Eleonora ha 27 anni e ha cominciato da poco un progetto di volontariato di dieci mesi ad Albi, Francia, presso la Maison de Jeunes et Culture di Grahuelt. La MjC è un’istituzione presente su gran parte del territorio francese che si occupa di creare spazi educativi e culturali accessibili a tutti i giovani – ma non solo – in un clima interculturale e dedito all’innovazione tecnologica.
Qui, Eleonora svolgerà il ruolo di “électron vert” (elettrone verde) che consiste nel proporre iniziative e laboratori dedicati allo sviluppo di una coscienza critica rispetto a tematiche ecologiche e ambientali. Il progetto ha preso avvio per la prima volta quest’anno ed è attualmente in costruzione. Siamo curiosi di vedere che attività proporrà Eleonora in questi mesi!
I racconti e le foto che seguono sono stati realizzati direttamente da Eleonora, che ha scelto di testimoniare così la sua esperienza. Clicca sui titoli per leggere i racconti.
Si è concluso il primo mese di volontariato qui in Francia. Le cose da scrivere sarebbero davvero tantissime, ma cercherò in questa sede di fare un riassunto degli eventi chiave di questo primo periodo (nonostante io sia una persona tendenzialmente prolissa). Beh, innanzitutto c’è da sottolineare che io vivo in una città Albi – abbastanza turistica, dall’architettura splendidamente medievale in cui abitano più o meno 80.000 persone – ma lavoro a Graulhet, una cittadina di non più di 8.000 abitanti spersa fra le campagne dell’Occitania, ex polo di conceria con una grande impronta multiculturale, che ha visto un recente passato di criminalità legato alla delocalizzazione di tutto il settore produttivo avvenuto negli anni ’80.
In questo contesto lavoro nella MJC (Maison de jeunes et culture) della città, un’istituzione presente in gran parte del territorio francese che si occupa di promuovere attività sociali e culturali tra i più giovani e i locali. Come ci disse la nostra tutor durante la presentation week: «Graulhet è forse uno dei pochi casi in Francia dove invece di mettere più forze dell’ordine a “controllare la situazione” si è scelto di puntare sull’educazione e sulla cultura».
Il risultato è davvero sorprendente! In questo primo mese di attività ho potuto dare un’occhiata alla maggior parte delle attività in programma nella MJC (che sono davvero tante, visto che la stessa associazione si suddivide al suo interno in una serie di sezioni specifiche) e la cosa che più mi ha sorpreso è la maturità dei ragazzi che partecipano alle attività pomeridiane offerte dall’Action Jaunes. I ragazzi (dai 10 ai 17 anni) hanno una propria assemblea, dei rappresentanti, partecipano ai processi decisionali in merito alle attività da mettere in programma, si auto-regolano nei momenti di crisi (quando qualche bambino dice qualche brutta parola o fa qualcosa di brutto), ma non in modo violento, ma ricorrendo all’analisi e alla discussione comunitaria. Per me è stato davvero incredibile vedere come si possa creare un ambiente di rispetto, multiculturale (e rispettoso delle origini, usi, costumi, religione di ciascuno) e dinamico in un paesino di pochi abitanti e con una storia recente tragica, in fondo. Essendo io originaria di un paese delle stesse dimensioni ma dell’entroterra veneto (quindi estremamente ricco e senza tutto il multiculturalismo che vediamo nelle città italiane più grandi, o in Francia) il risultato che sono riusciti a creare qui al MJC mi è sembrato incredibile. Tutto il team degli educatori è veramente sorprendente.
Ma non solo. Oltre all’Action Jaunes, il mio progetto specifico prevede che io partecipi alle attività del Fablab (per chi non sapesse, è una struttura presente anche in molte realtà italiane, che mette a disposizione dei macchinari industriali per la produzione di oggetti di artigianato, il cui progetto molto spesso è open source). Quando ho capito – perché, sì, capisco il francese e l’inglese ma non proprio tutto – che avrei dovuto costruire un progetto in collaborazione con il Fablab, mi sono rallegrata moltissimo. In passato avevo frequentato per lavoro un posto simile ma nei dintorni di Bassano del Grappa e mi era sembrato già all’epoca incredibile (anche se forse all’ora non avevo ancora capito che anche le “ragazze” e le studentesse di filosofia – e non solo di cose tecniche – potevano avvicinarvisi).
Il mio progetto riguarda, quindi, l’ecologia: devo proporre delle attività per aiutare nella costruzione di una coscienza ecologica in questi ragazzi.
Posso inventarmi qualsiasi cosa e dare la mia opinione in merito agli sviluppi del progetto, ma anche rispetto al funzionamento generale della MJC ha un valore. Di questo riconoscimento, che spesso, ahimé, non è scontato in molte realtà lavorative, ringrazio sempre. Ringrazio di poter vivere in una realtà che mi riconosce come attrice del cambiamento, con un valore, una consapevolezza lavorativa, una concretezza. Ringrazio perché tutto il team di lavoro fa di tutto per far sentire me e l’altra volontaria parte dell’equipe a casa e a lavoro allo stesso tempo, nonostante le differenze di età, di posizione lavorativa, di lingua, di tempo che hanno passato all’interno del MJC.
Ringrazio perché sto conoscendo una diversa modalità di vivere il lavoro e che mi piace tantissimo.
Queste foto sono state fatte con le coinquiline e colleghe di lavoro (viviamo tutte insieme ad Albi, ma due lavorano a Gaillac, mentre io e Viktorija lavoriamo alla sede di Graulhet). Questo è il mio team e la mia nuova casa per i prossimi mesi. Viki dalla Croazia, Mili dalla Serbia e Sanem dalla Turchia. Devo ammettere che l’inizio è stato un po’ complicato; comunicavamo tra di noi in inglese, ma ovviamente tutti parlano in francese qui in Francia e alle volte è difficile capirsi non solo per la lingua ma anche per le differenze culturali che intercorrono fra noi. Appena arrivata ho pensato: «se la nostra convivenza funzionerà allora la UE è proprio un progetto meraviglioso!» E ci credo veramente. Vedremo come andrà nei prossimi mesi, anche se i risultati che sono stati raggiunti dal MJC mi fanno sperare per il meglio. A presto!.”
È passato in fretta anche novembre e già mancano otto mesi soltanto alla fine di questo viaggio. Mi chiedo spesso quanto possano passare rapidamente i giorni senza che ce ne accorgiamo. Non mi sono ancora ambientata del tutto e mi sembra di avere già poco tempo a disposizione per fare tutto ciò che voglio fare. Le opportunità offerte dall’MJC di Graulhet sono veramente tantissime e ogni giorno ho nuove idee e nuovi progetti da sviluppare, ma il tempo mi sembra sempre troppo poco. Per di più mi trovo bene nell’ambiente di lavoro e mi sento rispettata e compresa nelle mie necessità.
Il mese di novembre si è dimostrato veramente pieno di progetti e di attività da svolgere: la prima settimana era la cosiddetta settimana di “vacances scolaire” per cui abbiamo lavorato più ore e organizzato molte attività con i ragazzi. È stato un po’ come tornare bambina: andare al luna park, giocare a lupus in fabula, guardare i film insieme a qualche caramella, il karaoke. Questo lavoro è proprio bello quando ti dà la possibilità di partecipare alle attività soprattutto se sono giochi e restano divertenti anche se ormai sei grande.
La seconda settimana ha rappresentato un po’ il ritorno all’ordine e il periodo in cui ho cominciato ad avere molte idee per il mio progetto di ecologia. Molte idee, pochi risultati concreti. Alle volte mi sento un po’ persa quando è il momento di mettere in pratica le idee e questo volontariato dovrebbe essere l’occasione per sviluppare questa capacità. Non è ancora il momento, ma spero arrivi presto.
La terza settimana ho partecipato al seminario di formazione ed è stato bellissimo. Ecco, questo mi permette di ritornare su quella speranza che avevo lasciato in chiusura dell’ultima pagina di diario. Mi auguravo di trovare una modalità di comunicare e di convivere con persone di cultura diversa dalla mia, ma così non è stato. Infatti la situazione con le mie coinquiline-colleghe è degenerata e anche se a lavoro, in Francia, con le persone nuove che ho conosciuto e in generale posso dire di avere una vita interessante e intensa, la questione “casa” rimane un punto veramente oscuro della mia permanenza in Francia. Posso dire che per due mesi ho vissuto nell’angoscia e nella mancanza di comunicazione, nonché in un clima veramente pesante e affatto rispettoso.
Per fortuna le mie tutor sono state gentilissime e hanno attivato una rete di supporto adeguata e conforme alle mie aspettative e alle loro possibilità. Ho apprezzato veramente tantissimo l’attenzione che hanno dedicato alla mia situazione e che non trovo affatto scontata. Ma il punto di svolta, anche emotivo, di questa situazione è stato il seminario di partenza dove ho conosciuto moltissime persone nuove provenienti da tutta Europa e sono riuscita finalmente a re-incontrarmi e a conoscere persone veramente belle.
Grazie a questo seminario mi sono resa conto della situazione drammatica in cui vivevo in casa, ma anche di avere a disposizione una rete di supporto più ampia e di conoscere bene i miei diritti. Per cui, l’ultima settimana, anche se i problemi erano rimasti (e lo sono tuttora), ho cambiato atteggiamento e ho affrontato le stesse problematiche con uno spirito differente. La speranza continua e l’idea che l’Europa sia un’idea che possa funzionare rimane salda nonostante le intemperie che la imperversano, quantomeno nella mia testa.
In realtà scrivo questa piccola pagina di diario ad una settimana dall’inizio di Gennaio. Sono in ritardo (un po’ come sempre), ma devo ammettere che, almeno in questo caso, arrivo da un mese che è stato veramente pieno di eventi ed attività. Beh, come sempre, il lavoro è rimasto la mia priorità assoluta in questo viaggio europeo. Alle volte credo di aver sfiorato il burnout, talmente alta era la quantità di lavoro a cui mi sottopongo quotidianamente. Ammetto che la colpa rimane soprattutto mia; mi sono talmente emozionata nel poter avere la possibilità di lavorare su cose che mi piacciono, con responsabilità, potendo essere creativa, che alla fine la mia vita si è sbilanciata completamente sul lato lavorativo. Al momento all’attivo ho cinque progetti, alcuni più grandi altri più piccoli: devo presentare il progetto di un giardino verticale, di una guida ecologica per tutti i giorni (con una componente online), ho progetti anche con altre volontarie del dipartimento… per non contare le milioni di attività diverse che si svolgono al centro ricreativo e all’MJC in generale. Anche dal punto di vista di ambiente lavorativo le cose stanno cambiando gradualmente. I miei colleghi, ma soprattutto i superiori, hanno attivato una rete di sostegno incredibile per fare fronte alla situazione che stavo vivendo in casa. Hanno organizzato degli incontri di risoluzione del conflitto e mediazione sia individuali che collettivi e, per quanto sia stato (per me, quantomeno) estenuante a livello psicologico dover affrontare tutti questi discorsi emotivamente coinvolgenti insieme (e sia stato soprattutto complesso anche accettare di non avere sempre ragione e di avere la voglia e il coraggio di mettersi in discussione su cose che, alle volte, ci appartengono anche ad un livello molto intimo), sono cosciente di essere stata fortunatissima ad incontrarmi in un ambiente sociale di questo tipo che abbia preso in carico un problema che, forse, per altri sarebbe stato messo in fondo alla lista delle priorità. Insomma, entro in questo 2024 con la speranza che si possano creare degli spazi di rispetto e dialogo in cui due (o più persone) che probabilmente non saranno mai amiche e si sopportano poco a vicenda, possano portare rispetto ed essere gentili le une con le altre. Il lavoro svolto dalle mie referenti e dall’intero team dell’MJC mi dà la speranza che ci sia spazio per un modello di “impresa” o di “azienda” (che sia sociale o meno non importa) dove la salute dei propri lavoratori sia una priorità e dove si possa sempre trovare un modo non violento di risolvere i conflitti. In fondo la diplomazia nasce anche per questo, e vederla applicata in piccolo dà speranza anche per altri tipi contenziosi, se così si possono chiamare… Per il resto il mese è scivolato via abbastanza velocemente fra un viaggetto e l’altro, fra un lavoro e un altro. Entro dunque in questo 2024 completamente spolpata e senza energie, ma con la certezza che dà oggi in poi si passerà ad altri temi che mi riguardano più da vicino e che almeno un problema della mia vita si è risolto nel migliore dei modi, ovvero permettendo anche a me di migliorare e crescere con esso. Ora si cerca di dedicarsi all’equilibrio, che come tema per cominciare un nuovo anno non mi sembra affatto male.
Possiamo dire che l’anno appena passato non sembrava presentare i più generosi auspici per quello futuro. Ma con l’inizio del 2024 mi riscoprì più famelica, produttiva e inarrestabile che mai. Certo, avendo vissuto sotto lo spettro dell’influenza per circa un mese (non smettendo mai per questo di andare a lavoro e di svolgere i miei compiti facendo più del necessario; con la consapevolezza attuale posso finalmente ammetterlo), i pronostici erano molto bassi, ma, in realtà non smisi mai di fare tutto quello che potevo e volevo fare.
Mi ritrovai, dunque, ad inizio Gennaio (e mi ritrovo tuttora) con tantissime attività in programma, mondi da esplorare, persone da incontrare e con un corpo, che dall’altra parte, non sembrava affatto contento di collaborare ai miei tentativi di colmare tutto il tempo possibile con qualsiasi attività, lavorativa e non, che mi venisse in mente. E quindi eccomi partire ogni venerdì appena finito lavoro per Marsiglia, Perpignano, un corso di formazione a Lione (ovviamente non inerente al mio progetto) e ogni sera andare al Jazz festival organizzato nella mia città, e poi andare a lavoro con sempre meno ore di sonno addosso e meno cibo pronto nella schiscetta.
Voglio spezzare una lancia in mio favore: alle volte abbiamo bisogno di periodi così, in cui si deve fare proprio tutto! Soprattutto se seguono momenti in cui ci si è lasciati un po’ andare e si è passato troppo tempo a letto a rimuginare (ed io, regina del letargo invernale, le conosco bene queste stagioni dell’anima) o se quel poco di luce che intravediamo dall’autobus la mattina mentre andiamo a lavoro ci ricorda che un po’ di primavera sta arrivando… ecco, avere accesso a questa eccessività procedurale forse diventa un po’ naturale per recuperare quello che si è “perso” durante la stagione invernale.
Al lavoro, nonostante la freneticità della mia vita privata, andava egualmente alla grande: tanti progetti nuovi, imprenditorialità alle stelle, riconoscimenti, etc. La situazione in casa risolta, nuovi amici, nuovi interessi, nuovi, anche, boost di autostima in tutto ciò. Gennaio, in fin dei conti, si presentava come un mese particolare: non tra i più felici ma tra i più utili per recuperare il livello di energie “normali”.
E fu proprio a fine mese, durante questo corso di formazione, che capii qualcosa in più. Caso volle che la seconda giornata di corso fosse dedicata alla gestione dello stress nei progetti umanitari (direi io, in generale nella vita). Come un’illuminazione, mi arrivò la consapevolezza che dovevo essere, forse, un po’ più gentile con me, riconoscermi, dedicarmi più tempo e non dimenticarmi in mezzo a tutti quegli impegni che mi prendo costantemente (e che mi fa estremamente piacere prendermi).
E non sarà, quindi, che i primi tre mesi dell’anno ero anche io più suscettibile perché ero passata da un progetto ad un altro senza dedicarmi un po’ di tempo? E non sarà che sto sempre ammalata perché non dedico abbastanza tempo per il mio benessere personale? E non sarà che forse alle volte bisogna anche viverla ‘sta vita e non sciogliersi completamente (per carità, come una zolletta di zucchero; dolcissima) nella propria mission?
Sicuramente da quando ho realizzato queste, in fondo, “banalità”, il senso delle cose che faccio e del tempo che dedico ai vari aspetti della mia vita ha cominciato ad acquisire un’importanza diversa. Ciò non vuol dire che lavorerò meno o che dedicherò meno interesse alla mia vita professionale – che mi risulta comunque sempre estremamente interessante e affascinante – ma forse che comincerò a prendermi più cura di me e a non tralasciare tutti quegli altri aspetti della vita (amicizie, hobby, tempo libero, benessere, riposo, etc.) che sono ugualmente importanti e che spesso ci dimentichiamo durante il cammino. Beh, grazie gennaio, alla prossima!
Febbraio è stato probabilmente il mese più carico di lavoro fra quelli che ho vissuto. Sono riuscita a portare a termine alcuni progetti, fra cui la costruzione di una zona di interscambio dei libri (“bibliothèque partage”) grazie all’aiuto di alcuni dipendenti dell’associazione. Eravamo tutti molti orgogliosi! Inoltre ho portato avanti un’analisi degli acquisti correnti all’interno della struttura, lavoro che sto sviluppando in collaborazione con il collettivo T.E.S.S (Transizione Ecologico Socio-Solidale). Ho partecipato alla costruzione di tutti gli strumenti che abbiamo utilizzato per raccogliere e analizzare i dati, ho svolto le interviste a tutti i dipendenti in lingua francese e ho aiutato a studiare tutte le fatture dell’anno 2022/2023 che abbiamo poi riportato in una presentazione per mostrare i dati rivelati. Attualmente siamo arrivati alla fase di creazione di strumenti d’intelligenza collettiva che saranno utili per arrivare – si spera – alla fine dell’anno alla realizzazione di un protocollo degli acquisiti creato in collaborazione con tutti i dipendenti. Ho partecipato anche a svariati seminari sull’argomento come rappresentante della mia associazione per la transizione ecologica. A livello lavorativo credo sia stato il mese con più successi e in cui mi sono sentita più apprezzata in assoluto. A fine mese, sfortunatamente, le cose sono cambiate per via di alcune incomprensioni che ancora non si sono risolte. Nonostante ciò continuo a portare avanti altri progetti relativi sempre alle attività del collettivo T.E.S.S.
Sono scomparsa dalle scene… lo so. Non me la sentivo di condividere un momento che per me è stato doloroso attraverso le reti sociali. E non me la sentivo nemmeno di mentire sull’andamento della mia esperienza attuale. Così ho deciso di aspettare che le cose andassero un po’ meglio prima di scrivere questo blog. E così è stato.
Alle volte il silenzio aiuta. Alle volte le cose non vanno come vorremmo o non migliorano affatto e bisogna accettarlo. Quindi, nella mia fase di accettazione per la realtà dei fatti ho deciso che questi ultimi tre mesi di volontariato saranno incentrati sul mettermi come priorità. Quindi, lasciando il passato al passato ho deciso che riassumerò brevemente le esperienze positive che ho avuto la possibilità di vivere in questi due mesi lasciando quelle negative in altre sedi.
Questa primavera 2024 fa fatica a manifestarsi o è solo una mia impressione? Tempo che arrivi una bella giornata di sole estivo, cocente, e già si ritorna ai climi di quest’inverno rigido, che almeno dalle mie parti, speravamo ci avesse già donato i suoi momenti più freddi.
È una primavera altalenante quella che stiamo vivendo in Francia – ma mi sembra di capire un po’ dappertutto – e io, sull’onda di questo tempo instabile continuo a procedere tra un viaggio e l’altro, tra un’esperienza e un’altra, lungo questo percorso di scoperta di sé e delle proprie capacità.
Ho iniziato il mese con un proficuo ritorno a casa e, come amo sempre dire: “in Italia si fanno le migliori vacanze, poi per viverci è un altro discorso”. Fatto sta che ho proprio fatto le vacanze; ho visitato cinque città in sette giorni, ho visto più amici possibili e non ho avuto alcun problema a trovare alternative vegane in qualsiasi posto andassi. Mi ha sorpreso moltissimo notare quanto, invece, mi fossi abituata alla difficoltà di trovare la stessa disponibilità in Francia.
La settimana successiva sono tornata a Perpignan dalla mia cara amica che fa l’ESC lì che mi ha accolto a braccia aperte dopo la fine di una bella, quanto mai iniziata storia d’amore con un ragazzo francese (immagino siano cose che succedono a tutti in questo tipo di progetti europei. Dico… trovare quello che oggi si definisce crush, rimanerci sotto e andare avanti… in parole povere e francesi: che cliché!!!)! MA è stato un week-end produttivo e luminoso perché abbiamo fatto trekking e visitato i paesini della costa. Siamo andate al museo e abbiamo parlato di femminismo, il che mi ha aiutato parecchio a rinnovare quel valore del fare le cose che ci piacciono e da sole, senza bisogno del supporto di nessuno!
Difatti, la settimana dopo mi sono presa tutto il fine settimana per concedermi un date con me stessa: sono andata in montagna per la prima volta da sola a fare trekking, sono andata al cinema da sola (a vedere un film orribile, ma mi ha fatto ridere la situazione hahah), mi sono fatta da mangiare le cose buone che mi piacciono, skincare, lettura, journaling, etc. Ho passato un bel weekend in solitaria e mi ha fatto stare bene! Adesso si riparte!
Questa settimana torno al Santuario Vegano in Spagna dove avevo svolto il primo ESC short-term circa otto mesi fa. Mi ritrovo lì con i volontari che conobbi durante quella esperienza. Sono felice di dedicare del tempo a una causa in cui credo e in cui cerco di essere implicata attivamente tutti i giorni (parlo della transizione ecologica), ma soprattutto lo sono perché fa piacere notare che quando si semina bene, alle volte, si raccoglie più di quanto ci si aspetti.
Finalmente splende il sole su Albi! Mi sento ripetere spesso che questo è stato un anno eccezionale, che non pioveva così da anni e che non sono affatto abituati a tutto questo freddo e questa pioggia. Da un lato mi dico che, in fondo, è un bene per il pianeta se piove; dall’altro mi chiedo perché dovesse piovere così tanto proprio quell’anno in cui ci stavo io in regione! Vabbé, si dice, anche, che per ogni cosa c’è una spiegazione.. Sicuramente! Ma senza cercare tanto le motivazioni delle cose posso ammettere senza alcun dubbio che da quando è arrivata la bella stagione me la sto proprio godendo. Scrivo questo diario a inizio giugno, ovvero a due mesi dalla conclusione del progetto. Arrivo da un mese di vacanze e viaggi incredibili e me ne aspettano altri due altrettanto pieni di non-impegni. Voglio dire, tutto quel lavoro che evidentemente ho fatto ad inizio anno (alle volte senza rendermene conto), mi grida in faccia: “DEVI prendere delle vacanze”. E con l’arrivo di questo sole sono pronta ad assumermi questa responsabilità!
Dopo mesi di duro quanto autoimposto sacrificio e dedizione al lavoro (ovviamente esagero!!!), finalmente posso dedicarmi a godere della vita. Mi sento più connessa con i miei bisogni, le mie necessità, le cose che voglio e non voglio fare. Vedo delle possibilità e le colgo. Mi sto scoprendo; ad esempio ad inizio anno pensavo di non avere troppi hobby o interessi e, invece, ora ho conosciuto una parte sportiva di me che non sapevo di avere, un’altra legata alla natura, alla montagna, ai trekking. Ho cambiato chip. Mi lamentavo tanto di quello che non c’era a Albi che non riuscivo a rendermi conto di quello che invece avevo, delle fortune che ora invece mi rendo conto esserci. Ho cambiato le regole della mia quotidianità, mi sono permessa di essere più libera di ascoltarmi e di fare delle cose solo per piacere. Mi risulta ancora difficile, ma almeno ci presto molta più attenzione.
E, quindi, sì, maggio è stato il mese della svolta, della primavera che avanza impetuosa e spazza via, sotto un nubifragio di precipitazioni, i vecchi schemi e le vecchie posture. In conclusione, tra gli highlights da sottolineare di questo mese:
- sicuramente il viaggio in Marocco con Viola. Erano quasi cinque anni che speravo di andare. Ho realizzato un sogno ed è stato quasi meglio di quello che le mie aspettative alle stelle si aspettavano.
- “Mangez-moi” un evento sulla recupera alimentare che ho fatto insieme agli altri membri del collettivo TESS e che ha funzionato benissimo. Il nostro lavoro è stato presentato ai deputati della regione Occitania durante l’Assemblea Generale della Federazione delle MJC. Sono veramente orgogliosa.
- E infine rivedere Sara e Monica, due bellissime conoscenze che ho avuto modo di fare durante il corso di formazione in Humanitarian Aid, e che sono venute a trovarmi nella sperduta Albi. Questo semplice quanto incredibile incontro mi ha fatto comprendere quanto in realtà, anche se alle volte non sembra, continuiamo a costruire, crescere e vivere.
Al prossimo diario di viaggio (che per giugno e luglio sarà proprio “in viaggio”)!
Stavo cercando delle foto da aggiungere a questo piccolo resoconto mensile e non ne ho trovate così tante. Eppure questo giugno appena finito mi sembra uno di quei mesi in cui tutto cambia, in cui succedono così tante cose che, immediatamente, ti viene da pensare che il corso della tua vita possa veramente prendere una direzione inaspettata. Molti sanno dei colpi di scena che mi sono capitati nella vita durante questo mese su diverse questioni sia personali che “lavorative”. Le foto che ho trovato, dunque, riguardano l’evento clou di tutto questo percorso: il cammino di Santiago. Discutendo del previsionale orario con la mia tutor, ci siamo rese conto che dovevo prendermi assolutamente moltissimi giorni di ferie. Non sapendo bene cosa farmene di tutto questo tempo libero, ma sicura di avere bisogno di passare un po’ di tempo per i fatti miei, nella natura, a riflettere e a comprendere bene alcune questioni della mia vita che quest’anno non hanno funzionato, ma soprattutto, essendo vicina al punto di partenza del cammino, Saint-Jean-Pied-du-Port, senza troppo pensarci, ho comprato un paio di scarpe, mi sono fatta prestare uno zaino e sono partita per quest’avventura completamente improvvisata. Ho fatto 12 giorni di cammino arrivando a Burgos, ultima tappa del mio viaggio, proprio durante la festa della città e mi sono veramente liberata di molti demoni. I saggi del cammino mi avevano avvertita: si arriva turisti e si torna pellegrini. E così è stato. Sono stata un’incosciente che ha pensato di andare a fare un paio di camminate di una ventina di km al giorno per schiarirsi le idee. Quando, in realtà, a Santiago non si trovano risposte, ma solo domande e riflessioni e che se si viaggia solo per viaggiare non si arriva da nessuna parte. In questo caso è fondamentale tenere ben chiaro che l’obiettivo è arrivare a Santiago; poi si capisce meglio perché. Nel mio caso il perché è sicuramente ritornarci per finirlo e esplorare fino agli abissi più profondi della mia anima. Ma per il momento, mi ha aiutato a comprendere meglio tutto ciò che è avvenuto quest’anno e, soprattutto, a prendere un po’ di distanza dalle questioni più impattanti a livello emotivo. Ho capito su cosa devo lavorare e su cosa posso mettere allegramente una pietra sopra. Ho capito di essere una persona più sfaccettata di quello che pensassi ma, soprattutto, ho capito che sono una bella persona e che la gente mi ama per quello che sono (soprattutto se lo faccio io per prima). Sono contenta di questo cammino perché, banalmente, mi ha dato tanto e chissà che un giorno non possa continuare per vedere come cambia la vita dopo Santiago. Per il momento scrivo dal mio piccolo in Francia questo paio di righe e sono contenta di sapere che un’altra esperienza della mia vita sta volgendo rapidamente al termine; è ora di lasciare spazio a nuove avventure e ciò si può fare solo se si accetta la fine di quelle già vissute. Ciao!
E così da un giorno all’altro mi sono ritrovata sdraiata sul divano dei miei in Italia. Quando può essere successo? Quando può essere finito tutto?
Quest’ultimo mese è passato con una velocità a tratti spaventosa. Il ritorno da Santiago, la festa di addio delle volontarie 2024 alla MJC di Graulhet, la partenza per Perpignan, la mia prima animazione di un “Fresque du Climat”, la partenza per il Belgio, il viaggio di 23 ore (di cui ben 2 di ritardo, c’è da dire!!!) verso casa dei miei e poi le vacanze con il mio “cherie” francese (come lo chiama un mio collega)… Insomma, non mi sono mai fermata, e continuando a spostarmi da una parte all’altra sono piano piano tornata a casa mia senza quasi rendermene conto. Anzi, mi sembra tutto strano. Non ci credo ancora che il mio progetto sia finito, non credo ancora che non ci tornerò più ad Albi.
È una sensazione strana; dopo tanto vivere (e anche un po’ soffrire, finalmente possiamo dirlo!) in Francia, ora che sono tornata mi sento in un tempo di passaggio, in un limbo tra ciò che c’è stato – che nella mia testa si presenta come un perpetuo presente – e un futuro che non conosco affatto e che non ho ancora programmato. Cosa fare ora? Cosa ho fatto fino ad adesso? Dove sarò? Chi sarò in futuro?
Oggi, che mi fermo finalmente a riflettere su questo mio essere tornata, queste domande mi rimbombano nella testa come segni premonitori di un settembre già fin troppo vicino. Che dire… normalmente l’avventura e la mancanza di organizzazione mi tranquillizzano, mi lasciano un senso di libertà che provo con ben poche altre cose nella vita. Questa è la prima volta che provo una vaga sensazione di ansia generalizzata all’incertezza che percepisco per il futuro. Evito il discorso e continuo a riempirmi di eventi. Sono tornata e già riparto fino a fine agosto. Sono stanca e vorrei godermi gli affetti ritrovati e già riparto; non si può, d’altronde, costringere un uccello a non volare. Ma in questo momento preferirei identificarmi con un orso che sta per andare in letargo, piuttosto che con una rondine che si vede costretta a portare la primavera nonostante la pressione bassa e le temperature globali un po’ troppo calde per la media.
Credo che questo testo lo concluderò così. Ringrazio l’esperienza che ho avuto modo di vivere, ringrazio di essere rimasta fino alla fine del progetto anche se avevo dei dubbi, ringrazio tutte le persone che ho conosciuto e le attività che ho svolto. Ringrazio e vado avanti, un capitolo si chiude ma chissà quali altre avventure mi aspettano.
A presto!