
Rebecca si trova alle Islanda, dove sta svolgendo un progetto del Corpo Europeo di Solidarietà. Qui, gira per il Paese e svolge un progetto in ambito ambientale con l’organizzazione Worldwide Friends.
I racconti e le foto che seguono sono stati realizzati direttamente da Rebecca, che ha scelto di testimoniare così la sua esperienza. Clicca sui titoli per leggere i racconti.
Ciao, mi chiamo Rebecca, ho 22 anni e questo è il primo mese che mi trovo in Islanda. Scriverlo, e dirlo ad alta voce ancor di più, mi fa ancora una strana sensazione. Insieme ad altri 7 ragazzi sono coinvolta in un progetto di volontariato ambientale tramite l’organizzazione islandese Worldwide Friends. In realtà non sono ancora in grado di delineare meglio quale sia il mio ruolo. Diciamo che, contrariamente alla mia natura, in questo posto sto imparando a vivere alla giornata. Le attività infatti sono fortemente influenzate dal tempo, imprevedibile e rigido, dalla località in cui ci si trova, e dal numero di volontari coinvolti.
Questo primo mese l’ho trascorso nella casa di WF che si trova in una zona a nord-ovest dell’Islanda chiamata Brù. La vicinanza ad un fiordo rende la località ottima alle attività di beach cleaning, volte a ripulire le coste dalle reti da pesca e dalle macroplastiche trasportate dal mare. Il clima molto rigido e ventoso di questa zona e la distanza da qualsiasi centro abitato mi hanno sconquassata abbastanza: ogni giorno è per me una prova tanto emotiva quanto fisica: WOW, bisogna veramente stare attenti a non volare via con il vento!
Ad ogni modo penso mi stia iniziando a costruire la corazza: in senso positivo, la intendo come capacità di non fuggire di fronte alle situazioni che mettono alla prova le proprie capacità, ma di resisterle e di provare ad affrontarle . Ogni giorno un po’ più del precedente sto cercando a gestire i limiti che la mia personalità introversa mi pone davanti. Ad ogni modo, l’idea iniziale che mi sto facendo dei volontari con cui condivido le giornate è positiva: l’educazione e la comprensione reciproca non manca.


Pensando alle impressioni di questo nuovo periodo trascorso, mi rendo conto che sono già più chiare del primo “adattamento”. Da un lato sono soddisfatta di come impegniamo parte del tempo: il nostro contributo è centralizzato in due ecovillaggi, Sòlheimar e Hveragerði, dove lavoriamo nelle serre riscaldate, nella produzione di thè oppure in un progetto di riforestazione. In questi villaggi si trovano strutture di cura di persone con disabilità o in via di riabilitazione, e sono autogestite in modo sostenibile. Il lavoro in serra è molto rilassante, abbiamo accesso alla mensa che offre sempre le verdure da loro coltivate e anche alle piscine riscaldate! In Islanda è infatti una sorta di “routine” il regalarsi un bagno nelle acque da 38° per riprendersi dal freddo esterno, dopo una giornata di attività.
Dall’altro lato però sono in parte insoddisfatta della scarsa organizzazione di Worldwide Friends: noi volontari a volte non percepiamo di avere un riferimento su cui contare, per via della scarsità e ambiguità delle informazioni che ci vengono date. Ad esempio, il mio ruolo di Camp Leader prevederebbe di prendere parte e di coordinare attività ambientali in un gruppo di volontari. Ma è da un mese che non abbiamo a che fare con volontari a breve termine, e non si capisce bene quando la situazione cambierà. Sarebbe infatti un’esperienza più piena il poter coordinare un vero Camp!


L’islanda da febbraio si presenta più “ospitale”: parlano di 6 mesi di buio ma in realtà le giornate si allungano molto rapidamente e già ora si percepisce quasi un’atmosfera primaverile, con il sole che inizia a tramontare solo alle 18:00 del pomeriggio: finalmente!
Abbiamo continuato a lavorare nelle serre di Hveragerði ma da qualche settimana mi sono spostata nella casa di WF di Krysuvik, impegnata in Camp con volontari in prevalenza cinesi.
Spero riprenderemo presto le attività di beach cleaning, perché il tempo non è più così freddo e la neve si è quasi completamente sciolta ovunque.
Ormai ho normalizzato la poca organizzazione all’interno di Worldwide Friends, anche se comunque ha intaccato la mia opinione a riguardo… i camp sono ripresi sì (anche se solo da qualche settimana), ma resta il fatto che le attività giornaliere sono spesso decise la sera per il giorno dopo, improvvisate o mal organizzate e spesso siamo noi camp Leader a ritrovarci da soli a cercare di gestire gli imprevisti o problemi conseguenti, senza ricevere una minima indicazione su come dovremmo porci verso queste scomodità.


L’ultimo mese è abbastanza impegnativo, ma è un bene! Sto per cominciare il quarto e mio ultimo camp (tutti avuti nel giro di un mese e mezzo), e finora sono stata soddisfatta dei volontari che ho avuto modo di incontrare. Sono sembrati tutti molto motivati nello sforzo ambientale e diffondono un clima positivo, di curiosità, sia verso di noi, sia verso la conoscenza del paese.
Avrei preferito più attività di beach cleaning, per me sono molto rilassanti e mi fanno sentire meglio, però l’organizzazione spesso dà la priorità alle attività di svago piuttosto che a quelle di contributo ambientale.
Sento molto messe alla prova le mie capacità di organizzazione delle attività giornaliere e di fungere da leader, e spesso mi sento sotto stress perché non ho idea di come effettivamente stia gestendo l’insieme, ma ad ogni modo quest’ultimo mese e mezzo è più ricco e più significativo dei mesi precedenti.


Ho avuto la possibilità di passare gli ultimi giorni nella struttura di Brù, dove la mia esperienza ha avuto inizio. Durante i mesi invernali la casa è rimasta chiusa, ma adesso riapre letteralmente le porte con l’arrivo della primavera. Ripartono anche i beach-cleaning in quest’area. Gli ultimi giorni comunque sono stati per me più un’immersione nelle relazioni che ho potuto creare nel corso di questi mesi. Percepivo infatti una sorta di frenesia mista a nostalgia per la consapevolezza che tutto ciò che ha fatto parte della mia quotidianità e normalità per un po’ di mesi sarebbe di colpo diventato parte di un’altra realtà.
Non so, forse mi piacerebbe tornare in questo paese… sicuramente la natura peculiare mi mancherà molto. Se dovesse essere, sicuramente tornerei in estate: rimarco il fatto che non sono soddisfatta per come ho lasciato l’esperienza, dal momento che speravo di poter contribuire con un maggior sforzo ambientale di quello che effettivamente è stato. E sicuramente l’estate è una stagione più stimolante e più ricca di attività.
Sul piano sociale però l’esperienza arricchisce molto: non ho mai conosciuto così tante persone in modo così fluido e continuo, e ciò che mi ha colpito è che sono tutte così approcciabili: probabilmente è il contesto che fa sì che questo sia l’atteggiamento più adottato, ma tutte le persone che ho avuto modo di conoscere sono sempre state cariche di curiosità nel conoscermi e questa è stata per me una sorta di batteria per affrontare quei momenti di maggior dubbio e di messa in discussione delle mie capacità.



