A conclusione del servizio, le volontarie e i volontari dei progetti di Servizio Civile Universale del Comune di Padova (anno 2023/24) condividono le motivazioni che li hanno spinti a fare questa scelta, il racconto della propria esperienza e le aspettative per il futuro.
Di seguito, le loro testimonianze. Clicca sui titoli per leggere di più.
Giovani a Progetto 2024
Ludovica
Ludovica è una giovane, dinamica e motivata, che ha scelto di dedicare un anno al Servizio Civile Universale nell’area Creatività di Progetto Giovani, che contribuisce alla promozione e supporto dei giovani artisti, acquisendo competenze significative nel mondo della cultura e dell’arte. La sua esperienza, in contrasto con la pressante ricerca di perfezione, rappresenta un percorso di crescita personale e professionale che supera il comune senso di inadeguatezza giovanile.
Quando ho scelto di dedicare un anno del mio tempo all’esperienza di Servizio Civile Universale, credevo che sarebbe stato solo un modo come un altro per rimandare quel momento difficile nella vita dei giovani della mia generazione: quel momento in cui devi scontrarti con la vita “adulta” e cercarti un lavoro “vero”.
Non che ci sia qualcosa di sbagliato in questo; viviamo in tempi complessi, in cui i giovani subiscono una sorta di atteggiamento respingente da parte di chi già pensa di avere la verità del mondo del lavoro in tasca. Conseguentemente, percepisco personalmente – e credo anche da parte dei miei coetanei – una strana e costante sensazione di inadeguatezza, come se non fossimo mai abbastanza: mai abbastanza capaci, pronti, formati, per affrontare il mondo là fuori. In questo scenario è più che comprensibile prendere delle decisioni in questo senso.
Mi ha sorpreso scoprire invece che questa opportunità ha giocato un ruolo molto più importante per me rispetto a quello che mi ero immaginata. Svolgendo il mio servizio presso l’area Creatività, ho collaborato per la promozione e il supporto sul territorio del lavoro e della formazione di giovani artiste ed artisti, di operatori ed operatrici culturali, affiancando nelle pratiche di segreteria le colleghe all’interno di progetti che vedono coinvolti ragazze e ragazzi dentro al mondo della cultura, della curatela e dell’arte, giovani che stanno facendo, o che vorrebbero fare, di questo orizzonte d’interesse una professione.
A conclusione della mia esperienza, non posso fare a meno di riconoscere di aver imparato tantissimo: non solo rispetto ai soggetti coinvolti e ai meccanismi che stanno alla base delle istituzioni nella realizzazione di determinate proposte progettuali, ma anche dal punto di vista relazionale e umano e alle dinamiche che si creano all’interno del contesto lavorativo.
Dopo un primo periodo di formazione, affiancamento e guida rispetto ai molti servizi dell’ufficio, mi è stata data fiducia, nonché delle responsabilità gradualmente crescenti, mano a mano che entravo in confidenza con quello che andava fatto: in questo modo è cresciuta la mia motivazione e gratificazione all’interno del percorso, e queste hanno iniziato progressivamente a sostituirsi a quel senso d’inadeguatezza che covavo prima di cominciare. Complice anche il fatto che, trattandosi di una realtà che lavora a supporto dei giovani, mi sono trovata a vivere a stretto contatto con un ambiente di colleghi positivo e a prendere parte a delle attività che mirano proprio a ridurre, o meglio ridimensionare, mettendo a tacere, quelle insicurezze il più possibile.
Sento che in questi mesi ho attraversato luoghi, persone, dinamiche, realtà e momenti molto diversi, intrecci che riconosco necessitano di un’ulteriore rielaborazione più ragionata da parte mia, situazioni da cui però so per certo di aver appreso sempre qualcosa: prima di tutto su di me e sulle mie competenze, poi sul lavoro e di come queste dimensioni interagiscono e si influenzano.
Rispetto a una società che ci spinge sempre più all’iper-performatività e al profitto, ritengo che il Servizio Civile Universale che ho svolto sia un’esperienza in controtendenza, e per questo rara, preziosa e umanamente rilevante da cui ciascuno, se mosso dalla curiosità e da spirito d’iniziativa, può trarre beneficio e mettersi alla prova, imparare e crescere in un contesto gratificante e stimolante, superando quel “non sentirsi abbastanza” che un po’ tutti, in diversa misura, ci portiamo dentro.
Tanilla
Tanilla è una giovane che, con entusiasmo e determinazione, si è immersa nell’esperienza del Servizio Civile a Progetto Giovani. La sua partecipazione riflette uno spirito aperto alla crescita personale, evidenziando la sua dedizione e prospettiva positiva. Il Servizio Civile Universale diventa così un capitolo significativo nella sua crescita, contribuendo in modo determinante alla sua formazione e al suo futuro.
Oltre la formalità
Il Servizio Civile Universale è la scelta volontaria di dedicare fino a un anno della propria vita al servizio di difesa, non armata e non violenta, della Patria, all’educazione, alla pace tra i popoli e alla promozione dei valori fondativi della Repubblica italiana, attraverso azioni per le comunità e per il territorio. Questa esperienza, dunque, è solo una definizione formale? La risposta è “assolutamente no!”.
Ma allora, cosa significa per me il Servizio Civile? Sembra una domanda banale, a volte presa troppo alla leggera. La verità è che non riuscirò mai a darne solamente una definizione come risposta. Ogni servizio civilista racconta una storia, la propria storia e anche la mia esperienza ha molte sfaccettature.
Ho scelto il progetto “Giovani a Progetto” e fin dall’inizio mi immaginavo nell’area Informagiovani dell’ufficio, pensando che fosse il posto adatto a me, non è andata così. Da questa affermazione, si può già capire che durante questa avventura sono stata poco a poco rimossa dalla mia comfort zone.
Non avrei mai pensato di promuovere eventi dell’ufficio, il nuovo bando di Servizio Civile attraverso i social, né di parlare su un palco (anche di fronte a 500 ragazzi). Non era nemmeno nei miei piani iniziali dover risolvere conflitti tra colleghi. Sono una ragazza molto timida, anzi lo ero, perché dopo aver passato per tutte queste esperienze o ti sblocchi o ti sblocchi; c’è poco da fare. Per quanto possa sembrare spaventoso, ringrazio Progetto Giovani per avermi dato l’opportunità di fare ciò che desideravo, ovvero migliorare me stessa affrontando le mie più grandi paure.
Progetto Giovani
Ho iniziato il mio servizio il 24 maggio 2023, ero molto emozionata e non vedevo l’ora di imparare qualcosa di nuovo ed effettivamente cominciare la parte “pratica” dopo il primo mese di formazione. Devo ammettere che all’inizio davo per scontate molte cose che invece, in seguito, si sono rivelate essenziali per affrontare l’anno di servizio.
Ho scelto il progetto dedicato alle politiche giovanili, assieme ad altri quattro ragazzi e ragazze: Marco, Ludovica, Beatrice ed io eravamo sulla stessa barca, pieni di voglia di partire e di capire quale sarebbe stata la nostra strada. Nel corso della formazione, abbiamo affrontato sia un approfondimento generale sugli obiettivi del Servizio Civile, che specifico per comprendere le diverse aree dell’ufficio.
Nel mese di luglio, finalmente, siamo stati assegnati alle nostre aree di servizio e abbiamo cominciato le vere e proprie attività di progetto.
Spazio Europa – Una sorpresa inaspettata
Dopo tutta questa attesa, posso dire che ne è valsa la pena. Mi sono trovata nell’area Spazio Europa, facendo esattamente quello che desideravo: imparare il più possibile e, soprattutto, superare la barriera della comfort zone. Non è stato facile, anzi, a volte è stato proprio spaventoso, specialmente quando ho dovuto parlare davanti ad un pubblico per la prima volta.
I video per i social sono stati un problema per me; non amo parlare guardando la fotocamera, perché ogni volta come per magia, inizio a dimenticare ciò che devo dire. Ma non è impossibile, ci vuole solo del tempo, più coraggio nel buttarmi e un’ottima capacità di improvvisazione.
Anche le consulenze, inizialmente, mi mettevano in soggezione perché c’erano molte informazioni da imparare. Avevo timore di non sapere rispondere nel modo giusto. Ho scoperto molte cose durante questo periodo di servizio, dalle infinite opportunità offerte da Progetto Giovani ai giovani del territorio, fino a una migliore comprensione di me stessa in aspetti che non avevo considerato.
La perfezione non esiste
Non mi sentivo all’altezza di stare nell’area Spazio Europa perché sapevo che mi mancavano le conoscenze di base che pensavo fossero necessarie. Ma è naturale non sapere tutto, ero solamente io a pretendere troppo da me stessa. Stavo crescendo molto, ma essendo estremamente autocritica, faticavo a riconoscerlo. Anche ora, nonostante abbia imparato a notare i miei piccoli traguardi e gli sforzi compiuti, a volte torno sui miei passi e non mi sento “perfetta”.
Ma perché dovrei esserlo? So bene che, quando si analizzano i pensieri e il modo in cui gli altri si vedono, ci poniamo tutti la stessa domanda: “Perché dovresti essere perfetto/a?” “Sei abbastanza così come sei” pensiamo. Tuttavia, bisogna sottolineare che molte persone, me inclusa, faticano ad accettarlo, essendo sommerse dalle proprie critiche. Certo, questo non significa che ogni giorno non si debba cercare di migliorare e imparare ciò che ancora non si conosce. Quando ci scrutiamo, spesso trascuriamo la maggior parte degli aspetti positivi o dei progressi che abbiamo ottenuto con grande impegno. Personalmente, almeno in parte, vorrei già incarnare la persona che immagino di diventare. Desidero sviluppare l’abilità di parlare efficacemente in pubblico, affrontare senza difficoltà diverse situazioni e acquisire molte altre competenze.
È fondamentale ricordare che nessuno raggiunge il proprio obiettivo finale con un solo passo. Sebbene riconosca di essere paziente con gli altri, sono consapevole che devo ancora imparare l’arte della pazienza quando si tratta di me stessa. Sto imparando a dire soltanto “grazie” quando qualcuno riconosce il mio impegno e non più “grazie, ma avrei potuto fare di meglio”. Sento nel mio cuore il desiderio di condividere pubblicamente questi pensieri personali, poiché sono convinta di non essere l’unica a essere severa con la propria persona.
Un arrivederci e non addio
Dire addio è sempre complicato, soprattutto quando ci si trova bene nell’ambiente e con i colleghi. Anche se ho vissuto un’esperienza di volontariato, tutti fin dall’inizio mi hanno fatto sentire parte integrante del team. Ho amato profondamente ciò che ho fatto, non ho mai conosciuto la noia, e le molteplici mansioni che ho svolto rappresentano esattamente l’esperienza che desideravo e di cui avevo bisogno.
Come in ogni viaggio, c’è un inizio e una destinazione finale. Mi mancherà ogni singolo istante, ma voglio abbracciare intensamente ogni momento e viverlo nel modo più significativo possibile! Nonostante le difficoltà che si sono presentate in alcuni momenti, ritengo che il valore dell’esperienza vissuta dipenda principalmente da come la si affronta. È possibile concentrarsi solo sui fallimenti, sulle delusioni oppure riconoscere tutti gli obiettivi raggiunti e le esperienze positive, portando con sé l’arricchimento della crescita personale. Tutto questo, rappresenta per me il significato di Servizio Civile.
Motivazioni Area Minori – Famiglia 2024
Arianna
Con dedizione e passione, Arianna si è impegnata nell’ambito del Servizio Civile Universale svolgendo il suo significativo anno di servizio all’interno del progetto MotivAzioni, dedicato all’area minori e famiglie. In un contesto dove la fragilità delle situazioni familiari è evidente, Arianna si è distinta per la sua capacità di affrontare le sfide con empatia e professionalità.
Ciao! Sono Arianna, una volontaria del Servizio Civile Universale; il mio progetto si chiama MotivAzioni, area Minori e Famiglie, e consiste in attività di sostegno e supporto a minori stranieri e famiglie affidate ai Servizi Sociali del Comune di Padova.
Il progetto ha l’obiettivo di offrire vicinanza e prossimità a minori e famiglie in difficoltà, sia offrendo un supporto nella gestione quotidiana degli impegni familiari, sia rafforzando la scolarizzazione, la socializzazione e lo sviluppo di apprendimenti nei minori durante il loro percorso scolastico in modo individualizzato o in contesti aggregativi.
Personalmente ho scelto questo progetto perché sto studiando Servizio Sociale all’università e ho pensato che fosse un buon modo per approfondire l’ambito della tutela minori, area in cui mi piacerebbe lavorare quando diventerò un’Assistente Sociale; però, anche per chi non conosce bene questo settore, penso possa essere una fantastica opportunità per scoprire questo mondo, per mettersi in gioco sperimentando qualcosa di diverso e per poter dare un aiuto concreto alla comunità.
Le attività consistono principalmente in aiuto compiti pomeridiano con bambini di diverse età, dalle elementari ai primi anni delle superiori, e in accompagnamenti da casa ad altri luoghi o viceversa in caso di necessità. L’idea, oltre al fatto di fornire un aiuto con la lingua italiana e in generale nei compiti, è di poter dare a questi bambini e ragazzi uno spazio tutto loro, in cui potersi esprimere liberamente, mettendo per un attimo da parte le difficoltà e i problemi presenti in famiglia. Spesso si ha a che fare con situazioni complesse e quindi diventa proprio necessario creare uno spazio per loro e fornirgli un sostegno stabile.
La considero un’esperienza davvero arricchente dal punto di vista personale e sociale, sia per l’aiuto offerto ai bambini che per quello che questi bambini a loro volta ti possono insegnare, con la loro spontaneità e naturalezza.
Piccoli intrecci 2024
Lorenzo
Lorenzo ha dedicato il suo anno di Servizio Civile al progetto “Piccoli Intrecci”, che lo ha visto coinvolto direttamente con i bambini delle scuole dell’infanzia e dove ha contribuito attivamente all’ambiente educativo. L’impegno consiste nel favorire la crescita e lo sviluppo dei più piccoli, creando legami positivi attraverso attività coinvolgenti e supportando il personale scolastico nel fornire un ambiente stimolante e inclusivo. Con la sua passione per l’interazione con i bambini, Lorenzo si è impegnato a lasciare un impatto positivo nel contesto educativo in cui ha operato.
Ciao! Io sono Lorenzo. Con questo racconto intendo condividere la mia esperienza di Servizio Civile e magari invogliare altri giovani scegliere questo stesso progetto: è un’occasione per imparare cose nuove e conoscere molte persone sia all’interno della scuola che fuori. Buona lettura. Buona fortuna. E soprattutto buone scelte!
Le motivazioni
Le motivazioni possano sembrare qualcosa che semplicemente precede l’esperienza in sé, in realtà sono ciò che dà forma all’esperienza stessa. All’inizio del Servizio Civile speravo di trovare nel progetto ciò che stavo cercando da tempo, ed è proprio questo cercare che mi ha portato a raccogliere tutte queste impressioni e a plasmare la mia esperienza all’interno delle scuole dell’infanzia.
Il tema dell’educazione a me interessa particolarmente: ho completato una laurea triennale in Psicologia con l’idea di specializzarmi poi in Psicologia dello sviluppo e dell’educazione, ma poi ho optato per la magistrale in Pedagogia. La scelta del progetto, nel mio caso, è coerente con il percorso di studi ed è stata soprattutto un modo per dare concretezza a ciò che studiavo. Era da tempo, infatti, che percepivo l’esigenza di conoscere da dentro il funzionamento di una scuola, e il modo abituale di fare e pensare di maestre e bambini.
I bambini
Parlare dei bambini in generale non è semplice, almeno per un principiante come me; però devo ammettere che prima di questi mesi non è che avessi chissà che consapevolezza di questo. Adesso invece so che ogni bimbo è un mondo a sé, e che è molto più facile vedere quanto i bambini siano differenti, che non simili: c’è infatti chi balbetta e chi usa parole inaspettate per la sua età; chi fa il leader e chi sta molto spesso in silenzio; chi non vuole fare il pomeriggio a scuola e tornare a casa dopo pranzo e chi invece è contento di farlo; chi non capisce buona parte delle tue frasi, anche se per la sua età dovrebbe, e chi non riesce a costruire una frase correttamente (lasciandoti in mano come una specie di puzzle da ricomporre con pazienza); c’è chi ti cerca e ti vorrebbe portare a giocare con sé e chi invece ti ignora, talmente è preso a giocare con i suoi compagni-amici; c’è chi funziona in un modo completamente diverso e lontano dalla nostra comprensione e chi invece ci è più facile da interpretare; c’è chi ti guarda con ammirazione e chi con sospetto; c’è chi ti ascolta e chi no (sicuramente la distinzione più famosa di tutte); c’è chi poi non vuole condividere i giochi e invece c’è sempre quello che dice “Ma Gianantonio non vuole darmi la macchinina”.
Un’altra cosa che si impara è che queste distinzioni non sono ovviamente così nette: chi vedi per molto tempo in silenzio, per esempio, in certe occasioni diventa molto più socievole; chi sembra dire sempre “no” per farti un dispetto, può essere che a volte sia disposto ad aiutarti con orgoglio e impegno; e chi invece sembra semplicemente ingestibile (perché sempre con l’umore di scherzare anche quando c’è da prestare attenzione), che poi però nel fare certe cose sembra un adulto concentrato nel suo lavoro.
In tutto questo, io cosa ho fatto? Ho osservato tanto, ho cercato di essere sempre paziente, ho cercato di stimolare sempre la conoscenza e la capacità di riflessione dei bambini o anche certe capacità manuali, ho cercato di renderli un po’ autonomi in alcuni compiti di base (per esempio insegnando loro a chiudere la cerniera del giubbotto o a mettersi le scarpe) e ho cercato di dedicare maggiore attenzione ai bambini che mi sembrava ne avessero più bisogno, oppure con quelli che avevo bisogno di conoscere meglio.
La cosa più difficile, per quanto mi riguarda, è stato l’essere severo e lo sgridare. Non che serva spesso, perché sono veramente pochi i bambini che sembrano “impermeabili” alle parole delle maestre, però sono capaci di ribaltare completamente il clima di classe. Oltre a questo, ci sono poi bambini che per un motivo o per un altro hanno più difficoltà rispetto ai loro pari e, non essendo uno specialista, mi sono trovato spesso a non sapere quale fosse la cosa giusta da fare.
Le maestre
Nel corso del mio servizio ho conosciuto da vicino soprattutto due maestre, nonché un’ausiliare, una OSS e un’insegnante di sostegno. Mi sono trovato molto bene con loro, mi hanno fatto sentire loro pari e questa è la cosa di cui forse sono loro più grato, perché mi hanno permesso di calarmi in un ruolo molto vicino a quello di maestro, che per me era un sogno.
Sono grato anche di aver avuto la possibilità di osservare diverse attività tenute da maestri esterni alla scuola, come le lezioni di religione, di inglese, di motoria. In questo contesto ho potuto osservare anche altri modi di gestire il gruppo classe e c’è sempre qualcosa di nuovo da imparare.
Sono stato impegnato in tante attività stimolanti, dai “lavoretti” alla creazione di disegni e cartelloni per i bambini, dalla lettura ad alta voce alla creazione di una caccia al tesoro, fino a impersonare Babbo Natale. Tengo a sottolineare però un aspetto importante: benché avessi la libertà di dire “no, non me la sento”, sono stato spronato a svolgere i compiti assegnati e sono riuscito a gestire anche i momenti che mi provocavano un po’ di ansia. E sono contento che sia andata così: ho imparato un po’ ad affrontare le situazioni “di faccia”, buttandomi con fiducia anche nella consapevolezza di non aver tutto sotto controllo.
Melanie
Anche Melanie ha scelto il progetto “Piccoli Intrecci”. Nonostante sia lo stesso progetto, le esperienze saranno sempre vissute in modo personale e unico. Melanie collabora con le insegnanti in una scuola dell’infanzia, impegnandosi nelle attività di gioco e apprendimento. Sicuramente questa esperienza porterà frutto anche per il suo futuro.
Ho scelto di dedicare un anno della mia vita come volontaria nel progetto “Piccoli Intrecci” poiché la mi è sembrata una bellissima opportunità per rendermi utile in una scuola dell’infanzia, affiancando varie insegnanti durante le fasi di socializzazione di bambini piccoli attraverso attività di gioco e apprendimento.
Mi sento molto grata e felice per i risultati che ho ottenuto come volontaria. Ho visto che il mio impegno è stato apprezzato dalle insegnanti, rendendo così ogni giornata un’esperienza piacevole.
Non so dove mi porterà questa esperienza, ma spero che possa aiutarmi a contribuire alla crescita di altri bambini. Magari un giorno, se avrò i miei figli, potrò insegnare loro con la stessa pazienza, dedizione e cuore che le insegnanti con cui ho la fortuna di collaborare mettono in questa bellissima esperienza di educazione.
Libr@mente 2024
Silvia, Caterina e Antonella
Silvia, Caterina e Antonella sono tre giovani appassionate di libri e lettura che hanno iniziato la loro esperienza di Servizio Civile Universale presso la Biblioteca Civica di Padova a maggio 2023. Guidate dalla loro passione condivisa, si sono immerse nel mondo del bibliotecario, scoprendo le sfide e le responsabilità legate alla gestione di una biblioteca pubblica e all’attenzione alle esigenze della comunità.
A fine maggio 2023 è cominciata la nostra esperienza di Servizio Civile Universale in Biblioteca Civica a Padova, con il progetto “Libr@mente”. Spinte dalla passione per i libri e la lettura, dal desiderio di condividerla con gli altri, abbiamo scoperto passo dopo passo le principali mansioni del bibliotecario e che cosa significa prendersi cura di una biblioteca pubblica e delle persone che la frequentano.
Fin dall’inizio il personale bibliotecario ci ha accompagnato a conoscere il mondo delle biblioteche: come funzionano, quali servizi offrono, la loro missione culturale e sociale; ci siamo addentrate nella storia del libro, dalle origini fino ad oggi, rimanendo affascinate dal prezioso patrimonio storico che questa biblioteca custodisce.
Il nostro servizio si rivolge principalmente alla promozione alla lettura, che avviene attraverso l’allestimento di vetrine all’ingresso della biblioteca e nel sito web con proposte di lettura sempre diverse per adulti, bambini e ragazzi. Esploriamo temi, ricorrenze, autori, inventiamo percorsi; e poi, più direttamente a contatto con i piccoli utenti, siamo coinvolte negli incontri di lettura ad alta voce in Sala Ragazzi.
Avvicinandoci al termine di questa esperienza, insieme a quel po’ di dispiacere che accompagna ogni cosa bella che finisce, ci sentiamo grate per quanto abbiamo conosciuto e imparato, per le piccole sfide che abbiamo affrontato insieme e per aver dato concretamente il nostro contributo a una comunità che educa alla cultura e all’informazione, alla diversità e all’inclusione, alla pace.