Il diario di Carolina a Parigi

Carolina ha 27 anni e da settembre 2022 si trova a Parigi per il progetto “Challenge misery by building and learning together!” con il Corpo Europeo di Solidarietà.

Il progetto a cui partecipa si propone di aiutare coloro che vivono in alloggi sociali attraverso il miglioramento e l’abbellimento dell’edilizia popolare. Queste attività portano, a loro volta, alla costruzione di una maggiore coscienza comune dei quartieri più periferici nelle quali i volontari portano le loro attività.

I racconti e le foto che seguono sono stati realizzati direttamente da Carolina, che ha scelto di testimoniare così la sua esperienza. Clicca sui titoli per leggere i racconti.


Il diario del primo trimestre

Mi chiamo Carolina ed ho iniziato il mio progetto ESC a settembre 2022. Mi trovo attualmente a Parigi, con l’associazione Compagnons Batisseurs, che si occupa di migliorare le condizioni di vita delle persone che vivono in alloggi sociali nella cintura periferica di Parigi, nel dipartimento dell’Ile-de-France. Con l’Associazione vengono organizzate diverse attività, che vedono coinvolti gli abitanti nel miglioramento degli alloggi e nell’organizzazione di ateliers e di workshops, tesi alla creazione di un senso di comunità e di solidarietà tra tutti coloro che vivono nei “bâtiments sociaux”.

Sin dai primi giorni qui, ciò che mi ha maggiormente colpito è stato l’entusiasmo e la gratitudine con cui i residenti accolgono le iniziative lanciate dall’associazione. Tra le diverse attività di questi mesi abbiamo costruito, sempre insieme ai cittadini, due panchine/giardiniere, così da poter “impreziosire” gli spazi pubblici dei quartieri più poveri ed incentivare lo sviluppo dell’area ed il contatto tra gli abitanti. È stato veramente emozionante vedere come persone di qualsiasi fascia d’età, dalle mamme con i bambini, ai pensionati, ai giovani, abbiano deciso di prendere parte al workshop. Inoltre una volta la settimana vengono organizzati degli atelier creativi, quali mosaici, pittura, cucito, ed è stimolante assistere alla partecipazione dei “gruppi dei fedelissimi”, spesso anziani residenti nel complesso, super affiatati, che vivono lo spazio dell’associazione come un prolungamento della loro casa e non mancano mai a nessun incontro.

Ma come ho vissuto io questi primi mesi? Devo dire che inizialmente è stato piuttosto complesso, probabilmente perché sono arrivata qui senza sapere un’acca di francese e come dal più scontato dei cliché, i francesi non hanno particolare piacere a parlare inglese, né tantomeno sono ben disposti verso chi non parli la loro lingua. Pian piano nel corso del tempo, di pari passo all’aumento delle mie competenze linguistiche, inizio a sentirmi un po’ di più la benvenuta, il mio obiettivo adesso sarà quello di riuscire a stringere delle amicizie sincere con questi francesi, tanto simili, quanto diversi dai socievoli italiani. Ho avuto il piacere di conoscere anche altri volontari ESC, provenienti da tutta l’Europa, coinvolti in diverse associazioni ed è sempre bello vedere come vi sia una forte solidarietà e apertura culturale tra tutti i giovani che decidono di partecipare all’ESC e vivere un periodo all’estero! Sono curiosa di vedere come andranno i prossimi mesi, vi tengo aggiornati!

Il diario del secondo trimestre

Continua la mia esperienza con i Compagnons Batisseurs a Parigi. Finalmente abbiamo superato questo lunghissimo inverno e la città inizia finalmente a sbocciare. Non vedo l’ora di vedere le terrazze e il lungo Senna pieni di gente e di fiori, sono certa che sarà meraviglioso! Di pari passo migliorano anche le mie abilità con la lingua francese e la mia integrazione sociale, inizio finalmente a sentirmi più a casa.

L’attività di volontariato procede a gonfie vele, il clima dell’Associazione è veramente molto piacevole ed amichevole, sono tutti molto giovani e dinamici. Negli ultimi mesi abbiamo organizzato dei nuovi cantieri, tra cui delle piccole ristrutturazioni (posa di pavimenti e tinteggiature di muri) di appartamenti in grandi edifici di residenza sociale. È sempre molto interessante sentire le storie di chi abita queste strutture, alle volte anziani soli che con le proprie mani hanno costruito mobili e ridipinto arredi, alle volte immigrati che hanno cercato in Francia una vita migliore.

Altrettanto stupefacente rimane, inoltre, il forte contrasto tra la Parigi patinata e romantica che siamo abituati a vedere nei film e la realtà più sociale e spesso degradata delle grandi periferie che contornano la capitale. Parlando con gli abitanti di queste città (e parliamo proprio di realtà che tutto sono fuorché piccole – alcune superano i 100.000 abitanti) scopro come sono nate queste grandi periferie e perché ancora ad oggi siano così lontane dall’elegante e godereccia capitale francese. Mi raccontano di come attorno agli anni ’60 sia stato provato un approccio urbanistico teso a mescolare persone benestanti e persone, invece, in stato di precarietà economica. Mi spiegano che sono stati costruiti questi quartieri, costituiti spesso di grandi torri residenziali, che ospitavano ai piani terreni i servizi commerciali, gli asili e le associazioni e ai piani superiori gli alloggi, concepiti in modo tale da mescolare residenti di tutte le classi sociali, attirando il ceto più benestante con una promessa di un costo d’affitto più contenuto.

L’idea era di creare dei nuovi centri intorno a Parigi, ben collegati alla metropoli con trasporti pubblici puntuali e frequenti, ma che potessero mantenersi autosufficienti ed attrattivi per chi volesse iniziare la propria attività produttiva e commerciale nell’area. Un’alternativa valida e confortevole e perché no, un’espansione delle metropoli. Il fallimento di questo ideale ha portato a grandi distese di cemento e di edifici a torre (che raggiungono e alle volte superano i 20 piani), spesso in condizione di degrado, spesso inserite in quartieri mal connessi alla città e non in grado di offrire lavoro a chi le abita. Si sono create così delle zone ghettizzate, con una sola via di collegamento alla capitale, che sono finite per diventare aree di spaccio e di criminalità. In Francia le chiamano “zones de sécurité prioritaires” (ZSP), a sottolineare l’urgenza di intervenire sulla riqualificazione e rigenerazione dei diversi dipartimenti.

In vista delle Olimpiadi del 2024, la Regione Île-de-France (che corrisponde geograficamente a Parigi e a tutta la cintura urbana che la circonda) sta investendo moltissimo nella ricostruzione delle stazione RER (i treni che raggiungono la periferia) delle banlieue, dotandole di negozi e ristoranti, fastfood e servizi, al fine di migliorare l’attrattività delle zone e la qualità della vita dei loro abitanti. La periferia è tutta un cantiere continuo, nuovi edifici residenziali, nuovi spazi pubblici, una nuova promessa di miglioramento sociale e abitativo. In alcuni casi ha già funzionato, con città, come Montreuil, che stanno attirando sempre più giovani, che qui possono contare su degli affitti più bassi e su una grande offerta di attività culturali.

(Mi si prenda con le pinze nelle mie passate righe, in quanto sono frutto di dialoghi e di piccole letture, ma non di studi approfonditi sul tema). Io sono sempre più curiosa di vedere nuove realtà e di scoprirne la storia. Chissà come si svilupperà l’altra faccia di Parigi nei prossimi anni!

Il diario del terzo trimestre

Il sole e il caldo sono arrivati anche qui e la città è un fiorire di bar e di persone che ballano e bevono vino lungo la Senna. Direi che come atmosfera non è niente male. La primavera e adesso l’estate hanno portato nuovi interessanti progetti all’associazione e ogni settimana è piena di nuove attività.

In questi mesi ho avuto l’opportunità di muovermi molto tra le varie sedi dell’associazione nelle diverse regioni di Francia e di fare un paio di viaggi molto interessanti. Sono stata ospite alla sede di Clermont-Ferrand, dove ho assisto al cantiere di ristrutturazione di un vecchio casale nella campagna della regione dell’Avernia-Rodano-Alpi. C’era questa giovane famiglia che viveva in un camper nell’attesa di potersi trasferire nella nuova casa e intanto alternava lavori in casa al proprio lavoro. Mi ha molto sorpresa la determinazione e la volontà di costruire da sé la propria abitazione, come del resto la scelta, difficile, ma allo stesso tempo entusiasmante, di vivere un paio di anni della propria vita in un ambiente ristretto come quello di un van.

Sono partita poi per una missione a Tours, un piccolo gioiello di città nella regione della Loira. Abbiamo aiutato un’anziana signora a ristrutturare il proprio bagno, al fine di rendere possibile l’accesso anche a chi, per problemi motori, non fosse più in grado di accedervi comodamente. Mi ha molto commossa la gentilezza e la dignità di questa donna, che, pur non avendo grandi mezzi a disposizione, ha fatto di tutto per accoglierci al meglio. Mi ha intenerito molto vedere quanta fiducia e riconoscenza avesse nell’associazione e quanto per lei significasse quello che stavamo facendo.

Ho anche partecipato ad una formazione in video-making e reporting, che mi ha dato l’occasione di visitare anche la bellissima città di Rennes, capoluogo della Bretagna. È stata una bella occasione per rincontrare i volontari delle altre regioni e scambiarsi opinioni e storie del nostro periodo francese. Ho visitato Nantes e l’isola di Noirmoutier, famosissima per le grandi distese di saline che la caratterizzano. C’è un mare spettacolare, caraibico, alternato ad un panorama di villette tutte bianche e azzurre, sembra di essere in Grecia. Credo di essermi seriamente innamorata di quel posto.

Alla fine di questi due mesi di grandi viaggi sono tornata finalmente a Parigi e come dicevo poco fa, l’ho vista esplodere nel massimo della sua bellezza e dei suoi colori. Abbiamo fatto dei cantieri bellissimi, tra cui un palco con delle sedute in legno per permettere ai bambini dell’asilo di Ile-Saint-Denis di fare scuola all’esterno in estate. È stato intenso e un po’ complicato relazionarmi con loro con il mio francese ancora un po’ impacciato, ma vedere tutti questi piccoli di 5 anni con in mano trapani e chiodi costruire “la loro nuova scuola” è stata una bellissima emozione e trovo che coinvolgerli sia stata un’ottima scelta.

Questa settimana, poi, si è svolta la festa per i 10 anni di Compagnons Batisseurs Ile-de-France, che si è trasformata in una possibilità di aggregazione per tutte le varie sedi dell’associazione. Vedere tutti insieme riuniti mi ha permesso di capire quante persone ho incontrato quest’anno e quante storie di vita diverse ho ascoltato. Realizzare quanti progetti siano stati portati avanti non solamente quest’anno, ma in tutti gli anni dell’associazione, è emozionante e sono sinceramente felice di aver potuto assistere ad una parte di questo grandissimo movimento.