La memoria della Shoah

LA MEMORIA DELLA SHOAH
Relatori vari

Destinatari
Scuole secondarie di secondo grado – Classi IV, V

Dove
Centro Culturale Altinate San Gaetano
Istituto scolastico
Piattaforma online

Quando
Da concordare con il docente

Modalità
Lezione frontale

Durata
2 ore

Materiali
PC, videoproiettore


L’intervento

Momenti di approfondimento sul tema dalla memoria dalla Shoah realizzati con il contributo di esperti e studiosi. Le prime lezioni sono già confermate e possono essere prenotate esprimendo la propria preferenza attraverso il modulo online.

Questi primi incontri e gli altri ancora in via di definizione potranno essere strutturati come un percorso di avvicinamento e restituzione in vista del Viaggio della Memoria o come attività integrativa per chi non parteciperà. Gli insegnanti interessati a ricevere aggiornamenti sulla programmazione delle attività in quest’ambito sono invitati a esprimere il proprio interesse tramite il modulo di prenotazione.

Chiara Becattini - I contro-monumenti e i memoriali diffusi dedicati alla Shoah in Europa

Incontro di formazione dedicato ai monumenti e i memoriali della Shoah in Europa, con particolare riguardo ai progetti di memoria diffusa e i cosiddetti “countermonuments“, che lo storico americano James E. Young definisce come quei monumenti che rifiutano le caratteristiche tradizionali dell’arte memoriale pubblica, come la durevolezza, il figurativismo rappresentativo e la glorificazione del passato, privilegiando invece la relazione con lo spazio e con il pubblico affinché il compito di ricordare non venga esaurito dal monumento stesso ma assegnato a colui che lo guarda.

Chiara Becattini - Negazionismo e luoghi della memoria

Manipolare i fatti, negarne l’esistenza e minacciare la distruzione di ciò che resta come traccia: queste le strategie utilizzate dai negazionisti per negare l’evidenza di ciò che i nazisti e i loro collaboratori hanno lasciato del complesso sistema di repressione, tortura e sterminio.

La lezione analizza un aspetto particolare del discorso negazionista, quello che si è impegnato a demolire la credibilità dei luoghi stessi dove le atrocità sono state commesse e che sono diventati oggi memoriali, musei e monumenti dedicati alla memoria di questo terribile capitolo della storia del Ventesimo secolo. Paradossalmente, gli attacchi negazionisti si intrecciano con gli interventi di recupero e trasformazione dei luoghi originari in monumenti e musei, dei processi spesso poco evidenti al pubblico sui quali i siti stessi offrono raramente informazioni ai visitatori.

Francesca Pangallo - Se questa è una memoria

Il profilo della testimonianza diretta della Shoah dal punto di vista storico, linguistico e narratologico nell’opera di Primo Levi

Primo Levi rappresenta oggi uno degli autori italiani più famosi, apprezzati e quindi tradotti all’estero, sebbene nel nostro Paese la sua produzione letteraria sia stata a lungo studiata soprattutto attraverso la lente del superstite e testimone della Shoah. Eppure, come dimostra la densa e variegata forma della sua opera, se da una parte l’attività di scrittura nasce in Levi certamente dall’urgenza della testimonianza, dall’altra si evolve rapidamente in una pratica di narrazione continuativa e qualitativamente superiore: già fra il primo libro testimoniale “Se questo è un uomo” (1947/1958) e il secondo, “La tregua” (1963)sussistono molteplici differenze a livello di composizione e di scelte stilistiche. Questa evoluzione è ancora più chiara se consideriamo la struttura e l’organizzazione del materiale memoriale nelle forme del racconto breve, da “Storie Naturali“(1966) a “Il sistema periodico (1975) (per citare due delle molte raccolte di racconti pubblicate dall’autore in cui compare anche il tema del Lager), fino ovviamente all’ultima e più lucida analisi contenuta nel saggio “I sommersi e salvati” (1986).

Attraverso un’analisi in chiave comparata di quelle opere in cui l’autore descrive e problematizza più a fondo il nucleo tematico della persecuzione e dello sterminio nazisti, si intuisce quanto la necessità di render memoria di Auschwitz sia sempre stata accompagnata da una domanda fondamentale, di natura etica metodologica, nello scrittore torinese: quale è infatti il medium linguistico e narrativo più efficace per tramandare ai posteri gli orrori della realtà concentrazionaria, e quale forma della narrazione dunque – tenendo conto delle sue componenti strutturali quali ad esempio i ruoli dei personaggi e la struttura l’intreccio – può esser la più appropriata per ritrarre in maniera autentica l’evento spartiacque nella storia dell’Occidente contemporaneo? Il rischio di cadere in considerazioni parziali o banali, o di ripiegare su toni emozionali e accattivanti per lo scrittore che si misura con una materia così problematica, è infatti molto elevato. L’intervento illustra come la testimonianza letteraria di Primo Levi sfrutti alcuni meccanismi della narrazione ripudiandone altri, ovvero come il suo ritratto dell’universo concentrazionario non sia riducibile allo schema “buoni contro cattivi”, né assimilabile al mito dell’eroe che supera molte e oscure peripezie per tornare a casa. Partendo dai suoi libri testimoniali più famosi, si toccheranno considerazioni di natura linguistica narratologica rispetto alla tematica del Lager nell’opera di Levi, prendendo in considerazione il contesto storico in cui egli scrive e l’evoluzione dei toni e delle rappresentazioni relative alla Shoah dagli anni ’60 in poi.


Come partecipare

Per richiedere l’intervento, è necessario compilare il modulo di adesione entro il 23 ottobre 2022.

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