La Fiera delle Parole 2022 per le scuole

Ultimo aggiornamento: 27 settembre 2022

LA FIERA DELLE PAROLE 2022 PER LE SCUOLE
Fiera delle Parole e Ufficio Progetto Giovani

Destinatari
Scuole secondarie di secondo grado

Dove
Centro Culturale Altinate San Gaetano
Fiera di Padova
Altre sale

Quando
3-7 ottobre 2022

Modalità
Conferenza plenaria

Durata
1 ora e mezza

Materiali
PC, videoproiettore


L’iniziativa

La Fiera delle Parole torna a Padova dal 2 al 9 ottobre 2022 con un programma ricco di appuntamenti che vedranno protagonisti scrittori, giornalisti, critici e studiosi, ma anche personaggi della cultura e dello spettacolo.

In collaborazione con l’ufficio Progetto Giovani, la manifestazione prevede un programma di incontri mattutini rivolti alle scuole secondarie di secondo grado della città.

La prenotazione agli interventi va effettuata tramite il modulo online, entro il 30 settembre 2022.

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Gli appuntamenti

Lunedì 3/10Martedì 4/10Mercoledì 5/10Giovedì 6/10Venerdì 7/10

Palazzo della Ragione | 9:00-10:30

Nello Scavo

Kiev

con Pietro de Perini

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Il diario personale di un conflitto nel cuore dell’Europa, scritto sul campo da un giornalista chiaro nello spiegare le ragioni di quanti la guerra la decidono, ma soprattutto capace di dare voce a coloro che questa tragedia sono costretti a subirla.

Nello Scavo, tra i più esperti e premiati corrispondenti di guerra italiani, raggiunge la capitale ucraina a metà febbraio 2022, quando la minaccia di un attacco russo si fa sempre più insistente, ma ancora in pochi credono possibile un’invasione militare da parte di Vladimir Putin. Da quel momento, registra senza censure il rapido tracollo di una situazione che si fa sempre più pericolosa: la dichiarazione dello stato di emergenza, il trasferimento delle ambasciate, e poi le esplosioni, le colonne di carrarmati, il disperato esodo dalle città. Giorno dopo giorno descrive i movimenti delle truppe russe e la resistenza degli ucraini; approfondisce le conseguenze politiche ed economiche dei combattimenti; svela le ragioni ideologiche alla base delle decisioni dei leader. Allo stesso tempo non dimentica la dimensione umana del dramma in corso, raccogliendo le testimonianze dirette di chi da un momento all’altro ha dovuto abbandonare la casa, ha perso la famiglia, ha scelto di imbracciare un fucile. Kiev è il diario personale di un conflitto nel cuore dell’Europa, scritto sul campo da un giornalista chiaro nello spiegare le ragioni di quanti la guerra la decidono, ma soprattutto capace di dare voce a coloro che questa tragedia sono costretti a subirla.

Pietro de Perini è ricercatore di Relazioni internazionali, co-direttore dell’Annuario italiano dei diritti umani, Centro di Ateneo per i Diritti Umani “Antonio Papisca”, Università di Padova.


Palazzo della Ragione | 11:00-12:30

Nando Dalla Chiesa

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. La sfida alla mafia nelle parole di due grandi protagonisti

È stato raggiunto il numero massimo di partecipanti. Le iscrizioni sono chiuse.

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Quella di Falcone e Borsellino è senz’altro una moderna leggenda popolare. Le due stragi, la terra che si solleva a Capaci come per un terremoto, il fuoco che in via D’Ame­lio si leva fino al cielo. Sullo sfondo l’Italia corrotta, da Milano a Palermo, e una lunga catena di martiri che si materializza in quei due scenari da inferno. Ma quando torniamo ai fatti di trent’anni fa occorre anzitutto chiedersi se siano scom­parse o almeno diminuite le ragioni di quel senso di tradimento che portò i due giudici a denunciare la latitanza dello Stato nella lotta contro la mafia. E il modo migliore per farlo è rileggere le loro parole, gli interven­ti che ci hanno lasciato, pronunciati quando ancora erano enunciazioni isolate, tra la rea­zione degli ambienti vicini a Cosa Nostra, la diffidenza del Csm e l’indifferenza di mol­ti. Impressiona purtroppo la loro attualità: i ritardi, le colpe e i silenzi di una Sicilia e soprattutto di una nazione che, forse, non sono cambiati abbastanza, il rapporto tra mafia ed economia, le responsabilità della politica, i temporeggiamenti della magistra­tura, i tratti etici, culturali e organizzativi necessari per affrontare seriamente la cri­minalità organizzata.

Ostinati e contrari è il manifesto di due uo­mini ostinatamente contrari alla banalità del male. Una lettura indispensabile per ogni cittadino di questo Paese.

Confrontandomi con lo “Stato-mafia” mi sono reso conto di quanto esso sia più funzionale ed efficiente del nostro Stato e quanto, proprio per questa ragione, sia indispensabile impegnarsi al massimo per conoscerlo a fondo allo scopo di combatterlo.

Giovanni Falcone

La forza della mafia si basa soprattutto sulla capacità di offrire servigi che lo Stato non riesce a dare. Basti pensare alla giustizia. Ogni siciliano sa che è inutile ricorrere a un tribunale per riscuotere una cambiale non pagata perché la causa finirà tra dieci anni.

Paolo Borsellino


Nando Dalla Chiesa è professore ordinario di Sociologia della criminalità organizzata presso la facoltà di Scienze politiche dell’Università degli Studi di Milano, di cui dirige anche l’Osservatorio sulla criminalità organizzata. Presidente onorario dell’associazione Libera e presidente della Scuola di formazione “Antonino Caponnetto”, è editorialista del “Fatto Quotidiano”. Parlamentare per tre legislature, ha scritto numerosi libri di analisi e denuncia del fenomeno mafioso.;  tra gli altri, Le ribelli (2006), Delitto imperfetto. Il generale, la mafia, la società italiana (2007), La Convergenza. Mafia e politica nella Seconda repubblica (2010), Manifesto dell’Antimafia (2014), Passaggio a Nord. La colonizzazione mafiosa (2016), Per fortuna faccio il Prof (2018) e Rosso Mafia. La ‘ndrangheta a Reggio Emilia (2019; con Federica Cabras).


Centro Culturale Altinate San Gaetano | 11:00-12:30

Guido Barbujani

Chi sono gli europei?

È stato raggiunto il numero massimo di partecipanti. Le iscrizioni sono chiuse.

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Questa lezione ci guida in una sorprendente riscoperta dell’identità europea, che non riposa su basi biologiche e trae la sua forza dalla molteplicità di contributi che hanno continuato ad aggiungersi, ad arricchirla e a ridefinirla.
Convivere in pace, vecchi e nuovi cittadini, ci sembra difficile, ma un problema identico si è posto con ben altra urgenza quarantamila anni fa, quando i veri europei, gli uomini di Neanderthal, hanno visto arrivare dall’Africa i Cro-Magnoidi, i nostri antenati. Da allora due gruppi umani diversi nell’aspetto, nella cultura e nel DNA, probabilmente due diverse specie umane, hanno coabitato per millenni: ma alla fine i vecchi europei si sono estinti. Dalla loro scomparsa, attraverso migrazioni, contatti e contaminazioni, a poco a poco ha preso forma la popolazione che oggi chiamiamo europea, e con lei un continente i cui abitanti hanno avuto una storia che ci appare complessa anche oggi che i test del DNA possono rivelarci le nostre caratteristiche più nascoste.

Guido Barbujani ha lavorato in numerosi atenei in Italia e all’estero ed è professore di Genetica all’Università di Ferrara. Collabora con Il Sole 24 Ore. Ha scritto romanzi, come Questione di razza (premio Hemingway) e Tutto il resto è provvisorio (Bompiani), e numerosi saggi, tra cui ricordiamo L’invenzione delle razze (premio Merck-Serono e selezione Galileo), Sono razzista, ma sto cercando di smettere (con Pietro Cheli), Lascia stare i santi. Una storia di reliquie e di scienziatiContro il razzismo (con Marco Aime, Federico Faloppa e Clelia Bartoli), Gli africani siamo noi (premio selezione Galileo), Il gene riluttante (con Lisa Vozza) e Il giro del mondo in sei milioni di anni (con Andrea Brunelli). Europei senza se e senza ma è il titolo di uno dei suoi ultimi saggi, pubblicato da Bompiani. Appena edito da Einaudi è il suo libro Soggetti smarriti. Storie di incontri e spaesamenti (2022).

Centro Culturale Altinate San Gaetano | 9:00-10:30

Fabio Deotto

Perché abbiamo paura delle cose sbagliate

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Da ormai più di dieci anni le ricadute del cambiamento climatico sono visibili e tracciabili, ed è fuori discussione che se il trend non cambierà, di qui ai prossimi vent’anni il mondo diventerà sempre meno vivibile. Eppure, sebbene conosciamo la minaccia che ci attende, ancora fatichiamo a prenderla sul serio, o anche solo a preoccuparcene in modo immediato. Perché? La colpa è di come ci siamo evoluti. Siamo i discendenti di chi sapeva inventare, ma anche di chi sapeva scappare, e in particolare di chi scappava di fronte a minacce immediate e inquadrabili. Questo ha fatto sì che l’essere umano abbia la tendenza ad avere paura di tantissime cose (alcune delle quali nemmeno esistono), ma sia incapace di provare una paura viscerale nei confronti di una cosa complessa e non inquadrabile come il cambiamento climatico. In questa lezione gli studenti avranno una panoramica delle ricadute attuali del cambiamento climatico, comprensive di materiale fotografico reperito durante il viaggio per il reportage (dalle spiagge che spariscono alle Maldive, alle strade sopraelevate di Miami, ai campi incoltivabili della Franciacorta), per poi scoprire, tramite aneddoti ed esempi, quali zavorre cognitive e culturali ci rendono invisibile il problema, dalla nostra illusione di controllo alla nostra tendenza a credere che il mondo intorno a noi non cambierà mai in modo radicale.

Fabio Deotto è scrittore e giornalista. Dopo una laurea in Biotecnologie, abbandona quasi subito il percorso accademico per dedicarsi alla scrittura. Oggi scrive articoli di approfondimento concentrandosi principalmente sull’intersezione tra cultura scientifica e umanistica. Ha collaborato con testate nazionali e internazionali, tra cui  Esquire, Corriere della Sera, Wired, IlSole24Ore, IlTascabile e The Massachusetts Review. Ha pubblicato i romanzi Condominio R39 (Einaudi 2014, vincitore Premio Zocca) e Un attimo prima (Einaudi 2017), e il saggio-reportage L’Altro mondo (Bompiani 2021). Ha tradotto, tra gli altri, Marshall McLuhan, David J. Linden, Geoff Mann e Alice Cooper. Insegna scrittura creativa fiction e nonfiction alla Scuola Holden di Torino. Vive e lavora a Milano.

Auditorium Liceo Artistico Modigliani | 11:00-12:30

Beatrice Cristalli

Parla bene, pensa bene. Piccolo dizionario delle identità

È stato raggiunto il numero massimo di partecipanti. Le iscrizioni sono chiuse.

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C’è chi parla male, chi straparla, chi non ne vuole proprio sentir parlare. Da agender a transizione, cinquanta parole per parlare (bene) il linguaggio delle identità.

“Chi parla male, pensa male e vive male”: così ci metteva in guardia Nanni Moretti in Palombella rossa, ricordandoci che le parole sono importanti, vanno scelte con cura. E questo è tanto più vero quando parliamo delle identità che abitiamo, un discorso che si impone con urgenza in una società che vuole abbracciare la complessità ma che sempre più spesso manca di una base condivisa: le parole, appunto. Ma come si può capire la conversazione se non si possiedono le parole? Come si può intervenire responsabilmente nel dibattito se non si hanno neanche gli strumenti primi per decifrarlo? Ecco allora un piccolo dizionario che attraverso cinquanta voci in forma di micro-saggio – da agender a transizione, passando per binarismo, fluidità, intersezionalità, queer, solo per citarne alcune – ci racconta in che modo oggi si può parlare bene di sesso, orientamento sessuale, identità di genere, espressione di genere, e così facendo pensare meglio noi stessi e gli altri, perché tutto ciò che siamo passa attraverso le parole che usiamo.

Beatrice Cristalli è consulente in editoria scolastica, formatrice e linguista. Collabora con varie testate tra le quali Focus Scuola e Treccani.it, per cui cura da anni articoli sull’evoluzione dei linguaggi della contemporaneità. Le sue ultime indagini riguardano il codice della musica italiana (in particolare itpop e trap), il mondo della Generazione Z e la comunicazione digitale nell’onlife. È autrice del podcast Di cosa parliamo (Piano P) insieme al giornalista Luigi Lupo. Parla bene, pensa bene. Piccolo dizionario delle identità sarà pubblicato da Bompiani il 21 settembre.

Fiera di Padova – Padiglione 11 – Sala A | 11:00-12:30

Telmo Pievani

Nell’interesse delle future generazioni

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La biodiversità è la misura della ricchezza della vita, a tutti i livelli, dai geni alle specie. Più un ecosistema contiene biodiversità e più è sano. Dalla biodiversità dipendono i servizi ecosistemici, cioè quei regali da cui dipende il nostro benessere: fertilità dei suoli, riciclo organico, impollinazione delle piante dei cui frutti noi ci cibiamo, principi attivi per nuovi farmaci, e molti altri. In pratica, si diventa più ricchi proteggendo le foreste, non tagliandole. La biodiversità è importante non solo per il suo enorme valore economico, ma anche per quello scientifico, estetico, e per molti popoli nativi anche spirituale. Pochi sanno che l’Italia è il Paese con la più alta biodiversità in tutta Europa. Comminiamo sopra un tesoro: in Italia sopravvivono più di 60.000 specie animali (più del doppio di quelle di altri grandi Paesi europei come la Germania) e 10.000 specie di piante. Il nostro Paese è un laboratorio a cielo aperto di diversità (non solo biologica, ma anche culturale!) perché ospita molti habitat differenti (132 ecosistemi di terra e di mare, dalle Alpi alla Sicilia), avendo un territorio irregolare (con due catene montuose perpendicolari), in mezzo al Mediterraneo (che nel suo insieme è un hot spot di biodiversità mondiale), e con una storia passata di cambiamenti climatici e continue migrazioni di specie, da est a ovest e da sud a nord. Insomma, viviamo in un posto speciale e dovremmo proteggerlo molto di più. Così non è, purtroppo. La biodiversità, soprattutto quella di zone umide e acque dolci, è in fortissimo calo in tutto il mondo. Sta diminuendo, a causa delle attività umane, a ritmi paragonabili a quelli delle cinque precedenti estinzioni di massa, per questo si parla di Sesta Estinzione. I fattori che minacciano la biodiversità sono noti: deforestazione, diffusione di specie invasive, aumento della popolazione umana e consumo di suolo, inquinamenti, caccia e pesca intensive, più recentemente il riscaldamento climatico. Non abbiamo scuse, sappiamo cosa sta succedendo e perché. Ma la situazione non è ancora disperata, possiamo fare molto. Per esempio, se proteggessimo in modo leggero (cioè compatibile con le attività umane) il 30% del territorio (mari compresi) entro il 2030 e il 50% entro il 2050, la curva dell’estinzione si appiattirebbe. Al momento, in Europa siamo al 18% di aree protette sulla terraferma e all’8% di aree marine protette. In Italia un po’ meglio: 19 e 13%, rispettivamente. Inoltre, dall’8 di febbraio del 2022, la Costituzione Italiana, tra le prime al mondo, ha incluso all’articolo 9 la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi. La parola “biodiversità” è entrata in Costituzione e d’ora in poi tutte le leggi dello Stato dovranno rispettare questo principio! C’è ancora molta strada da fare, ma adesso è un obbligo costituzionale agire, come leggiamo all’art. 9, “nell’interesse delle future generazioni”.

Telmo Pievani (1970) è Ordinario di Filosofia delle Scienze Biologiche presso il Dipartimento di Biologia dell’Università degli studi di Padova. Dal 2017 al 2019 è stato Presidente della Società Italiana di Biologia Evoluzionistica, il primo filosofo della scienza a ricoprire questa carica. Filosofo della biologia ed esperto di teoria dell’evoluzione, è autore di 302 pubblicazioni nazionali e internazionali nel campo della filosofia della scienza, fra le quali: Introduzione alla filosofia della biologia (Laterza, 2005); La teoria dell’evoluzione (Il Mulino, 2006, 2010 e 2017); Creazione senza Dio (Einaudi, 2006); Nati per credere (Codice Edizioni, 2008, con V. Girotto e G. Vallortigara); La vita inaspettata (Cortina, 2011); Homo sapiens. La grande storia della diversità umana (Codice Edizioni, 2011, con L.L. Cavalli Sforza); Introduzione a Darwin (Laterza, 2012); La fine del mondo (Il Mulino, 2012); Homo sapiens. Il cammino dell’umanità (Atlante dell’Istituto Geografico De Agostini, 2012); Evoluti e abbandonati (Einaudi, 2014); Libertà di migrare (Einaudi, 2016, con V. Calzolaio); Come saremo (Codice Edizioni, 2016, con L. De Biase); Homo sapiens e altre catastrofi (Meltemi, 2018); Imperfezione (Cortina, 2019); La Terra dopo di noi (Contrasto, 2019; con foto di F. Lanting); Finitudine (Cortina, 2020); Viaggio nell’Italia dell’Antropocene (Aboca Edizioni, 2021, con M. Varotto); Serendipità (Cortina, 2021). È socio di importanti società e accademie scientifiche italiane, fa parte del Comitato Etico della Fondazione Umberto Veronesi e dell’Editorial Board di riviste scientifiche internazionali come Evolutionary Biology, Evolution: Education and Outreach, Rendiconti Lincei per le Scienze Fisiche e Naturali e Nature Italy. Dal 2020 è co-direttore scientifico della collana “Scienza e Idee” di Raffaello Cortina Editore. Dal 2018 fa parte del Comitato Editoriale dell’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani. È direttore del portale Pikaia, collabora con i principali festival della scienza italiani, ha diretto importanti mostre scientifiche internazionali. Dal 2014 è nel Consiglio Scientifico Internazionale del MUSE di Trento. Autore di libri anche per bambini sull’evoluzione, insieme alla Banda Osiris e a Federico Taddia è autore e attore di progetti teatrali e musicali a tema scientifico, come “Finalmente il Finimondo!” (2012), “Il maschio inutile” (2015) e “AquaDueO” (2018). Nel 2019, con il collettivo musicale “Deproducers” ha realizzato, per AIRC, lo spettacolo “DNA”. Collabora con Il Corriere della Sera, con la RAI per trasmissioni come “Storie della scienza”, Wikiradio e “La Fabbrica del Mondo” (con M. Paolini), e con le riviste Le Scienze, Micromega e L’Indice dei Libri.

Fiera di Padova – Padiglione 11 – Sala A | 9:00 – 10:30

Antonella Viola e Daniele Nucci

Il cibo buono

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C’è più gusto a nutrirsi bene, soprattutto se a seguirci in questo percorso sono gli esperti del settore, supportati da solide teorie e studi qualificati. Questo libro, a metà strada fra saggio e ricettario, tocca alcuni punti chiave dell’alimentazione che tutti dovremmo seguire: il legame tra dieta mediterranea e sostenibilità; la relazione tra cibo, microbiota e sistema immunitario; il ruolo dell’alimentazione per quanto riguarda il controverso tema delle intolleranze e delle allergie e molto altro. E poi: dalla colazione alla cena, cosa deve contenere un piatto completo e bilanciato? Se non si vuole fare un pasto completo è meglio scegliere un primo, un secondo, o un piatto unico? È giusto demonizzare il dessert? Il libro risponde a queste e ad altre domande, presentando inoltre ricette e menu appositamente studiati per proteggere il sistema immunitario e garantire un alto livello di benessere, sempre con un occhio alla sostenibilità (presupposto dell’opera, infatti, è che ciò che fa bene a noi deve far bene anche al pianeta). Inoltre, come intermezzo fra le pagine compaiono particolari box che sfatano i “falsi miti” dell’alimentazione: è vero che le uova fanno aumentare il colesterolo? Il famoso “bicchiere di vino” a pasto è davvero una pratica salutare? Per dimagrire bisogna eliminare i carboidrati? Il tutto dalla viva voce e dalla competenza di due personalità che hanno fatto del benessere il loro campo di studio. Grazie a loro scopriremo che nutrirsi bene, se si hanno le informazioni giuste, è in realtà molto più semplice di quanto si pensi. Contiene inoltre 50 ricette per passare dalla teoria alla pratica.

Antonella Viola è un’immunologa. È professoressa ordinaria di Patologia generale presso il dipartimento di Scienze biomediche dell’Università di Padova, dove insegna anche al general course “Generi, saperi e giustizia sociale”. È direttrice scientifica dell’Istituto di ricerca pediatrica (IRP-Città della Speranza), fa parte del comitato scientifico della Fondazione ONDA (Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere) e del consiglio direttivo del Centro Elena Cornaro per gli studi di genere dell’Università di Padova. Con Feltrinelli ha pubblicato Danzare nella tempesta (2020) e Il sesso è (quasi) tutto (2022).

Daniele Nucci, con un passato di formazione alberghiera, laureato a pieni voti in Dietistica presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Perugia e con una laurea Magistrale in Nutrizione Umana conseguita presso l’Università degli Studi di Milano. Oggi lavora come Ricercatore Sanitario presso l’Istituto Oncologico Veneto IRCCS di Padova, dove segue protocolli di studio volti alla prevenzione dei tumori, attraverso la modifica degli stili di vita, avvalendosi di interventi di culinary medicine. È membro del board ristretto del gruppo di lavoro Alimenti e Nutrizione della Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI) e autore e coautore di pubblicazioni scientifiche su riviste nazionali e internazionali. Ha partecipato con presentazioni orali e poster a numerosi congressi nazionali e internazionali.


Fiera di Padova – Padiglione 11 – Sala A | 11:00-12:30

Andrea Segrè

D(i)ritto al cibo: la mia playlist dallo spreco alla cittadinanza alimentare

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Il saggio – dove l’autore in occasione del conferimento del San Giusto d’Oro 2020 riprende i passaggi più significativi del suo percorso di ricerca – ha una tesi di fondo, anzi fondamentale. A fronte del dovere di non sprecare il cibo – un imperativo prima di tutto morale, ma anche etico, economico, ecologico – deve essere riconosciuto un diritto. Il diritto ad un’alimentazione sufficiente, nutriente, sicura e culturalmente compatibile. Poiché mangiare soddisfa un bisogno primario, essenziale e ineludibile, il diritto al cibo rappresenta un diritto fondamentale per tutti gli abitanti della terra. Di più: il cibo deve essere considerato un bene comune, al pari dell’acqua, altrettanto fondamentale per la vita sul pianeta, e non solo degli esseri umani. Dalle missioni in campo per studiare la transizione agricola nei paesi del socialismo reale alla realizzazione di progetti per il recupero solidale degli alimenti invenduti fino alla promozione di campagne per l’educazione alimentare e le azioni a livello europeo e internazionale per contrastare lo spreco: una playlist che ci proietta direttamente verso il riconoscimento dello ius cibi, la cittadinanza alimentare. Non sprecare il cibo è un dovere, mangiare bene è un diritto: fondamentale. Riconoscere il cibo nella sua essenza rimedia la sua assenza: per trovare un nuovo equilibrio alimentare.

Andrea Segrè è professore ordinario di Politica agraria internazionale e comparata all’Università di Bologna, dove è stato preside della Facoltà di Agraria e direttore del Dipartimento di Scienze e Tecnologie agroalimentari, studia e applica i fondamenti dell’ecologia economica, circolare e sostenibile. Ha insegnato Economia circolare all’Università di Trento. Fondatore di Last Minute Market, impresa sociale spin off accreditato dell’Università di Bologna, ideatore della campagna Spreco Zero e direttore scientifico dell’Osservatorio Waste Watcher International su cibo e sostenibilità, dal giugno 2022 è Consigliere Speciale del Sindaco di Bologna per le politiche alimentari urbane e metropolitane. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, fra i quali il Premio internazionale Pellegrino Artusi nel 2012 e il San Giusto d’Oro nel 2020, è autore, tra gli altri, di Il gusto per le cose giuste. Lettera alla generazione Z (Mondadori, 2017), Il metodo spreco zero (Rizzoli, 2019) e Le parole del nostro tempo (con il cardinale Matteo Zuppi – EDB, 2020).


L’incontro fa parte delle attività di promozione della lettura svolte dal Comune di Padova – “Città che Legge” – nell’ambito del Patto locale per la lettura.


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