Sofia Paggioro | Archivio GAI

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Le esperienze con Progetto Giovani degli artisti dell’Archivio di Padova – 2016.

Sofia Paggioro è nata a Padova nel 1992. Durante gli studi alla facoltà di Teatro e Arti Visive all’Università IUAV di Venezia trascorre un periodo presso la Bauhaus Universität di Weimar. Attualmente è iscritta al corso di laurea magistrale in Economia e Management delle Arti all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Nell’ultimo anno ha esposto alla 99ma Collettiva Giovani Artisti della Fondazione Bevilacqua la Masa a Venezia, con la performace Collective Blide Portraits e a Mediterranea 17 – Biennale Giovani Artisti, curata da Andrea Bruciati, presso la Fabbrica del Vapore a Milano. Le tecniche che predilige per la sua espressione artistica sono la fotografia analogica, il video, la grafica e l’acquerello.

Sofia descrive così il suo lavoro: “L’empatia è una parte molto importante della mia poetica e attualmente i miei lavori trovano nella performance il miglior mezzo espressivo. Cerco di instaurare un’interazione diretta e alla pari con la persona con cui mi trovo a interfacciarmi. Lo scambio è biunivoco e spesso il ruolo di artista e quello di spettatore si fondono.
I miei lavori tendono alla serialità, non sono mai compiuti, non è una serialità che ha uno scopo documentativo, ma sottolinea l’impossibilità di poter fermare un gesto, un attimo o è semplicemente un’accumulazione fine a se stessa.
La mia ricerca artistica attualmente s’interroga sulla logica che regola le relazioni umane, la memoria e il destino.”

Tramway Blind Portraits” è il lavoro che espone a Spazi d’Arte. Si compone di diciotto disegni, che documentano la performance avvenuta nel tram di Padova il 21.03.2015: sono i ritratti dei passeggeri che Sofia Paggioro ha voluto rappresentare alla ‘cieca’, ovvero lasciando scorrere liberamente la penna senza mai posare mai lo sguardo sul foglio, tentando di catturane, più che la fisionomia, l’essenza della loro prima impressione.
Ogni giorno si caratterizza per una moltitudine d’incontri che facciamo: nelle strade, nei negozi, nei mezzi di trasporto, ovunque, siamo sempre circondati da persone che conosciamo solo per pochi attimi e che altrettanto velocemente scordiamo; tentare di sottolineare l’impossibilità di archiviarne il ricordo è l’ambizioso progetto dell’artista.

Le altre esperienze con Progetto Giovani:

BJCEM - Mediterranea17

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16 Oranges Are Not Enough, 2014, video, 20’06”.

Sofia Paggioro è  stata selezionata tra gli artisti dell’archivio GAI (Giovani Artisti Italiani) di Padova per partecipare a Mediterranea 17 con il lavoro “16 Oranges Are Not Enough“, in cui ha ripreso 16 persone di sua conoscenza pelare e mangiare un’arancia. In questa video-performance, l’artista si è filmata imitando i diversi modi di mangiare un’arancia delle persone riprese. Il lavoro si concentra sui movimenti automatici di ogni individuo. Questi gesti inconsci riflettono l’individualità di una persona senza filtri.

Tutti i video scorrono contemporaneamente e per lo spettatore è possibile concentrarsi su solo un video alla volta. Mentre si sta vivendo la propria vita e si evolve, altri si stanno trasformando in modi peculiarmente differenti. Nel momento in cui ci si focalizza su il comportamento di una persona, si perde l’opportunità di dedicarsi a qualcun altro.

Nuovi Segnali

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Sofia Paggioro ha partecipato all’edizione 2015 di Nuovi Segnali, il ciclo di esposizioni collettive di arte contemporanea realizzato dall’Ufficio Progetto Giovani in collaborazione con il Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Padova. Le esposizioni sono state ospitate in due luoghi pubblici non convenzionalmente dedicati alle mostre d’arte, con 4 inaugurazioni suddivise tra l’atrio del Multisala MPX di via Bonporti e alcuni spazi comuni del Conservatorio statale di musica “G. Pollini” di via Eremitani. Ogni mostra è rimasta visibile per quindici giorni a partire dalla data dell’inaugurazione.

Tutto è in vibrazione” è stata esposta al Conservatorio Pollini, a cura di Sebastiano Galioto. L’opera consiste in un’installazione di tredici tubi di altezze scalari d’acciaio riflettente, all’interno del cortiletto laterale all’androne del conservatorio. La struttura richiama quella di un organo, presente anche sul logo del conservatorio Pollini. I tubi sono aperti da entrambi i lati e mettono idealmente in relazione il conservatorio con il mondo esterno e viceversa.

L’opera s’intitola “Tutto è in vibrazione”, perché il suono è vibrazione e “l’organo” emette le vibrazioni seppure impercettibili del suolo su cui è poggiato, restituendo una melodia silenziosa su cui avevano già indagato in passato gli artisti John Cage e Yves Klein, nelle loro opere 4’33’’ e Sinfonia 0. L’organo inoltre è lo strumento che maggiormente si lega al mondo della spiritualità e qui funge da collegamento tra armonie terrestri e celesti. Anche i numeri stessi degli oggetti presenti nell’opera sono simbolici e ricorrenti.

Per informazioni

Sofia Paggioro
Mail: s.paggioro@gmail.com