Una “carta fondamentale” in cui si fissano i diritti e i doveri dei componenti di una comunità politica e al tempo stesso le modalità e i limiti del potere che viene esercitato da chi esercita la “sovranità”. Può essere “concessa” da chi detiene il potere, oppure può nascere da un “patto” che può essere di due tipi:
- chi esercita il potere si accorda coi suoi “sudditi”;
- i membri della comunità politica si accordano tra loro sia per impegnarsi al rispetto dei diritti e dei doveri sia per stabilire come e da chi possono essere governati.
Nei sistemi democratici “moderni” questo processo costituente si esercita attraverso un meccanismo di tipo elettorale/rappresentativo. Non si esaurisce in un singolo momento (l’assemblea costituente) ma si perfeziona in continuazione attraverso la vita degli organismi che ha creato (il sistema politico nella sua complessità: parlamenti, partiti, agenzie di rappresentanza, dibattito pubblico, ecc.)
La creazione di una “Carta fondamentale” ha bisogno di un “momento decisivo”: un evento storico in cui una comunità percepisce la necessità di “pensarsi” come comunità politica retta da valori comuni, ma anche orientata a produrre obiettivi comuni. Questo momento in Italia è stata la crisi innescata dal trauma della Seconda Guerra Mondiale che ha portato alla convergenza delle ideologie politiche sul problema della rifondazione dello Stato.
La costituzione del 1948 si fonda su due pilastri:
- il riconoscimento di diritti dei cittadini che non sono “concessi” ma riconosciuti esistenti di per sé (e da questo derivano anche dei doveri);
- la legittimità del potere pubblico deriva dal suo orientamento al bene comune per cui deve essere organizzato in modo da essere sempre controllabile e da far nascere il suo orientamento attraverso un processo dialettico di confronto continuo: nessun potere può reclamare per sé un carattere “assoluto”.
Ogni costituzione è un organismo vivente, cioè non è un insieme di formule da interpretare in senso letterale, ma è uno strumento per produrre dei risultati che si ottengono leggendo le formule come mezzi per interpretare la “storia” e le vicende in cui siamo immersi.
Paolo Pombeni, laureato in Giurisprudenza all’Università di Bologna, ha vinto nel 1972 una borsa di studio presso l’allora Istituto Storico Politico della facoltà di Scienze Politiche di Bologna, percorrendo qui gran parte della sua carriera. È direttore di: Centro Studi per il progetto Europeo (Bologna), Istituto di Studi Avanzati 2010-2012 (Università di Bologna), Istituto Storico Italo-Germanico (Fondazione Bruno Kessler – Trento) dal 2011 al 2016.
Attualmente è professore Emerito presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’università di Bologna. Dirige la rivista on line “Mente Politica“. I suoi principali campi di ricerca riguardano la storia politica del XIX e XX secolo in Europa.
L’iniziativa rientra nel programma della Settimana Civica promossa dal Comune di Padova.