Istituito con la legge n. 211 del 20 luglio 2000, il Giorno della Memoria si celebra ogni anno il 27 gennaio, al fine di ricordare il dramma della Shoah e tutti coloro che sono stati vittima delle leggi razziali. Tra questi, anche i molti italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte e quanti, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio e a rischio della propria vita hanno protetto i perseguitati.
Anche quest’anno il Comune di Padova riconferma il Viaggio della Memoria per le scuole superiori della città. Nei due turni di viaggio, dal 14 al 17 gennaio e dal 18 al 21 febbraio 2024, sono complessivamente 200 gli studenti che intraprendono l’intensa esperienza di studio, visite e approfondimento da Padova a Trieste, Budapest, Auschwitz/Birkenau e Vienna.
Completano il programma una serie di conferenze e lezioni, pensate sia come approfondimento e restituzione per chi ha partecipato ai viaggi, sia come didattica integrativa per tutti gli altri. I docenti possono iscrivere le proprie classi utilizzando l’apposito modulo online.
Compila il modulo di iscrizioneGli appuntamenti per le scuole
Giovedì 18 gennaio | 9:00-10:30
Auditorium Centro Culturale Altinate San Gaetano
Negazionismo e luoghi della memoria
a cura di Chiara Becattini, storica
Manipolare i fatti, negarne l’esistenza e minacciare la distruzione di ciò che resta come traccia: queste le strategie utilizzate dai negazionisti per negare l’evidenza di ciò che i nazisti e i loro collaboratori hanno lasciato del complesso sistema di repressione, tortura e sterminio.
La lezione analizza un aspetto particolare del discorso negazionista, quello che si è impegnato a demolire la credibilità dei luoghi stessi dove le atrocità sono state commesse e che sono diventati oggi memoriali, musei e monumenti dedicati alla memoria di questo terribile capitolo della storia del Ventesimo secolo. Paradossalmente, gli attacchi negazionisti si intrecciano con gli interventi di recupero e trasformazione dei luoghi originari in monumenti e musei, dei processi spesso poco evidenti al pubblico sui quali i siti stessi offrono raramente informazioni ai visitatori.
Chiara Becattini è storica, documentarista e fotografa. La sua ricerca di dottorato presso L’Università degli studi di Padova e presso l’Université Paris 8, ora confluita nel saggio “La memoria dei campi” (Giuntina 2022), ha ottenuto nel 2019 il primo premio nel concorso internazionale della Fondation Auschwitz di Bruxelles.
Lunedì 22 gennaio | 10:00-12:30
Cinema Multiastra
L’ultima volta che siamo stati bambini
regia di Claudio Bisio
Alla proiezione del film seguirà la discussione con il regista presente in sala, in dialogo con Francesca Dainese (Università degli Studi di Padova).
Appuntamento realizzato in collaborazione con La Fiera delle Parole.
Roma, estate 1943. Quattro bambini giocano alla guerra mentre attorno esplodono le bombe della guerra vera. Italo è il ricco figlio del Federale, Cosimo ha il papà al confino e una fame atavica, Vanda è orfana e credente, Riccardo viene da un’agiata famiglia ebrea. Sono diversi ma non lo sanno e tra loro nasce “la più grande amicizia del mondo”, impermeabile alle divisioni della Storia che insanguina l’Europa.
Per loro tutto è gioco, combattono in cortile una fantasiosa guerra fatta di missioni avventurose ed eroismi, poi però fanno patti “di sputo” e non “di sangue” per paura di tagliarsi.
Ma il 16 ottobre il ragazzino ebreo viene portato via dai tedeschi insieme ad oltre mille persone del Ghetto. Grazie al padre Federale di Italo, i tre amici credono di sapere dov’è e, per onorare il “patto di sputo”, decidono di partire in segreto per convincere i tedeschi a liberare il loro amico. L’ennesima missione fantasiosa entra nella realtà, i tre bambini viaggiano soli in un’Italia stremata dalla guerra, fra soldati allo sbando, disertori, truppe di tedeschi occupanti, popolazioni provate e affamate.
I tre bambini non sono del tutto soli, due adulti partono a cercarli per riportarli a casa: Agnese, suora dell’orfanotrofio in cui vive Vanda, e Vittorio, fratello di Italo. Lei cristianamente odia la violenza e lui è un eroe di guerra fascista: sono diversi e, al contrario dei bambini, lo sanno benissimo infatti litigano tutto il tempo.
Il doppio viaggio dei bambini e degli adulti nell’Italia lacerata dalla guerra sarà gioco e terrore, poesia fanciullesca e privazioni, scoperta della vita e rischi di morte: un’esperienza capace di imprimere il suo sigillo su tutti i personaggi coinvolti, cambiando la coscienza dei singoli e le loro relazioni. Fino al sorprendente ma in fondo purtroppo logico, finale.
Il film è l’esordio alla regia di Claudio Bisio ed è basato sull’omonimo romanzo di Fabio Bartolomei.
Per questo appuntamento le iscrizioni sono chiuse.
Mercoledì 24 gennaio | 11:00-12:30
Auditorium Centro Culturale Altinate San Gaetano
Il profilo della testimonianza diretta della Shoah dal punto di vista storico, linguistico e narratologico nell’opera di Primo Levi
a cura di Francesca Pangallo, Università Ca’ Foscari di Venezia
Primo Levi rappresenta oggi uno degli autori italiani più famosi, apprezzati e quindi tradotti all’estero, sebbene nel nostro Paese la sua produzione letteraria sia stata a lungo studiata soprattutto attraverso la lente del superstite e testimone della Shoah. Eppure, come dimostra la densa e variegata forma della sua opera, se da una parte l’attività di scrittura nasce in Levi certamente dall’urgenza della testimonianza, dall’altra si evolve rapidamente in una pratica di narrazione continuativa e qualitativamente superiore: già fra il primo libro testimoniale “Se questo è un uomo” (1947/1958) e il secondo, “La tregua” (1963), sussistono molteplici differenze a livello di composizione e di scelte stilistiche. Questa evoluzione è ancora più chiara se consideriamo la struttura e l’organizzazione del materiale memoriale nelle forme del racconto breve, da “Storie Naturali“(1966) a “Il sistema periodico“ (1975) (per citare due delle molte raccolte di racconti pubblicate dall’autore in cui compare anche il tema del Lager), fino ovviamente all’ultima e più lucida analisi contenuta nel saggio “I sommersi e salvati” (1986).
Attraverso un’analisi in chiave comparata di quelle opere in cui l’autore descrive e problematizza più a fondo il nucleo tematico della persecuzione e dello sterminio nazisti, si intuisce quanto la necessità di render memoria di Auschwitz sia sempre stata accompagnata da una domanda fondamentale, di natura etica e metodologica, nello scrittore torinese: quale è infatti il medium linguistico e narrativo più efficace per tramandare ai posteri gli orrori della realtà concentrazionaria, e quale forma della narrazione dunque – tenendo conto delle sue componenti strutturali quali ad esempio i ruoli dei personaggi e la struttura l’intreccio – può esser la più appropriata per ritrarre in maniera autentica l’evento spartiacque nella storia dell’Occidente contemporaneo? Il rischio di cadere in considerazioni parziali o banali, o di ripiegare su toni emozionali e accattivanti per lo scrittore che si misura con una materia così problematica, è infatti molto elevato. L’intervento illustra come la testimonianza letteraria di Primo Levi sfrutti alcuni meccanismi della narrazione ripudiandone altri, ovvero come il suo ritratto dell’universo concentrazionario non sia riducibile allo schema “buoni contro cattivi”, né assimilabile al mito dell’eroe che supera molte e oscure peripezie per tornare a casa. Partendo dai suoi libri testimoniali più famosi, si toccheranno considerazioni di natura linguistica e narratologica rispetto alla tematica del Lager nell’opera di Levi, prendendo in considerazione il contesto storico in cui egli scrive e l’evoluzione dei toni e delle rappresentazioni relative alla Shoah dagli anni ’60 in poi.
Francesca Pangallo (1989) vive a Venezia dove attualmente lavora come assegnista di ricerca in letterature comparate presso il dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Ca’ Foscari. Ha concluso il dottorato in Italianistica nel 2020 con una tesi dal titolo “Passaggi di Stato: traduzione e ricezione dell’opera di Primo Levi negli Stati Uniti“. Collabora come traduttrice ed editor per progetti ed iniziative fuori e dentro l’università.
Giovedì 25 gennaio | 11:00-12:30
Auditorium Centro Culturale Altinate San Gaetano
Riflessioni sulla letteratura della Shoah a partire da “Education européenne” di Romain Gary
a cura di Francesca Dainese, Università degli Studi di Padova
La distorsione caricaturale della memoria della Shoah, in occasione di recenti eventi di attualità, solleva nuovi interrogativi per la letteratura e le arti in generale. Messa alla prova della Storia, la cultura è ancora una volta chiamata a lottare contro gli eccessi della memoria e nuove forme di relativismo, banalizzazione e persino negazionismo, che si diffondono a macchia d’olio nelle situazioni di crisi.
“Come raccontare una storia che non può essere raccontata? Come tramandarla alle generazioni future, quando i testimoni diretti della catastrofe non ci saranno più?” – si chiedevano i sopravvissuti, come Primo Levi, all’uscita dai campi di concentramento, di fronte all’indicibile di Auschwitz. Romain Gary, scrittore di origini ebraico-lituane che ha partecipato alla resistenza, ha difeso per tutta la vita i valori della libertà e del rispetto della dignità umana. Il romanzo proposto, scritto durante il conflitto e edito all’indomani della guerra, è un’opera amara e piena di speranza allo stesso tempo. Gary denuncia, da un lato, la retorica di un’Europa stanca e depravata, che non è riuscita ad arginare la barbarie; dall’altro, ne esalta i valori fondativi. I diritti umani, come la giustizia, la libertà, la lotta contro la schiavitù e l’oppressione, non sono solo racconti di fiabe che tengono in vita i giovani protagonisti, ma un testimonio per le generazioni future, chiamate a ricostruire l’Europa che verrà.
La verità è che ci sono momenti nella storia, momenti come quello che stiamo vivendo, in cui tutto quello che impedisce all’uomo di abbandonarsi alla disperazione, tutto ciò che gli permette di avere una fede e continuare a vivere, ha bisogno di un nascondiglio, di un rifugio. Talvolta questo rifugio è solo una canzone, una poesia, una musica, un libro. Vorrei che il mio libro fosse uno di questi rifugi e che, aprendolo, alla fine della guerra, gli uomini ritrovassero intatti i loro valori e capissero che, se hanno potuto forzarci a vivere come bestie, non hanno potuto costringerci a disperare. Non esiste un’arte disperata: la disperazione è solo una mancanza di talento.
Romain GARY, Educazione europea, trad. it di M. Nardi, Neri Pozza Editore, Vicenza 2006.
Venerdì 26 gennaio | 11:00-13:00
Sala dei Giganti, Palazzo Liviano
Resistere allo sterminio. Gli ebrei in Italia durante l’occupazione fascista
a cura di Liliana Picciotto, storica della Shoah, Fondazione CDEC Milano
Appuntamento realizzato dal CASREC – Centro di Ateneo per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea dell’Università degli Studi di Padova
La Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea ha fatto conoscere il contributo degli ebrei d’Italia alla Resistenza (1943-1945) attraverso una ricerca pluriennale, condotta da Liliana Picciotto. Lo studio riprende uno dei primi temi di interesse della Fondazione CDEC che già dal 1955 si adoperò per raccogliere documenti e testimonianze sulla partecipazione ebraica alla Resistenza. Vicende per lo più sconosciute, ma indispensabili per ricostruire il ruolo degli ebrei durante la Seconda guerra mondiale, non solo vittime ma anche protagonisti della resistenza al nazismo e al fascismo.
Liliana Picciotto (Il Cairo, 1947), storica della Shoah, è l’autrice, fra le altre cose, de “Il Libro della Memoria”. Con Marcello Pezzetti ha realizzato il film “Memoria. I Sopravvissuti raccontano”, selezionato al Festival Internazionale del Cinema di Berlino del 1997. Responsabile delle ricerche storiche della Fondazione CDEC, è stata insignita dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella del titolo di Commendatore dell’Ordine della Repubblica e di quello di Cavaliere al Merito della Repubblica.
Per questo appuntamento le iscrizioni sono chiuse.
Per informazioni
Ufficio Progetto Giovani
via Altinate, 71 – 35121 Padova
Tel.: 049 8204746
E-mail: progettogiovani.scuola@comune.padova.it