Ultimo aggiornamento: 27 gennaio 2023
Istituito con la legge n. 211 del 20 luglio 2000, il Giorno della Memoria si celebra ogni anno il 27 gennaio, al fine di ricordare il dramma della Shoah e tutti coloro che sono stati vittima delle leggi razziali. Tra questi, anche i molti italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte e quanti, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio e a rischio della propria vita hanno protetto i perseguitati.
Dopo due anni di sospensione forzata, il Comune di Padova torna a organizzare il Viaggio della Memoria per le scuole superiori della città. Nei due turni di viaggio, dal 15 al 18 gennaio e dal 12 al 15 febbraio 2023, sono complessivamente 200 gli studenti che intraprendono l’intensa esperienza di studio, visite e approfondimento da Padova a Trieste, Budapest, Auschwitz/Birkenau e Vienna.
Completano il programma una serie di conferenze e lezioni, pensate sia come approfondimento e restituzione per chi ha partecipato ai viaggi, sia come didattica integrativa per tutti gli altri. I docenti possono iscrivere le proprie classi utilizzando l’apposito modulo online.
Compila il modulo di iscrizioneGli appuntamenti per le scuole
Mercoledì 18 gennaio | 11:15-12:45
Auditorium Centro Culturale Altinate San Gaetano
Negazionismo e luoghi della memoria
a cura di Chiara Becattini
Manipolare i fatti, negarne l’esistenza e minacciare la distruzione di ciò che resta come traccia: queste le strategie utilizzate dai negazionisti per negare l’evidenza di ciò che i nazisti e i loro collaboratori hanno lasciato del complesso sistema di repressione, tortura e sterminio.
La lezione analizza un aspetto particolare del discorso negazionista, quello che si è impegnato a demolire la credibilità dei luoghi stessi dove le atrocità sono state commesse e che sono diventati oggi memoriali, musei e monumenti dedicati alla memoria di questo terribile capitolo della storia del Ventesimo secolo. Paradossalmente, gli attacchi negazionisti si intrecciano con gli interventi di recupero e trasformazione dei luoghi originari in monumenti e musei, dei processi spesso poco evidenti al pubblico sui quali i siti stessi offrono raramente informazioni ai visitatori.
Chiara Becattini è storica, documentarista e fotografa. La sua ricerca di dottorato presso L’Università degli studi di Padova e presso l’Université Paris 8, ora confluita nel saggio “La memoria dei campi” (Giuntina 2022), ha ottenuto nel 2019 il primo premio nel concorso internazionale della Fondation Auschwitz di Bruxelles.
Giovedì 26 gennaio | 10:00-12:00
Sala dei Giganti, Palazzo Liviano
Una nuova geografia memoriale europea? La Shoah e il conflitto mondiale dal Baltico ai Balcani
a cura di Pieter Lagrou, Université Libre de Bruxelles (ULB)
Appuntamento realizzato dal CASREC – Centro di Ateneo per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea dell’Università degli Studi di Padova
In molte parti d’Europa, la centralità della memoria della Shoah e della sua commemorazione annuale il 27 gennaio è sempre più sfidata e contestata da forze nazionaliste, che promuovono un’agenda commemorativa alternativa, imperniata sul 23 agosto, giorno del Patto fra Hitler e Stalin del 1939 come avviene in Polonia e nel Baltico, oppure – nel caso dell’Italia – sul giorno del ricordo del 10 febbraio. Il primo colpevole è sempre più il comunismo, piuttosto che il fascismo. Per molto tempo, queste forze nazionaliste si sono risentite della “cospirazione cosmopolita” che ha definito l’agenda commemorativa europea ispirata alle idee di tolleranza, antirazzismo e critica del nazionalismo, dimostrando scarso successo nell’attivare alleanze transnazionali intorno ai temi del patriottismo, dell’eroismo e dell’anticomunismo. Negli ultimi anni si è assistito invece ad una serie di iniziative che dimostrano una loro ritrovata capacità di azione concertata al di là delle frontiere, non solo attraverso il Parlamento europeo, ma anche attraverso iniziative dal basso. Quest’azione sta ridefinendo le coordinate della memoria pubblica europea. Partendo da un caso specifico relativo ad un ex campo britannico di prigionieri di guerra in Belgio – diventato il luogo della memoria per la Legione SS lettone – verranno analizzate le nuove dinamiche della costruzione della memoria pubblica nello spazio europeo a partire da casi locali e verrà sottolineata l’importanza del ruolo che gli storici possono svolgere contro ogni tentativo di manipolazione ideologica del passato.
Alla lezione del Prof. Pieter Lagrou seguirà un momento musicale con canti e musiche ebraici del gruppo Shiré Miqdash. La “voce” sarà quella del Rabbino di Padova Adolfo Locci.
È stato raggiunto il numero massimo di partecipanti. Le iscrizioni sono chiuse.
L’appuntamento viene trasmesso anche in diretta streaming sul canale Youtube dell’Università di Padova.
Mercoledì 1 febbraio | 11:30-13:00
Auditorium Centro Culturale Altinate San Gaetano
Le conseguenze economiche delle leggi razziali
a cura di Ilaria Pavan, Scuola Normale Superiore di Pisa
Appuntamento organizzato in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Politiche, Giuridiche e Studi Internazionali dell’Università degli Studi di Padova (SPGI) e con il Centro di Ateneo per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea (CASREC)
Un silenzio vischioso, legato ad atteggiamenti di omertà e collusione, cominciò velocemente ad avvolgere la vicenda dei beni sottratti agli ebrei. La persecuzione degli ebrei in Italia è seconda per durata nell’Europa occidentale solo a quella tedesca: anche questo spiega la gravità delle sue conseguenze. Lo Stato fascista applicò con zelo leggi razziali che prevedevano l’esproprio di case, imprese e terreni, la perdita dell’impiego, l’esclusione dalle professioni; poi nei due anni della guerra civile, nazisti e fascisti della Repubblica sociale italiana arrivarono alla confisca e al saccheggio. Ma questa è solo una metà della storia affrontata in queste pagine da Ilaria Pavan; l’altra metà è quella non meno grave di uno Stato repubblicano che ignora o non favorisce il legittimo tentativo degli ebrei sopravvissuti di tornare in possesso di quanto era stato loro sottratto. Una vicenda non ancora del tutto conclusa a quasi ottant’anni dalla fine della guerra.
Il programma
Saluti istituzionali
Filippo Focardi (Direttore CASREC)
Gina Cavalieri Sacerdoti (Presidente Museo della Padova Ebraica)
Marta Nezzo (Direttrice CSUP)
Dialoga con l’autrice Amedeo Osti Guerrazzi (Università degli Studi di Padova)
Modera l’incontro Filippo Focardi
È stato raggiunto il numero massimo di partecipanti. Le iscrizioni sono chiuse. La lezione viene trasmessa anche in diretta streaming sul canale Youtube di Progetto Giovani.
Giovedì 2 febbraio | 11:00-12:30
Auditorium Centro Culturale Altinate San Gaetano
Il profilo della testimonianza diretta della Shoah dal punto di vista storico, linguistico e narratologico nell’opera di Primo Levi
a cura di Francesca Pangallo
Primo Levi rappresenta oggi uno degli autori italiani più famosi, apprezzati e quindi tradotti all’estero, sebbene nel nostro Paese la sua produzione letteraria sia stata a lungo studiata soprattutto attraverso la lente del superstite e testimone della Shoah. Eppure, come dimostra la densa e variegata forma della sua opera, se da una parte l’attività di scrittura nasce in Levi certamente dall’urgenza della testimonianza, dall’altra si evolve rapidamente in una pratica di narrazione continuativa e qualitativamente superiore: già fra il primo libro testimoniale “Se questo è un uomo” (1947/1958) e il secondo, “La tregua” (1963), sussistono molteplici differenze a livello di composizione e di scelte stilistiche. Questa evoluzione è ancora più chiara se consideriamo la struttura e l’organizzazione del materiale memoriale nelle forme del racconto breve, da “Storie Naturali“(1966) a “Il sistema periodico“ (1975) (per citare due delle molte raccolte di racconti pubblicate dall’autore in cui compare anche il tema del Lager), fino ovviamente all’ultima e più lucida analisi contenuta nel saggio “I sommersi e salvati” (1986).
Attraverso un’analisi in chiave comparata di quelle opere in cui l’autore descrive e problematizza più a fondo il nucleo tematico della persecuzione e dello sterminio nazisti, si intuisce quanto la necessità di render memoria di Auschwitz sia sempre stata accompagnata da una domanda fondamentale, di natura etica e metodologica, nello scrittore torinese: quale è infatti il medium linguistico e narrativo più efficace per tramandare ai posteri gli orrori della realtà concentrazionaria, e quale forma della narrazione dunque – tenendo conto delle sue componenti strutturali quali ad esempio i ruoli dei personaggi e la struttura l’intreccio – può esser la più appropriata per ritrarre in maniera autentica l’evento spartiacque nella storia dell’Occidente contemporaneo? Il rischio di cadere in considerazioni parziali o banali, o di ripiegare su toni emozionali e accattivanti per lo scrittore che si misura con una materia così problematica, è infatti molto elevato. L’intervento illustra come la testimonianza letteraria di Primo Levi sfrutti alcuni meccanismi della narrazione ripudiandone altri, ovvero come il suo ritratto dell’universo concentrazionario non sia riducibile allo schema “buoni contro cattivi”, né assimilabile al mito dell’eroe che supera molte e oscure peripezie per tornare a casa. Partendo dai suoi libri testimoniali più famosi, si toccheranno considerazioni di natura linguistica e narratologica rispetto alla tematica del Lager nell’opera di Levi, prendendo in considerazione il contesto storico in cui egli scrive e l’evoluzione dei toni e delle rappresentazioni relative alla Shoah dagli anni ’60 in poi.
Francesca Pangallo (1989) vive a Venezia dove attualmente lavora come assegnista di ricerca in letterature comparate presso il dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Ca’ Foscari. Ha concluso il dottorato in Italianistica nel 2020 con una tesi dal titolo “Passaggi di Stato: traduzione e ricezione dell’opera di Primo Levi negli Stati Uniti“. Collabora come traduttrice ed editor per progetti ed iniziative fuori e dentro l’università.
È stato raggiunto il numero massimo di partecipanti. Le iscrizioni sono chiuse.
L’appuntamento viene replicato venerdì 24 febbraio.
Martedì 7 febbraio | 11:00-12:30
Auditorium Centro Culturale Altinate San Gaetano
I contro-monumenti e i memoriali diffusi dedicati alla Shoah in Europa
a cura di Chiara Becattini
Incontro di formazione dedicato ai monumenti e i memoriali della Shoah in Europa, con particolare riguardo ai progetti di memoria diffusa e i cosiddetti “countermonuments“, che lo storico americano James E. Young definisce come quei monumenti che rifiutano le caratteristiche tradizionali dell’arte memoriale pubblica, come la durevolezza, il figurativismo rappresentativo e la glorificazione del passato, privilegiando invece la relazione con lo spazio e con il pubblico affinché il compito di ricordare non venga esaurito dal monumento stesso ma assegnato a colui che lo guarda.
Chiara Becattini è storica, documentarista e fotografa. La sua ricerca di dottorato presso L’Università degli studi di Padova e presso l’Université Paris 8, ora confluita nel saggio “La memoria dei campi” (Giuntina 2022), ha ottenuto nel 2019 il primo premio nel concorso internazionale della Fondation Auschwitz di Bruxelles.
Venerdì 24 febbraio | 11:00-12:30
Auditorium Centro Culturale Altinate San Gaetano
Il profilo della testimonianza diretta della Shoah dal punto di vista storico, linguistico e narratologico nell’opera di Primo Levi
a cura di Francesca Pangallo
Primo Levi rappresenta oggi uno degli autori italiani più famosi, apprezzati e quindi tradotti all’estero, sebbene nel nostro Paese la sua produzione letteraria sia stata a lungo studiata soprattutto attraverso la lente del superstite e testimone della Shoah. Eppure, come dimostra la densa e variegata forma della sua opera, se da una parte l’attività di scrittura nasce in Levi certamente dall’urgenza della testimonianza, dall’altra si evolve rapidamente in una pratica di narrazione continuativa e qualitativamente superiore: già fra il primo libro testimoniale “Se questo è un uomo” (1947/1958) e il secondo, “La tregua” (1963), sussistono molteplici differenze a livello di composizione e di scelte stilistiche. Questa evoluzione è ancora più chiara se consideriamo la struttura e l’organizzazione del materiale memoriale nelle forme del racconto breve, da “Storie Naturali“(1966) a “Il sistema periodico“ (1975) (per citare due delle molte raccolte di racconti pubblicate dall’autore in cui compare anche il tema del Lager), fino ovviamente all’ultima e più lucida analisi contenuta nel saggio “I sommersi e salvati” (1986).
Attraverso un’analisi in chiave comparata di quelle opere in cui l’autore descrive e problematizza più a fondo il nucleo tematico della persecuzione e dello sterminio nazisti, si intuisce quanto la necessità di render memoria di Auschwitz sia sempre stata accompagnata da una domanda fondamentale, di natura etica e metodologica, nello scrittore torinese: quale è infatti il medium linguistico e narrativo più efficace per tramandare ai posteri gli orrori della realtà concentrazionaria, e quale forma della narrazione dunque – tenendo conto delle sue componenti strutturali quali ad esempio i ruoli dei personaggi e la struttura l’intreccio – può esser la più appropriata per ritrarre in maniera autentica l’evento spartiacque nella storia dell’Occidente contemporaneo? Il rischio di cadere in considerazioni parziali o banali, o di ripiegare su toni emozionali e accattivanti per lo scrittore che si misura con una materia così problematica, è infatti molto elevato. L’intervento illustra come la testimonianza letteraria di Primo Levi sfrutti alcuni meccanismi della narrazione ripudiandone altri, ovvero come il suo ritratto dell’universo concentrazionario non sia riducibile allo schema “buoni contro cattivi”, né assimilabile al mito dell’eroe che supera molte e oscure peripezie per tornare a casa. Partendo dai suoi libri testimoniali più famosi, si toccheranno considerazioni di natura linguistica e narratologica rispetto alla tematica del Lager nell’opera di Levi, prendendo in considerazione il contesto storico in cui egli scrive e l’evoluzione dei toni e delle rappresentazioni relative alla Shoah dagli anni ’60 in poi.
Francesca Pangallo (1989) vive a Venezia dove attualmente lavora come assegnista di ricerca in letterature comparate presso il dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Ca’ Foscari. Ha concluso il dottorato in Italianistica nel 2020 con una tesi dal titolo “Passaggi di Stato: traduzione e ricezione dell’opera di Primo Levi negli Stati Uniti“. Collabora come traduttrice ed editor per progetti ed iniziative fuori e dentro l’università.
Gli appuntamenti per la cittadinanza
Il Comune di Padova organizza la consueta cerimonia istituzionale il 27 gennaio e altri eventi collaterali nei giorni immediatamente precedenti e successivi.
Il programma completo è consultabile all’interno del volantino e su www.padovanet.it.
Scarica il volantinoStrategia dell’UE per combattere l’antisemitismo
A ottobre 2021, la Commissione europea ha presentato la prima strategia dell’UE volta a combattere l’antisemitismo e a sostenere la vita ebraica. Di fronte all’inquietante aumento dell’antisemitismo, in Europa e altrove, la strategia definisce una serie di azioni incentrate su tre pilastri:
- prevenire ogni forma di antisemitismo;
- preservare e sostenere la vita ebraica;
- promuovere attività di ricerca, istruzione e commemorazione dell’Olocausto.
La strategia propone misure volte a rafforzare la cooperazione con le imprese online per contrastare l’antisemitismo online, proteggere più adeguatamente gli spazi pubblici e i luoghi di culto, istituire un polo europeo di ricerca sull’antisemitismo oggi e creare una rete di siti in cui si è consumato l’Olocausto.
Consulta le linee guidaPer informazioni
Ufficio Progetto Giovani
via Altinate, 71 – 35121 Padova
E-mail: progettogiovani.scuola@comune.padova.it