e nella loro ricongiunzione. Il materiale scelto per il piccolo intervento è di un colore caldo ma neutro, che non rappresenta la continuazione di una storia ma solamente l’azione presente (attualmente, inoltre, è un materiale oggetto di discussione, dati i numerosi casi di furto a cui è soggetto).
Il lavoro è dunque una testimonianza sentimentale da parte di una generazione differente rispetto a quella da cui proviene la cartolina, che misconosce l’intimità del reperto e ne dà un contributo prettamente affettivo, un affettuoso pensiero. Due sono le direzioni in cui si muove l’artista: la poesia dell’esperienza e l’indagine sul proprio corpo. I suoi lavori nascono da scritti personali, racconti inventati e ripresi da momenti vissuti. Il corpo è luogo di sperimentazioni, per tentare di superare i limiti psicofisici, di raggiungere l’impossibile per poi ritirarsi; il tutto svolto nell’intimità dello studio che diventa a sua volta protesi e testimone.
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