
Nella mattina di giovedì 13 marzo, Progetto Giovani ha ospitato nell’auditorium del Centro Culturale Altinate San Gaetano l’assemblea di Istituto del Liceo scientifico “I. Nievo”, nell’ambito delle iniziative realizzate con il finanziamento “La mia scuola. La mia voce“.
L’assemblea si è svolta in due turni, per permettere a tutti gli studenti e studentesse delle classi III, IV e V dell’Istituto di partecipare. Ospiti degli studenti sono stati Giorgia Caramma, psicologa e psicoterapeuta, ed Ermanno Ferretti, docente di storia e filosofia.
Il racconto
Di seguito, il racconto di Bianca, volontaria di Servizio Civile Universale a Progetto Giovani, che ha partecipato all’incontro.
Come costruire il proprio futuro? Come trovare la propria strada? Come affrontare la scelta di un percorso formativo o lavorativo? Come orientarsi di fronte a un vasto ventaglio di possibilità? Queste sono le domande che si sono posti gli studenti del Liceo Ippolito Nievo di Padova, che hanno organizzato un’assemblea rivolta alle classi III, IV e V dell’istituto per affrontare un tema tanto rilevante e sentito. Questa proposta progettuale è risultata tra le vincitrici del bando “La mia scuola. La mia voce”, promosso dal Comune di Padova per sostenere, attraverso un contributo economico, le iniziative di interesse delle comunità studentesche degli istituti padovani.
I rappresentanti degli studenti hanno invitato a un dialogo la dottoressa Giorgia Caramma, psicologa e psicoterapeuta specializzata in adolescenza e fondatrice del sito di divulgazione “L’ora della psicologia”, e il professor Ermanno Ferretti, docente di storia e filosofia presso il Liceo Paleocapa di Rovigo, autore del libro “Anche Socrate qualche dubbio ce l’aveva” e divulgatore attivo sui social media.
La dottoressa Giorgia Caramma, prima a prendere parola in assemblea, ha esordito invitando i ragazzi a tornare con la mente a quella domanda che ci si pone da bambini: “cosa voglio fare da grande?”. Questo è un interrogativo che, secondo la relatrice, non dovrebbe mai smettere di accompagnarci, perché scegliere non significa definire una volta per tutte chi siamo, bensì riconoscere che ogni tappa del nostro percorso può cambiarne la risposta.
Rivolgendosi direttamente ai presenti, la psicologa ha lanciato un breve sondaggio statistico: “Chi ha già deciso cosa farà dopo la maturità? Chi ha dei dubbi?”. Le mani alzate sono state numerose per entrambi i quesiti, a confermare come la scelta del futuro sia un terreno incerto condiviso. Ha spiegato che “il dubbio non è un nemico, è la spia del pensiero critico. Ma può diventare disfunzionale se ci blocca, se si trasforma in rimuginio, in quella che chiamiamo analysis-paralysis: pensare troppo e non agire mai”.
La dottoressa ha poi incoraggiato i ragazzi a non lasciarsi sopraffare dalle aspettative esterne, di familiari, amici e professori. Per distinguere se quelli che arrivano sono consigli o suggerimenti che possono confondere, ha affermato che “ci vuole una ‘bussola’, la ‘pancia’, ovvero tutto il mondo di sensazioni ed emozioni che ci muove. L’unica scelta che veramente possiamo fare è quella che nasce dall’aver fatto spazio alla nostra voce unica e speciale. Dobbiamo ascoltarci e chiederci che cosa vogliamo fare davvero, a prescindere da quello che ci dicono le persone intorno a noi”. L’obiettivo, secondo la professionista, non è fare la scelta giusta in senso assoluto, ma una scelta autentica, coerente con ciò che si sente dentro.
La psicologa ha lasciato gli studenti con un messaggio: “non esiste una scelta perfetta, esiste una direzione da intraprendere, un primo passo da fare con coraggio e consapevolezza, sapendo che l’esperienza stessa sarà la guida più vera”.
Durante il secondo intervento, il professor Ermanno Ferretti ha invitato gli studenti a riflettere sul valore costruttivo del dubbio, uno dei temi cardine del pensiero filosofico. In apertura, Ferretti ha affermato che “lo scopo di questo incontro è dimostrare che non bisogna temere il fallimento, la crisi, l’angoscia e la disperazione, e che attraversarli è necessario”. Oggi sembra che sia sbagliato avere tentennamenti e indecisioni, ma la storia della filosofia ci ricorda che il dubbio e le incertezze abitano i pensieri degli uomini dagli albori della nostra civiltà. Fin dall’antica Grecia, infatti, i filosofi non hanno fatto altro che interrogare la realtà, smontarla e ricostruirla, cercando smentite, anziché conferme. Questo processo, tipico anche dell’atteggiamento scientifico, richiama la parola greca skepsis, che significa sia “dubbio” che “ricerca”, “indagine”. Il dubbio, allora, secondo Ferretti, diventa il motore del progresso e della crescita.
Il relatore ha proseguito sostenendo che siamo in un’epoca in cui il fallimento viene stigmatizzato e che anche la scuola, l’ambiente protetto per antonomasia in cui apprendere attraverso l’errore, paradossalmente viene percepita come un luogo in cui non è consentito sbagliare. A questo proposito, ha presentato i dati di una ricerca secondo cui il perfezionismo tra gli studenti è in progressivo aumento da trent’anni, per cui “ciò che si ottiene, anche i voti alti, viene percepito come insufficiente o non abbastanza o non nei tempi giusti”. Tutto questo rende l’esperienza scolastica sempre più faticosa, portando con sé ansia, malessere e insoddisfazione.
Infine, citando un celebre episodio in cui Karl Popper, filosofo della scienza, incontrò Albert Einstein a Vienna nel 1919, Ferretti ha illustrato come la scienza, nel modello popperiano, non cerchi delle conferme delle proprie teorie, bensì dei tentativi di falsificazione, di messa in crisi. Una tesi, infatti, non viene mai considerata definitivamente “vera”: può solo essere “corroborata”, ovvero può resistere per il momento alle prove di confutazione. Allo stesso modo, secondo il professore, anche le nostre convinzioni personali dovrebbero essere sottoposte a “esperimenti cruciali”, affinché possiamo restare disponibili ad accogliere nuovi stimoli ed aprirci a interrogativi che ci spingano a cercare oltre.
Ermanno Ferretti ha concluso che “la filosofia è la storia di come l’umanità ha cambiato idea miliardi di volte. Allora possiamo cambiare idea anche noi, possiamo correggere il tiro e riorientare la direzione. Un po’ alla volta, anche le scelte si fanno ‘corroborate’ e funzionano meglio”.